Juventus, i retroscena di Galeone: “Ecco cosa mi ha detto Allegri"

L’amico e maestro dell’allenatore dei bianconeri racconta il dietro le quinte della rinascita juventina e anticipa la sfida di Napoli. E su Max dice: "Mi ha detto 'il mio miracolo è questa Juve di giovani'"

Una chiacchierata con mister Galeone è sempre uno spasso: competenza, sagacia, esperienza. Analizza il calcio attuale, nel caso specifico anticipa cosa potrebbe accadere in Napoli-Juventus. Ricorda quella volta in cui... «In cui Maradona mi offrì lo Champagne al tavolo perché mi voleva alla guida del suo Napoli». Eppoi aiuta a capire il mondo di Allegri, il suo “discepolo”. Con qualche retroscena che, in questo caso, aiuta a capire dove e come sia nata la rinascita della Juventus e quanto, di Allegri, ci sia nella cavalcata che ha portato i bianconeri a giocarsi in qualità di secondi in classifica la sfida al Maradona. A proposito, nel 1997-98 Galeoni e Allegri vissero insieme l’esperienza azzurra: decisamente non esaltante (retrocessione). «Peccai di presunzione accettando di subentrare a Mazzone: se si era dimesso, un motivo c’era...».

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La cavalcata di Max

«Ha stupito anche me, lo ammetto. Che avrebbe messo a posto lo squadra lo dicevo e ne ero sicuro al 100 per cento, ma che addirittura potesse arrivare fino al secondo posto... Glie l’avevo proprio detto: Max, se arrivi tra le prime quattro fai un miracolo! Perché quando tu fai un mercato e prendi Pogba e Di Maria, cerchi di recuperare Chiesa, punti un difensore forte... L’allenatore si mette in testa una ipotetica formazione. Ma di questi giocatori, pronti via, Max non ne ha avuto manco uno! Lui però non si scomponeva e mi diceva: “Tranquillo, ora la mettiamo a posto. Ho dei giovani interessanti”. Aveva ragione. Giovani interessanti, ma soprattutto i suoi guizzi: non vede come li ha messi giusti? Otto partite vinte senza subire gol e in queste 8 partite ha giocato il derby con il Torino fuori casa, poi con l’Inter, con la Lazio».

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Doppio ingrediente

«Intelligenza tattica e capacità di motivare il gruppo. Max, e di questo la società gli deve rendere atto, non si è mai lamentato dei giocatori che ha o che non ha. Parla sempre bene di tutti e non va mai in difficoltà nonostante gliene abbiano dette di tutti i colori: che non ha dignità, che doveva dimettersi... Beh, lui è rimasto tranquillo puntando sui giovani senza dire “manca questo, manca quell’altro”. No, non manca nessuno! Questo penso e spero che l’abbia imparato un po’ da me. Se dici certe cose metti troppa responsabilità al ragazzino e dai un alibi alla squadra. Max in questo è perfetto. Eppoi ha la lettura delle partite. Sa come intervenire, sa dov’è il debole della squadra. Ha pazienza perché sa che prima o poi l’occasione la trova. Lui fa i cambi e le partite le vince, altri allenatori fanno i cambi e le perdono».

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La sfida

«Il Napoli ha vinto contro la Samp, ed era importante: infatti non ha rischiato niente, i tre punti erano troppo importanti dopo la sconfitta con l’Inter. E’ meno sbarazzino dell’inizio del campionato. Ora fa più possesso di palla anche quando arriva vicino all’area avversaria, e non è cosa da Napoli. Sarà comunque un bel banco di prova per la difesa che riuscirà a schierare Allegri. Non so chi riuscirà a schierare Allegri. Adesso ha Danilo che è un grande leader. Bonucci giocava bene con uno scienziato e con un professore come Barzagli e Chiellini perché in mezzo poteva mettere bene in evidenza le sue qualità. Giocando con Bremer o altri, invece, fa più fatica. Dunque Max ha disegnato questa ragnatela a centrocampo: la mediana non si fa saltare e consente ai difensori di evitare la strada dell’uno contro uno se non sui lanci lunghi».

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Il confronto

«Allegri e Spalletti sono molto diversi, ma ugualmente determinanti. Molto, di Napoli-Juventus, è nelle loro mani. Anzi: nelle loro menti. Spalletti non ha vinto Scudetti ma ha grande esperienza. Nell’Empoli ha fatto bene, nella Roma benissimo. Ha sempre cercato un gioco propositivo. Qualche volta con i giocatori a disposizione ce l’ha fatta, altre volte meno. Strategicamente ha più bisogno di elementi adatti al suo tipo di gioco, invece Max si arrangia. Per dire: è uno che fa giocare Alex Sandro centrale di sinistra. E dici: ma dove caz... l’ha visto Alex sandro centrale di sinistra?!? Ma lui ragiona: non ha più la coscia per giocare a quattro, Cuadrado non ce l’ho, Bonucci fa fatica... Allora punto su Danilo uomo base che dirige tutto e dico ad Alex di fare solo la fase difensiva. Questo lavoro Spalletti, Conte eccetera non lo fanno. Gli altri si lamentano, Max adatta i giocatori e fa creder loro che possono fare quel tipo di gioco che gli chiede. Questa è la sua forza. Convince e insegna, insieme con i suoi collaboratori. Questo vuol dire insegnare e fare gli allenatori di calcio. Gli altri tirano sempre fuori gli alibi. Presente la storia della squadra in Champions che è come un cliente con 10 euro in un ristorante da 100 euro? Ecco, Allegri queste cose non le dice. I “100 euro al ristorante” li spende e basta, ma anche 200 quando viene con me e gli faccio prendere un vino buono…».

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Nuovo ruolo

«Leggo che potrebbe avere un ruolo ancor più centrale nella gestione dell’area sportiva. Immagino che John Elkann abbia molta fiducia in lui e sappia che Allegri è uno dei pochi in grado di far tornare la società ai livelli più alti. Con un allenatore del genere la parte tecnica la risolvi di sicuro. Poi, è chiaro che possa migliorare qualcosa sull’estetica calcistica. Ma dipende anche dai giocatori che hai. Se fai i conti con delle assenze e devi far crescere giovani è evidente che devi proporre un altro tipo di calcio. Devi stare più attento perché il margine di errore di Miretti, Fagioli, Soulé è un pochino più elevato. Se invece recupera Di Maria, Chiesa, Cuadrado, Pogba con il Rabiot che c’è adesso è evidente che Max proporrà qualcosa di meglio anche sul piano del gioco. Alla lunga con le grandi se non giochi bene e non hai qualità non vinci».

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‘97-98: Insieme a Napoli

«Lì ho sbagliato io. Ebbi la presunzione di poter fare meglio di un grande allenatore che aveva dato le dimissioni. E se Carletto Mazzone dà le dimissioni vuol dire che c’è poco da fare. Dopo di me però sono andati a Napoli Ulivieri, Mondonico, Zeman e anche loro - uno diverso dall’altro - non hanno ottenuto risultati: vuol dire che c’era qualche problema di base. Max ha cercato di dare quello che poteva, ma non eravamo molto bravi dai... Ho sbagliato io, mi sono fatto prendere dalla voglia di andare a Napoli, sono napoletano: mi spiace ancora oggi. C’ero andato vicino in passato quando mi voleva Maradona... Lo avevo incontrato per caso a ristorante e mi aveva mandato lo Champagne al tavolo, aveva detto: lei deve essere il mio allenatore, lei deve venire con me. I giocatori fecero il famoso comunicato, ma Ottavio Bianchi non si dimise e la squadra fu rivoluzionata. Ho sfiorato l’occasione... Poi anche l’Inter, Moratti voleva prendermi. Ci sono andato vicino. Ho la curiosità di sapere cosa avrei potuto fare in una grande squadra... C’è chi dice che è difficile allenare i grandi campioni, ma quei pochi che ho avuto, beh... Vi assicuro che era la cosa più facile del mondo: allenare Causio, allenare Zico, allenare Leo Junior, Candela... E’ stato un enorme piacere. Il problema è allenare quelli che pensano di essere campioni, loro sì che sono un problema...».

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Max all'estero

«Io vorrei vederlo in una big straniera prima o poi. Gliel’ho detto! Ma lui non è convinto. Tre anni fa telefonarono a me per convincerlo ad andare al Paris Saint Germain, convincerlo ad andare a parlare con il presidente. Ma Max è così. Ha rifiutato il Real Madrid... Per coerenza: il mese precedente aveva rifiutato altre squadre per questioni personali (il Chelsea, l’Arsenal; ndr) e dunque non poteva dire sì al Real».

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Una chiacchierata con mister Galeone è sempre uno spasso: competenza, sagacia, esperienza. Analizza il calcio attuale, nel caso specifico anticipa cosa potrebbe accadere in Napoli-Juventus. Ricorda quella volta in cui... «In cui Maradona mi offrì lo Champagne al tavolo perché mi voleva alla guida del suo Napoli». Eppoi aiuta a capire il mondo di Allegri, il suo “discepolo”. Con qualche retroscena che, in questo caso, aiuta a capire dove e come sia nata la rinascita della Juventus e quanto, di Allegri, ci sia nella cavalcata che ha portato i bianconeri a giocarsi in qualità di secondi in classifica la sfida al Maradona. A proposito, nel 1997-98 Galeoni e Allegri vissero insieme l’esperienza azzurra: decisamente non esaltante (retrocessione). «Peccai di presunzione accettando di subentrare a Mazzone: se si era dimesso, un motivo c’era...».

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