Il calcio europeo così com’è non funziona. Il messaggio di John Elkann agli azionisti Exor (interessati all’argomento in quanto la Juventus fa parte del loro universo) è piuttosto chiaro e il riferimento alla Premier, che sta correndo al doppio della velocità, è una frecciata a chi in questo momento governa il movimento. Attenzione, però, a spingersi troppo su terreni superleghisti, perché la proprietà juventina non ne fa una questione di contrapposizione fra Uefa e Superlega, quanto di urgente necessità di sintesi per promuovere le indispensabili riforme. E se non piace la mano minacciosamente tesa da Nyon (abiurate la Superlega e nessuno si farà male), non si può escludere che il cambiamento del sistema possa avvenire anche di concerto con le istituzioni. Molto, poi, dipenderà dal pronunciamento della Corte di Giustizia Europea (atteso, tendenzialmente, per giugno), ma la sensazione di John è che l’Europa stia mettendo a rischio un asset non solo economico, ma anche culturale di fondamentale importanza per l’identità stessa dell’Unione.
Elkann e l'operato Juve
Nel resto della parte “calcistica” della lettera, è significativa la perentorietà con cui John difende l’operato Juve, senza se e senza ma. La famiglia è unita a protezione del club dagli attacchi della giustizia sportiva e da quella ordinaria, senza lasciare spazio alle dietrologie per le quali i cugini si odiano, anche se quel richiamo ai 18 consigli di amministrazione è un sopracciglio alzato su un certo tipo di gestione, magari non illegale, ma non del tutto ortodosso.