Allegri, cambia aria

Max si riscopre a rischio: l’atteggiamento della squadra e alcune valutazioni tattiche hanno riacceso dubbi e riflessioni
Allegri, cambia aria© Juventus FC via Getty Images

No, decisamente no. In società, ultimamente, non sono molto... Allegri. Già prima di Benfica-Juventus il vicepresidente Pavel Nedved (che pure ancora sperava nell’impresa) ridimensionava la portata delle recenti vittorie in campionato. «Le prestazioni che abbiamo fatto contro Torino ed Empoli non basterebbero: stasera dobbiamo fare molto meglio». Invece, altro che meglio... Figurarsi lo stato d’animo dopo la batosta rimediata a Lisbona. Con quell’approccio alla partita da pensionati, in Portogallo, più che da campioni che si giocavano l’ultima miserrima possibilità di restare in Champions. Più ancora che l’eliminazione in sé (la quale in realtà era ormai messa in conto e quasi metabolizzata) è stato il modo in cui essa è maturata, a lasciare di stucco. Giacché ha vanificato, di fatto, quanto di buono era stato costruito nelle ultime giornate di lavoro teso a compattare il gruppo e a ricostruire l’autostima. Al contrario, invece, in casa Juventus s’è tornati alle solite disamine trite e ritrite che danno l’idea d’un senso di impotenza di fondo e della necessità - per la “sopravvivenza” - di resettare tutto. insomma, s’è tornai alle solite frasi di Allegri da post sconfitta...

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Ipse dixit

Allegri dopo Psg-Juventus: «Dobbiamo capire che per fare risultato con queste squadre bisogna essere più attenti. Stiamo lavorando e miglioreremo: ho detto ai ragazzi che sono stati bravi, ma al tempo stesso dobbiamo essere arrabbiati per questo risultato». Allegri dopo Juventus-Benfica: «Ai ragazzi non ho da rimproverare assolutamente niente anche se tutti dobbiamo fare qualcosa in più. Non strafare ma fare». Landucci dopo Monza-Juventus (Allegri era squalificato): «C’è poco da parlare, c’è da fare. Non abbiamo fatto un gran primo tempo, poi l’espulsione ci ha condizionato». Allegri dopo Milan-Juventus: «Bisogna uscirne con le buone o con le cattive. I primi 25 minuti abbiamo fatto bene, poi non abbiamo più creato e abbiamo sbagliato misura dei passaggi e occasioni. E’ chiaro che alla fine le paghi. Dobbiamo migliorare, ma non è possibile sbagliare i passaggi». Allegri dopo Maccabi Haifa-Juventus 2-0: «Quando diventa più difficile, è ancora più bello. Qui non si parla di questioni tecniche o tattiche, è una questione di cuore e passione, in questo momento giochiamo tutti individualmente e questa cosa non mi piace». Allegri dopo Benfica-Juventus: «Un fallimento no. Nel calcio ci sono anche le sconfitte. Questa deve essere un’opportunità e ripartire quando torneremo [...] Dopo l’1-1 di Vlahovic non puoi provocare un rigore del genere».

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La costante

Insomma, dopo le sei sconfitte rimediate finora, il tecnico ha buttato lì qualche frase di incoraggiamento e di possibile svolta e ha proposto la disamina di errori individuali che più o meno si sono riproposti tali e quali. Ammissioni di colpa personali e soluzioni concrete? Poco e nulla. E purtroppo, insegna il saggio, se continui a fare le stesse cose, otterrai gli stessi risultati. Pessimi, in questo caso. Ciò che si poteva fare a latere, è stato fatto. Prima la società ha confermato urbi et orbi la fiducia nell’allenatore (un modo per conferirgli autorevolezza al cospetto della squadra), poi il presidente Andrea Agnelli si è esposto in prima persona strigliando la squadra anche pubblicamente («C’è da vergognarsi»), è seguito il ritiro di due giorni prima del derby. Pareva un momento della svolta, invece il crollo è stato repentino. A questo punto, le operazioni ancora da compiere per cercare di salvare il salvabile sono pochine. La società era ferma nei buoni propositi di portare la stagione a compimento con Allegri e sia il presidente Agnelli, sia l’ad Maurizio Arrivabene si sono esposti in questo senso anche pubblicamente. Ma, avanti così, si rischia di compromettere irrimediabilmente la stagione nel giro di pochissimo tempo. Le prossime 5 partite (Lecce, Psg, Inter, Verona, Lazio) risulteranno decisive. Inversione di rotta netta, oppure occhio ad eventuali sorprese durante la sosta.

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No, decisamente no. In società, ultimamente, non sono molto... Allegri. Già prima di Benfica-Juventus il vicepresidente Pavel Nedved (che pure ancora sperava nell’impresa) ridimensionava la portata delle recenti vittorie in campionato. «Le prestazioni che abbiamo fatto contro Torino ed Empoli non basterebbero: stasera dobbiamo fare molto meglio». Invece, altro che meglio... Figurarsi lo stato d’animo dopo la batosta rimediata a Lisbona. Con quell’approccio alla partita da pensionati, in Portogallo, più che da campioni che si giocavano l’ultima miserrima possibilità di restare in Champions. Più ancora che l’eliminazione in sé (la quale in realtà era ormai messa in conto e quasi metabolizzata) è stato il modo in cui essa è maturata, a lasciare di stucco. Giacché ha vanificato, di fatto, quanto di buono era stato costruito nelle ultime giornate di lavoro teso a compattare il gruppo e a ricostruire l’autostima. Al contrario, invece, in casa Juventus s’è tornati alle solite disamine trite e ritrite che danno l’idea d’un senso di impotenza di fondo e della necessità - per la “sopravvivenza” - di resettare tutto. insomma, s’è tornai alle solite frasi di Allegri da post sconfitta...

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