I gol virtuali per una classifica virtuale. La Juve con l’asterisco non molla e aspetta l’Europa

Il gol di Rabiot l’ha visto l’orologio dell’arbitro ed era buono perché la palla ha varcato la linea. Quello di Vlahovic l’hanno visto tutti ed era bello, ma non buono per un paio di centimetri calcolati dal fuorigioco semiautomatico. Alla fine la Juventus vince una partita virtuale, che serve a scalare posizioni virtuali, in una classifica virtuale. L’ambiente bianconero è confuso e oscilla dal pensarla come Allegri, che si vede a un punto dal settimo posto (quindi Conference League), o come Szczesny che non conta il -15 e, quindi, si proietta al secondo. È una questione di punti, di vista. La situazione, però, è questa, anzi “queste” perché l’incertezza piazza la Juventus in più universi paralleli, sospesa fra la realtà del campo e la fantasia della giustizia sportiva: nessun ragionamento è possibile in queste circostanze, nessun calcolo ha veramente senso, perché può succedere ancora di tutto, in un senso o nell’altro, insomma - tanto per cambiare - la Juventus è obbligata a vincere più partite possibile, perché alla fine ci potrebbe essere una bella sorpresa, oppure perché se ne potrebbe evitare una brutta o bruttissima. Certo non deve essere facile spiegare ai giocatori come interpretare le gare (lotta per salvarsi o Champions League? C’è una bella differenza...) e dire loro, dando senso compiuto a una vecchia frase fatta, che devono davvero “giocare una partita per volta”, non sapendo dove si trovano in classifica e per cosa giocano. Il rischio concreto, infatti, è quello di perdere l’orientamento.

Allegri, quando parla, adesso ha un solo obiettivo

Allegri se la sta cavando benissimo e ieri si è giocato la sindrome di accerchiamento, prendendosela anche con qualche tifoso. Per la serie: ragazzi miei, siamo soli contro il resto del mondo e il resto del mondo ce l’ha ferocemente con noi. La tecnica, in passato, ha dato ottimi risultati: compatta il gruppo e fissa un obiettivo che, per quanto astratto, scivola via dalle mani meno della classifica con l’asterisco. Allegri, quando parla, adesso ha un solo obiettivo: evitare che la Juventus smarrisca, a un certo punto, il senso del campionato per le troppe minacce che incombono dalla giustizia sportiva. Intanto tornano le Coppe: giovedì arriva l’Europa League con il Nantes, ad aprile c’è la semifinale di Coppa Italia con l’Inter, due competizioni che la Juventus può vincere e che nessuno potrebbe toglierle e nelle quali è, quindi, motivata come se nulla stesse succedendo intorno. Insomma, non è una strana stagione, sembra una serie tv nella quale è scappata un po’ la mano allo sceneggiatore e la narrazione risulta poco realistica. Però no, non è fiction, è davvero la stagione della Juventus, quella che era iniziata, a metà agosto, con l’idea di battezzare il tridente Chiesa-Vlahovic-Di Maria. Ieri, dodici febbraio, i tre hanno giocato insieme per la prima volta. Giusto per rendere l’idea. Certo, se quei tre trovano l’intesa, apparsa ancora da equalizzare, potrebbe uscirne un finale calcisticamente godibile. Ok, non è come una Champions League, ma per i tifosi bianconeri quest’anno è già tanta roba.

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