Di Maria è di un'altra categoria
Se poi Angel Di Maria, che fa rima con “altra categoria”, decide di dare il suo contributo, la storia può cambiare di brutto, com’è cambiata la partita di ieri con il dirompente ingresso del Fideo. Giusto in tempo per aumentare i rimpianti di una stagione lastricata di se: se Di Maria avesse avuto continuità, se Pogba fosse stato un giocatore di pallone, se Vlahovic non avesse avuto la pubalgia, se Chiesa fosse tornato prima, se invece di prendere Paredes avessero tenuto Rovella. Tutto quello che poteva andare storto alla Juve, ci è andato e senza lesinare sulle conseguenze. Il ragionamento non condona nessuno degli errori commessi ai vari livelli del club, ma fa riflettere sul fatto che a dividere il trionfo dal fallimento, alle volte può esserci una riga anche molto sottile. Tutto ciò non scalfisce di un millimetro la meravigliosa costruzione del Napoli, un progetto perfetto dalle fondamenta all’ultimo piano e, non a caso, studiato con attenzione dalla concorrenza per cercare di replicarlo, così che gli azzurri inizieranno a vantare, come la Settimana Enigmistica, decine di «tentativi di imitazione», probabilmente non tutti riuscitissimi. Perché i progetti non si scimiottano, ma si può e si deve imparare molto dal percorso con cui portano al successo. La strada di uno scouting nei mercati più poveri del nostro, per esempio, sarà una strada assai trafficata di club italiani nei prossimi anni. L’importante è non illudersi che Kvaratskhelia si trovi nel cestino delle occasioni dell’autogrill e che si integri alla perfezione dopo un paio di partite.