Un uomo chiamato assist infatti ormai anche i compagni gli hanno trovato qualche soprannome adeguato: Crosstic oppure Krossic e anche i tifosi cominciano ad apprezzarne le doti. Gli stessi, in certi casi, che storcevano il naso di fronte a un’operazione da 15 milioni complessivi per un giocatore nel pieno della maturità, ma certo non di prospettiva; gli stessi, in taluni casi, che di fronte a qualche prestazione non del tutto convincente erano perplessi riguardo il reale impatto che avrebbe potuto avere il serbo sul campionato italiano. Il tempo, come spesso succede, è servito a dare la giusta dimensione alle cose: il palcoscenico del derby d’Italia, vinto con l’Inter, ha consegnato agli juventini la miglior versione di Kostic, in una sorta di consacrazione definitiva da macchina da assist. Già, macchina, the machine, come lo chiamavano in Germania: un Robocop prestato al calcio, infaticabile e indistruttibile, capace di arare la fascia e di piazzare la palla al posto giusto, al momento altrettanto giusto. «Sapevamo di prendere un giocatore solido - il commento di Pavel Nedved su Kostic da Nyon - con l’età giusta. Ha trovato qualche difficoltà all’inizio, non solo con il sistema di gioco, ma anche per il diverso tipo di calcio. Adesso sta dimostrando quanto vale in un ruolo ideale per lui».
E i risultati si vedono: sui 20 gol realizzati in campionato dalla Juventus 5 arrivano da suoi passaggi decisivi, in movimento o da corner, altra specialità in cui sa essere chirurgico e spietato. Dunque un quarto delle reti bianconere in Serie A portano la firma dell’esterno serbo, uno degli acquisti più efficienti del mercato estivo juventino: questo è ciò che dimostra finora il campo. Anzi, la fascia sinistra: il territorio in cui Kostic sa muoversi meglio, senza troppe chiacchiere.