Juventus, Di Maria e tutti i “se” dell’annata

Una stagione storta e le lezioni che si possono apprendere. Ancora tanta fatica e sofferenza per la Juve, che però si dimostra abbastanza dura da non affondare. Da Pogba a Chiesa, i rimpianti sono tanti, non condonano le colpe, tuttavia…

Fatica e sofferenza: non è alla fragola il karma juventino di quest’anno. Viene da chiedersi, tuttavia, se non sia troppa la fatica e troppa la sofferenza in una partita che vede contro la seconda in classifica (senza penalità: 47 punti) e la quartultima, visto che lo Spezia ha schiacciato la Juventus per lunghi tratti di gara. Per carità, alla fine il bicchiere mezzo pieno riesce a dissetare chi, giustamente, resta pragmatico e conta i punti che vanno accumulandosi utilmente (di questi tempi non si sa mai). E poi sì, la Juventus non è stata bella, né convincente, ma è stata solida, ha combattuto con agonismo e ha dimostrato di essere abbastanza dura per resistere ai colpi di una stagione mostruosamente complicata. Contro il Nantes servirà di più, così come contro l’Inter nella semifinale di Coppa Italia, le due competizioni che possono ancora dare un senso all’annata. Ma è anche vero che le prestazioni più convincenti della Juventus di quest’anno sono arrivate contro l’Inter e la Lazio a novembre, al termine di un filotto di vittorie, alcune bruttine come quella di ieri, ma che una in fila all’altra hanno dato fiducia alla squadra.

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Di Maria è di un'altra categoria

Se poi Angel Di Maria, che fa rima con “altra categoria”, decide di dare il suo contributo, la storia può cambiare di brutto, com’è cambiata la partita di ieri con il dirompente ingresso del Fideo. Giusto in tempo per aumentare i rimpianti di una stagione lastricata di se: se Di Maria avesse avuto continuità, se Pogba fosse stato un giocatore di pallone, se Vlahovic non avesse avuto la pubalgia, se Chiesa fosse tornato prima, se invece di prendere Paredes avessero tenuto Rovella. Tutto quello che poteva andare storto alla Juve, ci è andato e senza lesinare sulle conseguenze. Il ragionamento non condona nessuno degli errori commessi ai vari livelli del club, ma fa riflettere sul fatto che a dividere il trionfo dal fallimento, alle volte può esserci una riga anche molto sottile. Tutto ciò non scalfisce di un millimetro la meravigliosa costruzione del Napoli, un progetto perfetto dalle fondamenta all’ultimo piano e, non a caso, studiato con attenzione dalla concorrenza per cercare di replicarlo, così che gli azzurri inizieranno a vantare, come la Settimana Enigmistica, decine di «tentativi di imitazione», probabilmente non tutti riuscitissimi. Perché i progetti non si scimiottano, ma si può e si deve imparare molto dal percorso con cui portano al successo. La strada di uno scouting nei mercati più poveri del nostro, per esempio, sarà una strada assai trafficata di club italiani nei prossimi anni. L’importante è non illudersi che Kvaratskhelia si trovi nel cestino delle occasioni dell’autogrill e che si integri alla perfezione dopo un paio di partite.

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Non ci sarà modo di annoiarsi da qui alla fine del campionato

Ma ci sarà tempo di capire e discutere il modello Napoli da qui alla fine della stagione, tre mesi e spiccioli di passerella per la squadra di Spalletti che ha spaventosamente chiuso la lotta scudetto a un mese dalla primavera. Ci si può appassionare sulla lotta per la Champions e i posti in Europa League e Conference, quanto mai fluida e con il thrilling dei punti di penalizzazione che vanno e vengono, magari non solo per la Juventus. Come dire: lo scudetto non sarà una sorpresa, ma non ci sarà modo di annoiarsi da qui alla fine del campionato.

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Fatica e sofferenza: non è alla fragola il karma juventino di quest’anno. Viene da chiedersi, tuttavia, se non sia troppa la fatica e troppa la sofferenza in una partita che vede contro la seconda in classifica (senza penalità: 47 punti) e la quartultima, visto che lo Spezia ha schiacciato la Juventus per lunghi tratti di gara. Per carità, alla fine il bicchiere mezzo pieno riesce a dissetare chi, giustamente, resta pragmatico e conta i punti che vanno accumulandosi utilmente (di questi tempi non si sa mai). E poi sì, la Juventus non è stata bella, né convincente, ma è stata solida, ha combattuto con agonismo e ha dimostrato di essere abbastanza dura per resistere ai colpi di una stagione mostruosamente complicata. Contro il Nantes servirà di più, così come contro l’Inter nella semifinale di Coppa Italia, le due competizioni che possono ancora dare un senso all’annata. Ma è anche vero che le prestazioni più convincenti della Juventus di quest’anno sono arrivate contro l’Inter e la Lazio a novembre, al termine di un filotto di vittorie, alcune bruttine come quella di ieri, ma che una in fila all’altra hanno dato fiducia alla squadra.

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