Pagina 3 | Juve, tra attacchi e ipocrisie: i rapporti tra club funzionano così

Quando ci si occupa di calciomercato, a maggior ragione se lo si fa da trent’anni dopo aver frequentato tutti i livelli di quell’ambiente, una delle prime chiavi di lettura da utilizzare (una volta si chiamavano “trucchi del mestiere” ma è meglio non utilizzare termini estrapolabili da mettere in cattiva luce) è quella che permette di ricostruire le relazioni: chi sta con chi, chi è contro chi, quali squadre sono amiche con quel ds, quali procuratori lavorano preferibilmente con loro, quali squadre sono alleate e quali un po meno. Senza la conoscenza di questa rete di relazioni (fitta e ovviamente mutabile) meglio fare un altro mestiere, soprattutto se non disponi dello strumento delle intercettazioni. E così, onestamente, fa sorridere leggere che la Juventus controlla “una galassia di club” con cui fa affari. A parte che da quelle carte ne sono esclusi (buon per loro a livello mediatico) molti altri: dal Monza all’Empoli, dal Bologna al Frosinone con cui ci sono interessanti prestiti, i rapporti privilegiati e le “galassie” sono la storia del nostro calcio.

Doppio azzurro tra Empoli e Napoli

Prendete, per esempio, gli incroci privilegiati che da anni sono una costante tra Napoli ed Empoli. Nel 2015 con il tecnico Maurizio Sarri arrivarono a Napoli Hysaj e Valdifiori. L’anno dopo fu il turno di Zielinski, formalmente acquistato dall’Udinese ma che si era messo in evidenza ad Empoli dov’era in prestito, e Tonelli. Mario Rui, lanciato in Serie A dai toscani arrivò dopo un passaggio alla Roma. Molti anche i calciatori che hanno fatto il percorso inverso: Luigi Sepe in porta, Luperto, El Kaddouri, Ciciretti, Tutino, Maiello, Dumitru. Nell’aprile del 2019 il Napoli di Ancelotti perse a Empoli 2-1 e il gol della vittoria lo segnò quel Di Lorenzo che sarebbe passato al Napoli per 9 milioni: tanti, pochi, un prezzo di favore? Allora probabilmente no, ma di certo oggi (quando è capitano del Napoli e titolare fisso in Nazionale) vale molto di più a conferma di quanto possano essere aleatorie le valutazioni del mercato. Ma ovviamente non è l’unico club cn cui l’ottimo ds Giuntoli ha rapporti privilegiati, dalla Serie A fino al Cosenza.

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Galassia o multiproprietà

Il Napoli, poi, in tema di rapporti privilegiati, è uno dei club la cui dirigenza porta avanti il progetto della “multiproprietà” con il controllo del Bari. Un argomento spinossisimo che ha monopolizzato una parte importante dell’attenzione federale fino al gennaio scorso quando è stata definita la cessione della Salernitana di Lotito che, per i pochi che non lo sanno, era contemporaneamente anche proprietario della Lazio: definirlo un rapporto di mercato privilegiato, quello ta i due club, è onestamente un eufemismo.

Il caso Genoa

Tra le squadre citate nella “galassia” condizionata dalla Juventus ci sono, secondo i pm torinesi, anche il Genoa e l’Atalanta. Vediamo. Quella tra Massimo Moratti ed Enrico Preziosi era, per esempio, un’alleanza solidissima: Bonucci, Destro, Acquafresca, Ranocchia, Natalino e Bolzoni, oltre a Milito e Thiago Motta, una cessione, la loro, che provocò qualche imbarazzo perché i due presidenti si sono incontrati quando Preziosi, inibito per 5 anni, era impossibilitato a portare avanti trattative. Solo che allora non ci furono soverchi scandali e se la cavarono con multe e senza squalifiche. Negli ultimi anni la frequentazione non è certo diminuita, tanto che nell’ultimaindagine sulle plusvalenze sono finiti i passaggi in rossoblù di Ionut Radu, Andrea Pinamonti e Zinho Vanheudsen. Borderline i casi relativi ai giovani Valietti, Serpe e Salcedo.

Atalanta vivaio d'Europa

Fa sorridere, un po’ amaramente, che si citi il rapporto con l’Atalanta (tra l’altro storico per la Juventus, un nome su tutti: Scirea, ma poi Cabrini, Prandelli, Pippo Inzaghi, Vieri, Tacchinardi, Montero) che è uno dei club famosi - e portati a esempio - per la sua storia di valorizzare i giovani anche in funzione di player trading. E di sicuro non si limita a trattare con un solo club, nemmeno solo nel calcio. Per dire: i Percassi, allora maggiori azionisti del club bergamasco, sono stati il primo contatto in Italia per gli Zhang. Steven e Luca hanno stretto amicizia e intrecci commerciali per la realizzazione di strutture ed impianti che vanno dai centri commerciali fino ai progetti del nuovo stadio atalantino. Dagli affari al calcio è un attimo: entrambe le società hanno beneficiato anche in termini di bilanci della fitta rete di compravendita avvenuta lungo l’asse Milano-Bergamo, da Gagliardini a Bastoni, Bettella, Carraro ed Eguelfi.

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Locatelli, che novità!

Tralasciando lo scandalo che pare aver suscitato nelle anime belle il fatto che il ds Cherubini facesse pressioni sul collega Carnevali per ottenere condizioni di favore (le chiamano apposta trattative...) non è vero sostenere che la formula di acquisto spuntata per Locatelli (prestito biennale) sia una novità. I prestiti biennali sono ormai comuni da diversi anni nel calcio europeo e in particolar modo in quello italiano. Alcuni esempi: Stefan Jovetic, prelevato dall’Inter nel 2015 con questa formula, prestito biennale dal Manchester City con obbligo di riscatto, un’operazione totale da 20 milioni di euro (3 per il prestito, 15 per il riscatto più 2 di bonus). Duvan Zapata nel 2018 dalla Samp all’Atalanta: prestito biennale molto oneroso a 14 milioni di euro, con opzione di riscatto per altri 12 (per un totale di 26). Brahim Diaz: il Milan, dopo averlo avuto in prestito lo scorso anno, ha ottenuto un nuovo prestito biennale oneroso (3 milioni di euro, 1.5 a stagione) con diritto di riscatto fissato a 22 milioni di euro e contro riscatto a favore del Real Madrid già stabilito alla cifra di 27 milioni di euro. La differenza con Locatelli è che non ci sono state le piccole cifre a garanzia dell’operazione. Però la differenza la fa “l’obbligo” che negli altri affari spesso non c’è e che scatterà al primo punto conquistato dalla Juventus nel 22/23: un obbligo facile e quindi con il Sassuolo già sicuro di incassare i suoi 40 milioni. Senza dimenticare che, altra dinamica di mercato basilare, la volontà del giocatore è stata dirimente nei confronti delle altre pretendenti. Insomma, chi conosce il mercato non si può certamente stupire nè scandalizzare per queste dinamiche e le intercettazioni a corredo non fanno altro che confermarlo. Se, invece, l’indagine confermerà irregolarità (false fatturazioni, uso del “nero” o artifici del genere) allora su quelle si dovrà agire, ma sul resto non facciamo inutile caciara: basta e avanza quella che già c’è.

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Locatelli, che novità!

Tralasciando lo scandalo che pare aver suscitato nelle anime belle il fatto che il ds Cherubini facesse pressioni sul collega Carnevali per ottenere condizioni di favore (le chiamano apposta trattative...) non è vero sostenere che la formula di acquisto spuntata per Locatelli (prestito biennale) sia una novità. I prestiti biennali sono ormai comuni da diversi anni nel calcio europeo e in particolar modo in quello italiano. Alcuni esempi: Stefan Jovetic, prelevato dall’Inter nel 2015 con questa formula, prestito biennale dal Manchester City con obbligo di riscatto, un’operazione totale da 20 milioni di euro (3 per il prestito, 15 per il riscatto più 2 di bonus). Duvan Zapata nel 2018 dalla Samp all’Atalanta: prestito biennale molto oneroso a 14 milioni di euro, con opzione di riscatto per altri 12 (per un totale di 26). Brahim Diaz: il Milan, dopo averlo avuto in prestito lo scorso anno, ha ottenuto un nuovo prestito biennale oneroso (3 milioni di euro, 1.5 a stagione) con diritto di riscatto fissato a 22 milioni di euro e contro riscatto a favore del Real Madrid già stabilito alla cifra di 27 milioni di euro. La differenza con Locatelli è che non ci sono state le piccole cifre a garanzia dell’operazione. Però la differenza la fa “l’obbligo” che negli altri affari spesso non c’è e che scatterà al primo punto conquistato dalla Juventus nel 22/23: un obbligo facile e quindi con il Sassuolo già sicuro di incassare i suoi 40 milioni. Senza dimenticare che, altra dinamica di mercato basilare, la volontà del giocatore è stata dirimente nei confronti delle altre pretendenti. Insomma, chi conosce il mercato non si può certamente stupire nè scandalizzare per queste dinamiche e le intercettazioni a corredo non fanno altro che confermarlo. Se, invece, l’indagine confermerà irregolarità (false fatturazioni, uso del “nero” o artifici del genere) allora su quelle si dovrà agire, ma sul resto non facciamo inutile caciara: basta e avanza quella che già c’è.

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