Brasile, Tite a casa Juve: “Ecco perché avevo sottovaluto Bremer”

A tu per tu con il commissario tecnico del Brasile, da ieri in ritiro alla Continassa in vista del Mondiale al via domenica
Brasile, Tite a casa Juve: “Ecco perché avevo sottovaluto Bremer”

Adenor Leonardo Bacchi, che tutti conoscono come Tite, il ct del Brasile, ha portato un po’ di Mondiale a Torino. Suona beffardo, per certi versi, ma anche motivo di orgoglio perché ha scelto una delle strutture migliori del nostro calcio, il centro sportivo juventino della Continassa, per l’ultima settimana di preparazione prima del Qatar.
 
Buongiorno ct, come mai ha scelto di preparare il Mondiale proprio a Torino?
 
«Abbiamo una linea guida nella preparazione della squadra brasiliana: cerchiamo sempre l’eccellenza. E qui si tratta di preparare un Mondiale in un posto di alto livello. Il centro di allenamento della Juventus offre questo, oltre alle strutture logistiche».
 
Danilo le ha parlato del centro sportivo della Juventus?

 
«Ho avuto l’opportunità di visitare il centro sportivo all’inizio del mese quando ero a Torino per assistere alla partita tra Juventus e Psg. Danilo e Bremer mi hanno persino accompagnato in questa visita».

 
A Torino abbiamo scoperto la grande leadership di Danilo: è orgoglioso che sia il leader di un grande club come la Juventus?
 
«Sono orgoglioso dei miei atleti, innanzitutto per il loro carattere. Conosco il rispetto che Danilo ha acquisito nella sua carriera, sia nei club in cui ha giocato che in nazionale. Tutto ciò è dovuto alla sua concentrazione, alla sua professionalità».
 
Ci racconta un segreto di Danilo?

 
«Se ho dei segreti con i miei calciatori, li tengo per rispetto del rapporto tra allenatore e atleta. Quello che posso dire di Danilo è che è un ottimo professionista con un livello di preparazione e concentrazione molto alto, oltre alle sue qualità in campo che sono evidenti a tutti».
 
Alex Sandro soffre un po’ da un paio di stagioni: qual è secondo lei il suo problema?
 
«Alex Sandro è un giocatore che ha bisogno di essere fisicamente in forma per esibirsi bene a livello tecnico. Nelle ultime partite, ad esempio quando è stato schierato sulla stessa linea di Danilo e Bremer, ha giocato bene».
 
Ha detto di aver sottovalutato Bremer: cosa l’ha colpita in questa stagione?
 
«Forse a causa del sistema, perché gioca molto in una linea a tre, è stato difficile avere una valutazione completa di lui. Venendo alla Juventus e cambiando posizione in campo, giocando in una difesa a 4 o a 5, abbiamo potuto avere una valutazione migliore. Dopo le partite di settembre e dopo averlo seguito in allenamento e pure nella partita contro il Ghana, ha detto in conferenza stampa di non essere per nulla nervoso. Inoltre è assai maturo per la sua età».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Chi sarà la sorpresa della Seleção in questo Mondiale?
 
«Non so se posso parlare di sorpresa perché abbiamo un modo di giocare molto chiaro. Equilibrio, costanza e creatività difensiva, libertà nell’ultimo terzo del campo affinché sia libero di sbocciare il talento del Brasile».
 
Il Brasile è sempre fra i favoriti del Mondiale: è un peso o vi carica?
 
«Forse per la storia vittoriosa che porta negli anni, la Seleção arriva sempre ai Mondiali da favorita. Naturale, ovvio e quindi dobbiamo capire le aspettative di tifosi e media, ma con tranquillità dovremo essere abili a sfruttare le nostre qualità applicando i concetti in cui crediamo».
 
Qual è l’avversario più pericoloso per il Brasile?
 
«Credo che tra le favorite per la Coppa ci siano anche squadre come Francia, Argentina, Inghilterra, Belgio, Germania, Portogallo e Spagna con una nuova generazione di talenti. E poi occhio a Olanda, Danimarca e Senegal».
 
Com’è un Mondiale senza Italia?
 
«L’Italia, così come il Brasile, ha una storia vittoriosa, per questo l’assenza degli azzurri si sente e molto. Se nel 2021 ti avessi detto che l’Italia sarebbe stata fuori dai Mondiali non ci avresti creduto, in fondo l’Italia aveva appena vinto l’Europeo. Guarda com’è misterioso il calcio!».
 
Che consiglio dà all’Italia per ritornare in alto?

 
«Eticamente non mi permetto di dare consigli del genere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Che allenatori europei osserva con più curiosità?
 
«Ho grande ammirazione per Ancelotti. È il profilo di un tecnico che mi piace e in cui mi identifico molto».
 
Preferisce essere chiamato Ade, come l’avevano ribattezzata da bambino, o Tite?
 
«Oggi la mia famiglia mi chiama Ade. È difficile scegliere perché ho un’identificazione con il soprannome Tite che porto fin dai tempi in cui ero giocatore».
 
Ha allenato 14 squadre di club, 12 in Brasile e 2 in Medio Oriente. Dopo il Mondiale lascierà la VerdeAmarela. Sta facendo un pensierino per andare alla conquista di un altro continente e sbarcare nel calcio europeo? Quale club del Vecchio Continente le piacerebbe guidare?
 
«Primo, dopo i Mondiali ho bisogno di riposarmi. Sono stati sei anni di duro lavoro alla Seleção e voglio dedicare questo tempo alla mia famiglia. Dare per scontato che il mio ciclo in Nazionale sia terminato è segno di maturità. Ma oggi il mio focus è tutto sulla VerdeAmarela, in futuro sarò aperto alle offerte, ma ripeto, dopo un bel periodo di riposo».
 
Cosa è mancato al Brasile nella Coppa del mondo di 4 anni fa in Russia? Quali sono gli errori da non ripetere?
 
«Oggi è un po’ ingiusto segnalare errori di qualsiasi natura nel processo di 4 anni fa. Ho assunto la Seleção nel 2016 con l’obiettivo di qualificarla ai Mondiali in 2 anni. Dopo la Coppa ho avuto modo di lavorare per un intero ciclo, abbiamo convocato 84 giocatori, abbiamo variato le formazioni, insomma ci sono momenti diversi che separano le due Coppe».
 
Ha mai ripetuto la tattica usata con l’Internacional in Copa Sudamericana 2008, quando fece allenare per una settimana tutta la squadra a giocare in 10, prevedendo il rischio di finire con un uomo in meno (cosa poi puntualmente accaduta)? Per la cronaca, grazie al suo colpo di genio avete portato a casa il trofeo nonostante il rosso a Guiñazú e l’inferiorità numerica.
 
«A volte in Nazionale non hai tempo per allenamenti specifici come questo. Cosa facciamo? Pianificare gli scenari con lo staff tecnico e valutare le variabili che possono verificarsi all’interno della gara, esponendo sempre questa pianificazione ai calciatori. Abbiamo 26 giocatori convocati e 5 possibili sostituzioni. Per questo dico loro che tutti dovrebbero essere ben preparati e attenti al gioco perché non sappiamo cosa potrebbe succedere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lei sa benissimo come si battono gli squadroni europei: alla guida del Corinthians avete piegato il Chelsea nel 2012 in finale del Mondiale per club. È più semplice battere un’europea guidando un club o una Nazionale?
 
«Sono due tipi di processi diversi e dobbiamo stare molto attenti ai confronti. La vita quotidiana del club ti offre un contatto giornaliero con il giocatore, più tempo di allenamento e più partite. In Nazionale abbiamo i giocatori per 10 giorni per giocare 2 partite e con l’attenzione di recuperarli dopo le partite giocate con i club e il viaggio e poi allenarli e andare alla partita. Sono realtà molto diverse».
 
Gli affari di casa Bacchi sono sempre nelle mani di Rosmari, la sua signora? Continuate a riunirvi una volta al mese per analizzare gli investimenti della famiglia?
 

«Chi si occupa di tutte le faccende domestiche è mia moglie. Sono totalmente concentrato sul calcio. Preferisco dire che mia moglie, mia figlia, mio figlio e i miei nipoti sono il mio porto sicuro, il luogo dove mi sento bene, mi sento felice e mi ricarico quando sono nervoso o ansioso».
 
Una delle sue conquiste più grandi è stato dare al Brasile una forza incredibile anche in difesa: far gol alla VerdeAmarela è difficilissimo. Maggior solidità difensiva a scapito magari di una superiore potenza in attacco. In Brasile l’avevano soprannominata, ironizzando, “O rei do 1-0”. Le ha mai pesato questo soprannome?
 
«Preferisco attenermi al campo e alle idee calcistiche delle mie squadre. Come dicevo prima, oggi si cerca l’equilibrio con coerenza difensiva, ma sfruttando tutta la potenza offensiva di una generazione di giovani emersa dopo la Copa América. Questi giovani hanno le loro responsabilità in campo, ma in attacco voglio che si divertano, creino, palleggino e vadano in gol».
 
Dopo aver vinto il Brasilerao 2015 con il Corinthians chiese “il bicchiere più grande a disposizione. E pieno di caipirinha”. In caso di vittoria Mundial è pronto a scolarsene una caraffa?
 
(Ride di gusto, prima di rispondere) «In caso di vittoria, puoi chiedermi quello che vuoi!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Adenor Leonardo Bacchi, che tutti conoscono come Tite, il ct del Brasile, ha portato un po’ di Mondiale a Torino. Suona beffardo, per certi versi, ma anche motivo di orgoglio perché ha scelto una delle strutture migliori del nostro calcio, il centro sportivo juventino della Continassa, per l’ultima settimana di preparazione prima del Qatar.
 
Buongiorno ct, come mai ha scelto di preparare il Mondiale proprio a Torino?
 
«Abbiamo una linea guida nella preparazione della squadra brasiliana: cerchiamo sempre l’eccellenza. E qui si tratta di preparare un Mondiale in un posto di alto livello. Il centro di allenamento della Juventus offre questo, oltre alle strutture logistiche».
 
Danilo le ha parlato del centro sportivo della Juventus?

 
«Ho avuto l’opportunità di visitare il centro sportivo all’inizio del mese quando ero a Torino per assistere alla partita tra Juventus e Psg. Danilo e Bremer mi hanno persino accompagnato in questa visita».

 
A Torino abbiamo scoperto la grande leadership di Danilo: è orgoglioso che sia il leader di un grande club come la Juventus?
 
«Sono orgoglioso dei miei atleti, innanzitutto per il loro carattere. Conosco il rispetto che Danilo ha acquisito nella sua carriera, sia nei club in cui ha giocato che in nazionale. Tutto ciò è dovuto alla sua concentrazione, alla sua professionalità».
 
Ci racconta un segreto di Danilo?

 
«Se ho dei segreti con i miei calciatori, li tengo per rispetto del rapporto tra allenatore e atleta. Quello che posso dire di Danilo è che è un ottimo professionista con un livello di preparazione e concentrazione molto alto, oltre alle sue qualità in campo che sono evidenti a tutti».
 
Alex Sandro soffre un po’ da un paio di stagioni: qual è secondo lei il suo problema?
 
«Alex Sandro è un giocatore che ha bisogno di essere fisicamente in forma per esibirsi bene a livello tecnico. Nelle ultime partite, ad esempio quando è stato schierato sulla stessa linea di Danilo e Bremer, ha giocato bene».
 
Ha detto di aver sottovalutato Bremer: cosa l’ha colpita in questa stagione?
 
«Forse a causa del sistema, perché gioca molto in una linea a tre, è stato difficile avere una valutazione completa di lui. Venendo alla Juventus e cambiando posizione in campo, giocando in una difesa a 4 o a 5, abbiamo potuto avere una valutazione migliore. Dopo le partite di settembre e dopo averlo seguito in allenamento e pure nella partita contro il Ghana, ha detto in conferenza stampa di non essere per nulla nervoso. Inoltre è assai maturo per la sua età».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Brasile, Tite a casa Juve: “Ecco perché avevo sottovaluto Bremer”
2
Pagina 2
3
Pagina 3
4
Pagina 4

Juve, i migliori video