Posto giusto, momento sbagliato
Poi, a dispetto della ristrutturazione in corso in questi giorni, il panorama dovrebbe mutare radicalmente. Questione di trovarsi probabilmente anche al posto giusto, appunto, ma di certo nel momento sbagliato. In un simile contesto, infatti, è semplice ritrovarsi a pagare colpe non proprie, in nome di un netto e definitivo taglio con il passato. Un colpo di forbici che la Juventus ha tutta l’intenzione di dare per voltare pagina e iniziare a scrivere un nuovo capitolo, senza per questo riconoscere colpe contabili che il club – nelle proprie relazioni – continua a ritenere di non avere. Ma il sentiero è imboccato e, lungo la strada, si consumerà con ogni probabilità anche l’addio a Cherubini, che da poco ha celebrato il proprio decennale all’interno del club. Gli annunci, come da prassi, saranno storia di fine stagione, quando tutte le componenti avranno portato a termine il proprio lavoro. Ma, al fine di attrezzarsi per tempo sul sostituto, la società dovrà muoversi ben prima.
Il casting per il successore
Ecco perché, fin da gennaio, i vertici bianconeri inizieranno un vero e proprio casting alla ricerca di un direttore sportivo da cui ripartire. Una figura da annunciare all’alba della prossima stagione, anche in questo caso, ma che abbia la possibilità di iniziare a muoversi e intessere relazioni prima del via ufficiale alla sessione estiva di mercato. L’identikit, in linea con la strategia politica che caratterizzerà il nuovo corso, rimanda al profilo di un valorizzatore. Un dirigente che sappia scovare, e non strapagare, talenti destinati a sbocciare una volta a Torino. Una figura come quella di Cristiano Giuntoli, che l’estate scorsa ha firmato il suo capolavoro definitivo al Napoli con l’operazione Kvaratskhelia. O come Igli Tare, la cui mano in questi anni alla Lazio si è vista in tanti movimenti, uno su tutti quello relativo a Milinkovic-Savic, pescato nel Genk sette anni fa per 12 milioni e nelle ultime sessioni in odore di cessione per una cifra quasi decuplicata. O come Gianluca Petrachi, maestro di plusvalenze vere (oltre 230 milioni nel Torino in 9 anni e mezzo): l’esempio più recente Bremer, pagato proprio dalla Juventus quasi 50 milioni dopo che in granata lo aveva portato per meno di 6 dall’Atletico Mineiro. Tutti volti apprezzati e, dettaglio non secondario, scafati sulla scena italiana. Volti tra cui si potrebbe celare il prescelto per girare pagina e ripartire, iniziando a scrivere un capitolo tutto nuovo.