Di Maria e Paredes, la Juve dopo l’Argentina: la nuova sfida da vincere

Il Fideo vuole riuscire a trionfare anche con Allegri, il mediano si gioca l’orgoglio e pure il futuro

TORINO - E ora sotto con la Juventus. Certo, non hic et nunc. L’oggi per Angel Di Maria e Leandro Paredes, eroi dell’Argentina campione del mondo in Qatar, coincide con il tempo della festa. Della gioia di un’intera carriera, dell’abbraccio di tutto un popolo. Ma l’uno e l’altro, una volta smaltite le celebrazioni che si annunciano abbondanti e prolungate, rientreranno a Torino – più leggeri e più consapevoli – per lasciare il segno. E per fare in modo che il loro contributo alla causa bianconera non si limiti al pur consistente ritocco della statistica che vuole il club sabaudo come il più virtuoso per campioni iridati prodotti nella storia (ben 27 dal 1934 a oggi, contro i 24 del Bayern Monaco inseguitore), ma trovi – finalmente – uno sfogo concreto anche in campo. Lì dove hanno recitato da protagonisti negli ultimi giorni con la maglia dell’albiceleste, lì dove finora hanno lasciato per strada più rimpianti che prodezze con i colori bianconeri.

Allegri vuole un altro Di Maria

L’ultimo atto iridato di Losail, rigore procurato e gol nella bruciante partenza dell’albiceleste, ha ricordato una volta di più quanto possa essere impattante la presenza sul rettangolo verde del Fideo, soprattutto quando la posta in palio pesa come un macigno. Anche la rassegna in Qatar, però, ha confermato come quella germogliata in agosto sia una stagione tribolata dal punto di vista fisico per il rosarino, costretto a gestirsi per poi brillare nel momento più importante. Quello che per la Juventus deve ancora arrivare, con oltre metà campionato da celebrare e una corsa in Europa League tutta da vivere. Allegri si aspetta un Di Maria differente rispetto alla versione acciaccata e nervosa che non ha saputo esaltarsi sulla strada verso il Qatar. Ma, soprattutto, pretende un copione diverso lo stesso Fideo, la cui professionalità è la granitica pietra su cui poggiare le fondamenta della rimonta lanciata a novembre. L’esterno d’attacco cresciuto nel Rosario Central e nel Rosario Central destinato a tornare, forse già in estate, non vuole ancora pensare a quando celebrare l’ultimo atto della carriera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

L’obiettivo di Di Maria e Paredes

Il presente è prioritario e, rigorosamente dopo la sbornia iridata, si chiama Juventus. Per chi ha lasciato un ricordo indelebile ovunque abbia calcato il terreno di gioco, dal Benfica al Real Madrid, dallo United al Psg, salutare Torino senza almeno un bel ricordo da conservare rappresenterebbe una fastidiosa macchia. E una cartolina da incorniciare, alla Continassa, di solito corrisponde a un trofeo da esibire in bacheca. La rincorsa a quel sigillo lo scorso anno mancato per la prima volta dopo dieci stagioni di fila partirà il 4 gennaio, alla ripresa del campionato, per tutti. Compreso il connazionale Paredes, naturalmente, anche se verosimilmente il taglio del nastro sul 2023 dei finalisti iridati avverrà con una tempistica leggermente posticipata.

Quando tornano a disposizione

I due argentini e Rabiot torneranno a disposizione di Allegri solo a fine anno, dunque gli impegni con Cremonese e Udinese rappresenteranno una rampa di lancio verso la grande sfida al Maradona di Napoli a metà gennaio. Quando gli attributi di un elemento come Paredes, glaciale dal dischetto tanto nei quarti contro l’Olanda quanto in finale con la Francia, farebbero decisamente comodo al tecnico bianconero. Che confida nella voglia di rivalsa del 28enne di San Justo: vuoi per una questione di orgoglio, vuoi per dare una svolta netta al suo futuro, al momento tutt’altro che definito. Una seconda parte di stagione in linea con il Mondiale disputato, infatti, aprirebbe le porte a un riscatto nel frattempo scivolato da obbligo a diritto. E, ora, non per forza prioritario ai piani alti della Continassa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TORINO - E ora sotto con la Juventus. Certo, non hic et nunc. L’oggi per Angel Di Maria e Leandro Paredes, eroi dell’Argentina campione del mondo in Qatar, coincide con il tempo della festa. Della gioia di un’intera carriera, dell’abbraccio di tutto un popolo. Ma l’uno e l’altro, una volta smaltite le celebrazioni che si annunciano abbondanti e prolungate, rientreranno a Torino – più leggeri e più consapevoli – per lasciare il segno. E per fare in modo che il loro contributo alla causa bianconera non si limiti al pur consistente ritocco della statistica che vuole il club sabaudo come il più virtuoso per campioni iridati prodotti nella storia (ben 27 dal 1934 a oggi, contro i 24 del Bayern Monaco inseguitore), ma trovi – finalmente – uno sfogo concreto anche in campo. Lì dove hanno recitato da protagonisti negli ultimi giorni con la maglia dell’albiceleste, lì dove finora hanno lasciato per strada più rimpianti che prodezze con i colori bianconeri.

Allegri vuole un altro Di Maria

L’ultimo atto iridato di Losail, rigore procurato e gol nella bruciante partenza dell’albiceleste, ha ricordato una volta di più quanto possa essere impattante la presenza sul rettangolo verde del Fideo, soprattutto quando la posta in palio pesa come un macigno. Anche la rassegna in Qatar, però, ha confermato come quella germogliata in agosto sia una stagione tribolata dal punto di vista fisico per il rosarino, costretto a gestirsi per poi brillare nel momento più importante. Quello che per la Juventus deve ancora arrivare, con oltre metà campionato da celebrare e una corsa in Europa League tutta da vivere. Allegri si aspetta un Di Maria differente rispetto alla versione acciaccata e nervosa che non ha saputo esaltarsi sulla strada verso il Qatar. Ma, soprattutto, pretende un copione diverso lo stesso Fideo, la cui professionalità è la granitica pietra su cui poggiare le fondamenta della rimonta lanciata a novembre. L’esterno d’attacco cresciuto nel Rosario Central e nel Rosario Central destinato a tornare, forse già in estate, non vuole ancora pensare a quando celebrare l’ultimo atto della carriera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Di Maria e Paredes, la Juve dopo l’Argentina: la nuova sfida da vincere
2