Fino a giugno
La panchina bianconera, infatti, almeno fino a giugno è saldamente nelle mani di Allegri, uscito rafforzato dalla scossa generata dall’inchiesta della Procura di Torino che ha portato alle dimissioni dell’intero CdA. L’investitura di John Elkann è stata chiara e forte: «Massimiliano Allegri rimane il punto di riferimento dell’area sportiva. Contiamo su di lui e su tutta la squadra per continuare a vincere come hanno dimostrato di saper fare nelle ultime giornate, mantenendo alti i nostri obiettivi sul campo». Già, perché a rafforzare il tecnico bianconero c’è anche il filotto di sei vittorie di fila in campionato, accompagnate da una crescita di prestazioni e singoli che, unite al recupero degli infortunati, lasciano pensare che da gennaio la squadra bianconera possa continuare a migliorare e vincere. A giugno, con una Juve che fosse stata capace di una storica rimonta scudetto sul Napoli, o anche che fosse arrivata dietro alla squadra di Spalletti ma fosse tornata al successo internazionale conquistando l’Europa League, Allegri non avrebbe nessun fantasma da temere. Tanto più che i due anni di contratto che gli restano, a 7 milioni netti a stagione, renderebbero la sua sostituzione con un altro tecnico top - come Zidane, appunto - un salasso poco in linea con la nuova linea societaria improntata al rigore economico.