Allegri-Juventus, non è questione di muso

L'eterna lite tra no-Max e pro-Max è sterile, ora il club guarda altro. Il tecnico sdrammatizza il momento difficile, ma restano le difficoltà della squadra a esprimere il potenziale

L’eterna lotta fra i no-Max e i pro-Max annoia più di un giropalla orizzontale. Il concetto stesso che il calcio possa essere diviso in categorie ideologiche non è solo illusorio, ma proprio sbagliato, come dimostrano i migliori allenatori della storia, nessuno dei quali era o è dogmatico, ma sempre alla ricerca della soluzione giusta e adatta alle circostanze, ai giocatori, al contesto. In questo dibattito, Allegri s’è sempre divertito un mondo, forte di una dialettica livornese, con la quale ieri ha chiarito - una volta per tutte - la teoria del “corto muso”, che si riferisce alle vittorie dei campionati, non delle singole partite. Ma è veramente importante? No. Non per la Juventus, almeno. Il problema non è mai stato e mai sarà se e quanto speculativo sia il gioco di Allegri o il conteggio dei gol di scarto con cui si vincono le partite, anche perché se si vincono le partite il problema non c’è. Il nocciolo della questione non è la bravura di Allegri come allenatore, che solo chi è accecato dalla prevenzione può non riconoscere. Fa bene Max a snocciolare numeri e statistiche e basterebbe il conteggio dei trofei, soprattutto ora che è sempre più chiaro a tutti quanto sia difficile vincere.

La questione chiave per la Juve di oggi e domani

Oggi i guai della Juventus non dipendono dal corto muso, dal difensivismo o dagli 1-0, ma da una squadra che non riesce a esprimere a pieno il suo potenziale, che da quasi due anni va tendenzialmente più piano degli avversari, che genera intensità solo a sprazzi (spesso brevi), che ha quasi sempre sofferto troppo anche quando ha vinto, che manca drammaticamente di precisione nei passaggi. A furia di discutere sul cortomusismo e di contrapporre modelli di calcio del tutto idealizzati, il dibattito su Allegri si è incattivito e polarizzato al punto che o si è a favore o si è contro, in mezzo non si può stare: una vera idiozia. Anche perché ha fatto finire sulla sfondo la questione chiave per la Juventus di oggi e, soprattutto, di domani: è Allegri l’allenatore adatto a una società che intende puntare con coraggio sui giovani talenti, che dovrà gestire campagne acquisti più oculate e che, quindi, dovrà compensare la mancanza di fenomeni con un’identità tattica e agonistica più forte e incisiva? Non è detto che la risposta sia necessariamente no e, soprattutto, non è detto che la risposta debba maturare ora. Può farlo nei prossimi mesi, nei quali la Juventus dovrà, per esempio, iniziare a vincere le partite contro avversari più deboli. Al netto delle diffi coltà ambientali nelle quali sta allenando Allegri e nelle quali, forse, solo uno come lui potrebbe allenare con quella serenità.

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