Locatelli, che novità!
Tralasciando lo scandalo che pare aver suscitato nelle anime belle il fatto che il ds Cherubini facesse pressioni sul collega Carnevali per ottenere condizioni di favore (le chiamano apposta trattative...) non è vero sostenere che la formula di acquisto spuntata per Locatelli (prestito biennale) sia una novità. I prestiti biennali sono ormai comuni da diversi anni nel calcio europeo e in particolar modo in quello italiano. Alcuni esempi: Stefan Jovetic, prelevato dall’Inter nel 2015 con questa formula, prestito biennale dal Manchester City con obbligo di riscatto, un’operazione totale da 20 milioni di euro (3 per il prestito, 15 per il riscatto più 2 di bonus). Duvan Zapata nel 2018 dalla Samp all’Atalanta: prestito biennale molto oneroso a 14 milioni di euro, con opzione di riscatto per altri 12 (per un totale di 26). Brahim Diaz: il Milan, dopo averlo avuto in prestito lo scorso anno, ha ottenuto un nuovo prestito biennale oneroso (3 milioni di euro, 1.5 a stagione) con diritto di riscatto fissato a 22 milioni di euro e contro riscatto a favore del Real Madrid già stabilito alla cifra di 27 milioni di euro. La differenza con Locatelli è che non ci sono state le piccole cifre a garanzia dell’operazione. Però la differenza la fa “l’obbligo” che negli altri affari spesso non c’è e che scatterà al primo punto conquistato dalla Juventus nel 22/23: un obbligo facile e quindi con il Sassuolo già sicuro di incassare i suoi 40 milioni. Senza dimenticare che, altra dinamica di mercato basilare, la volontà del giocatore è stata dirimente nei confronti delle altre pretendenti. Insomma, chi conosce il mercato non si può certamente stupire nè scandalizzare per queste dinamiche e le intercettazioni a corredo non fanno altro che confermarlo. Se, invece, l’indagine confermerà irregolarità (false fatturazioni, uso del “nero” o artifici del genere) allora su quelle si dovrà agire, ma sul resto non facciamo inutile caciara: basta e avanza quella che già c’è.