Kostic, dalle critiche a idolo Juventus! E ora chiamatelo Krossic!

La scalata del serbo: il soprannome dei compagni e la consacrazione con l’Inter

TORINO - Serve tempo per prendere le misure a un nuovo ambiente, a un altro tipo di calcio, a una realtà completamente diversa, dopo che per anni il percorso intrapreso andava sempre e solo una direzione. Ma alla Juventus, come in tutti i top club, tempo non ce n’è: tutto e subito, altrimenti arrivano i primi giudizi a imprimere un’etichetta dalla quale poi diventa difficile smarcarsi. Che Filip Kostic non fosse un “pacco” in realtà si era capito da subito, nonostante, appunto, avesse bisogno di tempo per calarsi in un universo differente: la Bundesliga, tra alti e bassi, l’ha affrontata per otto anni, riuscendo pure a sollevare con la maglia dell’Eintracht Francoforte quella Europa League che ora affronterà con la Juventus per cercare di regalarsi una doppietta che avrebbe dello storico. Ma prima di volare in là nel tempo, al prossimo anno, Kostic guarda al presente: il Mondiale con la Serbia, certo, ma lui non ha mai tirato indietro la gamba ed è sempre rimasto focalizzato sul bianconero.

Verona e Lazio, unici due obiettivi al momento, per continuare a fare ciò che in assoluto gli riesce meglio: andare in fondo, come un treno fino al capolinea, e poi crossare con il suo sinistro chirurgico: una, due, dieci, anche venti volte in una partita. Spesso gli avversari lo intercettano, riescono a murarlo, però sul grande numero qualche pallone passa: e quando passa non c’è storia, il più delle volte arriva a destinazione e si trasforma in una occasione da rete.

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Un uomo chiamato assist infatti ormai anche i compagni gli hanno trovato qualche soprannome adeguato: Crosstic oppure Krossic e anche i tifosi cominciano ad apprezzarne le doti. Gli stessi, in certi casi, che storcevano il naso di fronte a un’operazione da 15 milioni complessivi per un giocatore nel pieno della maturità, ma certo non di prospettiva; gli stessi, in taluni casi, che di fronte a qualche prestazione non del tutto convincente erano perplessi riguardo il reale impatto che avrebbe potuto avere il serbo sul campionato italiano. Il tempo, come spesso succede, è servito a dare la giusta dimensione alle cose: il palcoscenico del derby d’Italia, vinto con l’Inter, ha consegnato agli juventini la miglior versione di Kostic, in una sorta di consacrazione definitiva da macchina da assist. Già, macchina, the machine, come lo chiamavano in Germania: un Robocop prestato al calcio, infaticabile e indistruttibile, capace di arare la fascia e di piazzare la palla al posto giusto, al momento altrettanto giusto. «Sapevamo di prendere un giocatore solido - il commento di Pavel Nedved su Kostic da Nyon - con l’età giusta. Ha trovato qualche difficoltà all’inizio, non solo con il sistema di gioco, ma anche per il diverso tipo di calcio. Adesso sta dimostrando quanto vale in un ruolo ideale per lui».

E i risultati si vedono: sui 20 gol realizzati in campionato dalla Juventus 5 arrivano da suoi passaggi decisivi, in movimento o da corner, altra specialità in cui sa essere chirurgico e spietato. Dunque un quarto delle reti bianconere in Serie A portano la firma dell’esterno serbo, uno degli acquisti più efficienti del mercato estivo juventino: questo è ciò che dimostra finora il campo. Anzi, la fascia sinistra: il territorio in cui Kostic sa muoversi meglio, senza troppe chiacchiere.

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TORINO - Serve tempo per prendere le misure a un nuovo ambiente, a un altro tipo di calcio, a una realtà completamente diversa, dopo che per anni il percorso intrapreso andava sempre e solo una direzione. Ma alla Juventus, come in tutti i top club, tempo non ce n’è: tutto e subito, altrimenti arrivano i primi giudizi a imprimere un’etichetta dalla quale poi diventa difficile smarcarsi. Che Filip Kostic non fosse un “pacco” in realtà si era capito da subito, nonostante, appunto, avesse bisogno di tempo per calarsi in un universo differente: la Bundesliga, tra alti e bassi, l’ha affrontata per otto anni, riuscendo pure a sollevare con la maglia dell’Eintracht Francoforte quella Europa League che ora affronterà con la Juventus per cercare di regalarsi una doppietta che avrebbe dello storico. Ma prima di volare in là nel tempo, al prossimo anno, Kostic guarda al presente: il Mondiale con la Serbia, certo, ma lui non ha mai tirato indietro la gamba ed è sempre rimasto focalizzato sul bianconero.

Verona e Lazio, unici due obiettivi al momento, per continuare a fare ciò che in assoluto gli riesce meglio: andare in fondo, come un treno fino al capolinea, e poi crossare con il suo sinistro chirurgico: una, due, dieci, anche venti volte in una partita. Spesso gli avversari lo intercettano, riescono a murarlo, però sul grande numero qualche pallone passa: e quando passa non c’è storia, il più delle volte arriva a destinazione e si trasforma in una occasione da rete.

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