TORINO - Classifica alla mano, con la Lazio lassù in alto - seconda - conquistatrice di punti e dispensatrice di buon gioco, la domanda torna a sorgere spontanea: ma perché alla Juventus la scintilla con Maurizio Sarri non era scoccata? Perché dopo un anno il tecnico toscano e il suo Sarriball sono stati scortati alla porta, sia pure con uno Scudetto appena vinto? Eppure con i biancocelesti, che sono gruppo assai meno costoso ed in teoria meno “forte”, i risultati sono ottimi... Ecco, il punto in realtà è che la scintilla tra Sarri e la Juventus è scoccata eccome. Ma ha fatto deflagrare un bel po’ di equilibri portando, di conseguenza, a tutta una serie di problemi e difficoltà e mal sopportazioni reciproche che soltanto per un soffio non han fatto saltare il banco già a stagione in corso e che poi, a fine annata, hanno reso inevitabile la strada dell’addio. Pronti via, le difficoltà non sono mancate. Anche di forza maggiore, come ad esempio la polmonite che colpì Sarri subito dopo il ritorno dalla tournée in Cina e lo costrinse a stare un po’ fermo e poi a dirigere gli allenamenti “da remoto”. A quei tempi, però, i primi segnali iniziavano a manifestarsi in ambito comunicazione e immagine: ad esempio a Singapore, dopo la classica domanda sulla bellezza dei luoghi fatta dagli organizzatori, il tecnico spiegò abbastanza seccamente che lui non lo sapeva mica come fosse la città, visto che sarebbe stato in albergo tutto il tempo... E di lì a poche settimane, sempre per la gioia del marketing bianconero, ebbe a che ridire sulle seconde maglie colorate: «Per me il rispetto della tradizione è sacro». Eppoi le lamentele per il calendario, le polemiche continue in conferenza stampa. Insomma: non esattamente roba da stile Juve.