Barrenechea, pilastro della Juve Next Gen: prima il calvario poi la rinascita

Il suo nome è un omaggio a Francescoli, ma ricorda Enzo Fernandez e si ispira a Paredes. Prima del suo exploit in bianconero ha però conosciuto il dolore dell'infortunio
Barrenechea, pilastro della Juve Next Gen: prima il calvario poi la rinascita© Juventus FC via Getty Images

Si chiama Enzo in onore di Francescoli, anche se in mezzo al campo ricorda più Enzo Fernandez o Mascherano prima versione. Viene dalla provincia di Cordoba come Dybala e si ispira a Paredes, con cui ha condiviso campo e spogliatoio in prima squadra. Enzo Barrenechea, classe 2001, è certamente un talento della mediana, un centrale che abbina fisico, tecnica e grande visione di gioco. Il suo primo allenatore all’Newell’s Old Boys, Emiliano Aquino, parla di lui come di un ragazzo “molto inquadrato, sin da giovanissimo, con grande voglia di arrivare in alto e il prima possibile”. E oggi alla Next Gen lo vede “più dinamico e più veloce nelle scelte palla al piede rispetto ai suoi inizi - dice - ed è anche più forte a livello difensivo e in fase di non possesso”.

Barrenechea, rigorista di Brambilla

Grande determinazione per Barrenechea ma anche freddezza, la stessa che gli permesso di diventare il rigorista della squadra di Brambilla. L’ultimo gol dal dischetto è datato 29 gennaio: contro il Vicenza, la rete che ha dato il via alla rimonta poi raggiunta con il raddoppio di Pecorino. Ventidue anni da compiere il prossimo 22 maggio per 186 centimetri di altezza, nativo di Villa Maria, Enzo cresce giocando sotto età con il club di Rosario prima di passare al Sion nel 2019 sotto la regia della Juventus e grazie al fiuto di Matteo Tognozzi e dell’intero scouting bianconero. Nel gennaio del 2020 poi il passaggio alla Juve: dalla Primavera all’Under 23 e fino all’esordio in prima squadra con Allegri, in Champions: era il 2 novembre, la Juventus affrontava il Psg ed Enzo esordì al 43’ della ripresa con Barbieri, suo collega di Next Gen.

Un anno di gioie e dolori

Tante gioie nell’ultimo anno per Enzo Alan Tomas culminate con il debutto in Champions. Ma anche tanti dolori prima, in particolar modo: 273 giorni da incubo per l’argentino, dopo lo stop subìto contro il Genoa Primavera il 22 maggio 2021: pressione forte sul portatore e crack al ginocchio destro. Il bollettino di un paio di giorni dopo parlò di lesione del legamento crociato anteriore. “Un giorno che non scorderò mai. Mi è caduto il mondo addosso“, raccontò il giocatore nel format promosso dalla Juventus “Bianconeri Next Gen”. In quella gara prese il suo posto Iling-Junior e segnarono Miretti e Soulé, suo grande amico capace di dargli supporto e conforto in quei 9 mesi di stop. “Voglio bene a Barrenechea come se fosse mio figlio” le parole di Nestor, padre di Soulé. Un calvario che portò poi alla lenta rinascita, al rientro e al debutto con i grandi. E al presente, che finora parla di 4 gol e 2 assist con la Next Gen, in cui è diventato un pilastro.

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