Juventus, il rispetto che manca: la richiesta a dirigenza, Allegri e giocatori

Il popolo bianconero chiede una reazione forte: un piano tecnico perché la squadra resti competitiva, un contrattacco agli attacchi mediatici e la più efficace difesa nei tribunali
Juventus, il rispetto che manca: la richiesta a dirigenza, Allegri e giocatori© LAPRESSE

Alla fine, forse, l’unica cosa che conta è il rispetto, perché neanche il più ingordo dei tifosi bianconeri pretende di vincere sempre, ma anche il più comprensivo fra gli juventini non ammette che, quando la Juventus perde, perda anche la dignità. È un popolo numeroso e composito, quello del pianeta bianconero: ci sono più correnti che nella DC degli Anni 80, ma nella criticità di questi mesi tumultuosi hanno trovato tre punti su cui convergere. E “rispetto” è la parola chiave, perché è quello che la squadra deve ai tifosi, è quello che i tifosi pretendono venga dato al club dai media ed è quello che la società deve riconquistare, difendendosi in tutti i tribunali in cui sarà chiamata a rispondere. Il risultato di Napoli ha riaperto uno squarcio su vecchi problemi, che era stato rammendato con mestiere dalle otto vittorie consecutive, tuttavia poco o nulla risolutive dei problemi che hanno nascosto. Venerdì la Juventus è stata schiacciata da una squadra molto più organizzata e determinata, con un gioco e uno spirito che gli uomini di Allegri non hanno mai mostrato in questa stagione (e in quella passata).

La nuova dirigenza Juve

Mercoledì la Juventus avrà, ufficialmente, una nuova dirigenza nella quale spiccheranno il presidente Gianluca Ferrero e l’amministratore delegato Maurizio Scanavino: a loro, soprattutto al secondo, spetta il compito di riorganizzare l’area tecnica, attualmente affidata da John Elkann allo stesso Massimiliano Allegri. Prima di decidere se confermare o cambiare gli uomini, è necessario che la società stili un progetto calcistico, in modo da operare coerentemente tutte le scelte e che queste siano condivise da tutti coloro che poi le devono mettere a terra. Dall’aria che tira sembra abbastanza scontato che il progetto segua la direzione intrapresa, pur con qualche eccezione, negli ultimi dodici mesi: mantenere la competitività della squadra senza sbilanciarne l’equilibrio economico, quindi sfruttare molto i giovani provenienti dalla seconda squadra per completare la rosa tenendo sotto controllo i costi, aggiungendo campioni dal mercato senza follie. Le buone, in certi casi ottime, performance di Miretti, Fagioli, Iling Jr e Soulé hanno dimostrato la praticabilità di un piano del genere, che però necessita dell’adesione di tutti, per primo dell’allenatore. Nessuno di loro era nella formazione titolare a Napoli, Fagioli e Miretti sono stati invece determinanti nelle vittorie più convincenti di quest’anno contro Inter e Lazio. Forse c’entra anche il loro attaccamento alla maglia, quello che è clamorosamente mancato venerdì sera al Maradona, quando molti giocatori, con il loro atteggiamento, hanno mancato di rispetto ai tifosi.

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Gli attacchi mediatici

Sulle scrivanie dei nuovi vertici juventini finiranno, poi, molti attacchi mediatici. Giustificati o meno, non mancano mai. È, d’altronde, nell’ordine delle cose: la Juventus è la squadra più popolare d’Italia e quindi inevitabile bersaglio, a volte anche in modo irriverente, aumentando la frustrazione del popolo bianconero, che si sente orfano di una difesa mediatica e sogna il contrattacco in un clima sempre più tossico e prevenuto, nel quale si auspicano sentenze prima che i tribunali istruiscano i processi e in cui, talvolta, si fa un uso spregiudicato di materiale giudiziario. Il rispetto, in questo caso, è quello che i tifosi vorrebbero fosse difeso con maggiore vigore dal club e dalla proprietà. È vero che il giudizio che conta è quello dei tribunali, ma viviamo in un Paese dove le cronache e i commenti viaggiano molto più veloci della Giustizia, finendo a volte per farne inopinatamente le veci.

La battaglia della Juventus

Naturalmente i tifosi chiedono una difesa sicura ed efficiente anche nelle aule dei tribunali. Ma questo è, forse, il punto sul quale si sentono più tranquilli. La scelta del nuovo Consiglio d’Amministrazione è il preludio a una battaglia che la Juventus vuole condurre con determinazione e che vedrà la prima puntata venerdì, a Roma, davanti alla Corte d’Appello Federale per la questione della riapertura del processo plusvalenze. Non è la più importante delle vicende, ma è un ottimo riscaldamento per quello che arriverà in primavera. Una cosa è certa: la nuova dirigenza bianconera non si annoierà granché.

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Alla fine, forse, l’unica cosa che conta è il rispetto, perché neanche il più ingordo dei tifosi bianconeri pretende di vincere sempre, ma anche il più comprensivo fra gli juventini non ammette che, quando la Juventus perde, perda anche la dignità. È un popolo numeroso e composito, quello del pianeta bianconero: ci sono più correnti che nella DC degli Anni 80, ma nella criticità di questi mesi tumultuosi hanno trovato tre punti su cui convergere. E “rispetto” è la parola chiave, perché è quello che la squadra deve ai tifosi, è quello che i tifosi pretendono venga dato al club dai media ed è quello che la società deve riconquistare, difendendosi in tutti i tribunali in cui sarà chiamata a rispondere. Il risultato di Napoli ha riaperto uno squarcio su vecchi problemi, che era stato rammendato con mestiere dalle otto vittorie consecutive, tuttavia poco o nulla risolutive dei problemi che hanno nascosto. Venerdì la Juventus è stata schiacciata da una squadra molto più organizzata e determinata, con un gioco e uno spirito che gli uomini di Allegri non hanno mai mostrato in questa stagione (e in quella passata).

La nuova dirigenza Juve

Mercoledì la Juventus avrà, ufficialmente, una nuova dirigenza nella quale spiccheranno il presidente Gianluca Ferrero e l’amministratore delegato Maurizio Scanavino: a loro, soprattutto al secondo, spetta il compito di riorganizzare l’area tecnica, attualmente affidata da John Elkann allo stesso Massimiliano Allegri. Prima di decidere se confermare o cambiare gli uomini, è necessario che la società stili un progetto calcistico, in modo da operare coerentemente tutte le scelte e che queste siano condivise da tutti coloro che poi le devono mettere a terra. Dall’aria che tira sembra abbastanza scontato che il progetto segua la direzione intrapresa, pur con qualche eccezione, negli ultimi dodici mesi: mantenere la competitività della squadra senza sbilanciarne l’equilibrio economico, quindi sfruttare molto i giovani provenienti dalla seconda squadra per completare la rosa tenendo sotto controllo i costi, aggiungendo campioni dal mercato senza follie. Le buone, in certi casi ottime, performance di Miretti, Fagioli, Iling Jr e Soulé hanno dimostrato la praticabilità di un piano del genere, che però necessita dell’adesione di tutti, per primo dell’allenatore. Nessuno di loro era nella formazione titolare a Napoli, Fagioli e Miretti sono stati invece determinanti nelle vittorie più convincenti di quest’anno contro Inter e Lazio. Forse c’entra anche il loro attaccamento alla maglia, quello che è clamorosamente mancato venerdì sera al Maradona, quando molti giocatori, con il loro atteggiamento, hanno mancato di rispetto ai tifosi.

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