Juventus, cosa contesta esattamente Chiné? Vi spieghiamo punto per punto

Il club bianconero e i suoi tesserati (o ex) nel mirino per la manovra stipendi, per rapporti con agenti e partnership con altri club
22/12/2022 La Procura federale chiede la revocazione della sentenza sul caso plusvalenze© BARTOLETTI

Inchiesta una e trina a tema manovra stipendi/rapporti con agenti/partnership sospette. Da oggi la palla passa (anche) alla Juventus&Co. Vale a dire al club e ai suoi tesserati (ex o attuali) pure loro destinatari della notifica di chiusura indagini inviata lo scorso 12 aprile dalla Procura federale. In giornata i legali dei soggetti coinvolti presenteranno le memorie “esplicative”, se non ancora difensive, alle quali hanno lavorato in questi quindici giorni (vale a dire tutti quelli a disposizione: oggi scade il termine ultimo). La volontà è quella di smontare punto per punto le contestazioni del procuratore Chiné con il teorico obiettivo di fargli archiviare il procedimento (ipotesi remota...) o comunque con l’intento di gettare le basi per un impianto difensivo solido ed efficace da utilizzare qualora mai si andasse a processo. Ma cos’è contestato alla Juventus dal dottor Giuseppe Chiné?

Le contestazioni alla Juventus

Nello specifico, punto uno: il procuratore federale sostiene che nella stagione 2019-2020 la Juventus ha depositato presso la Lega di Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore Sarri omettendo però di depositare gli accordi economici di recupero di tre delle quattro mensilità rinunciate. Il tutto allo scopo di posticipare i costi all’esercizio contabile successivo (2021) violando così “il principio contabile di competenza economica e il principio di par condicio con le altre società di Serie A”. Più o meno lo stesso vale per l’anno successivo. Punto due. Il procuratore Chiné ha riscontrato presunte violazioni del Codice di giustizia sportiva (articolo 4) in relazione ad alcune collaborazioni con agenti di calciatori ai quali sarebbero stati dati mandati fittizi e che sarebbero stati pagati in assenza di una reale attività di intermediazione.

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Il punto numero tre

Punto numero tre. Il procuratore ritiene che la Juventus abbia violato le norme stipulando accordi confidenziali (relativi all’acquisto, cessione o al riscatto di calciatori) senza provvedere al deposito della relativa modulistica in Lega o depositando una modulistica con accordi diversi da quelli effettivamente conclusi. Oltre al club Juventus hanno ricevuto notifica l’ex presidente Andrea Agnelli, l’ex vice-presidente Pavel Nedved, l’ex direttore generale Fabio Paratici, l’attuale direttore sportivo Federico Cherubini, il responsabile delle questioni legali Cesare Gabasio, il direttore sportivo della squadra NextGen Giovanni Manna, il responsabilità della gestione organizzativa del settore giovanile Paolo Morganti, l’ex responsabile del settore giovanile e ora del progetto calcio femminile Stefano Braghin. Il Procuratore prenderà visione dei documenti e valuterà il daffarsi: avrà a disposizione 15 giorni per deferire Juventus&Co. Il club bianconero potrebbe però anche decidere di tentare la strada del rito alternativo: un accordo pre-deferimento che consentirebbe uno sconto di pena, fino a metà di quella che si avrebbe a processo; oppure un patteggiamento pre-processuale (sconto di un terzo). In ballo, ci sono penalizzazioni e ammende ai sensi dell’articolo 4 del codice di Giustizia sportiva (slealtà sportiva). Spetterà a Chiné accettare o meno e poi proporre l’accordo ai giudici.

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Retroscena sul ricorso Juve e i 12 minuti

A proposito delle mosse della Procura. Ieri - dopo il deposito delle motivazioni della Corte sportiva d’appello - è tornato agli onori della cronaca un retroscena in merito al ricorso che aveva presentato la Juventus contro la chiusura della Curva per il match di Serie A contro il Napoli. Oltre all’assenza di tracce dei fatti contestati negli atti ufficiali della gara, dietro all’accoglimento del ricorso della Juventus c’è anche la constatazione del fatto che i collaboratori di Chiné hanno trasmesso i propri rapporti al Giudice Sportivo oltre il limite orario consentito: la scadenza era alle 14:00, mentre la relazione inviata dalla Procura federale è stata depositata 12 minuti dopo.

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Inchiesta una e trina a tema manovra stipendi/rapporti con agenti/partnership sospette. Da oggi la palla passa (anche) alla Juventus&Co. Vale a dire al club e ai suoi tesserati (ex o attuali) pure loro destinatari della notifica di chiusura indagini inviata lo scorso 12 aprile dalla Procura federale. In giornata i legali dei soggetti coinvolti presenteranno le memorie “esplicative”, se non ancora difensive, alle quali hanno lavorato in questi quindici giorni (vale a dire tutti quelli a disposizione: oggi scade il termine ultimo). La volontà è quella di smontare punto per punto le contestazioni del procuratore Chiné con il teorico obiettivo di fargli archiviare il procedimento (ipotesi remota...) o comunque con l’intento di gettare le basi per un impianto difensivo solido ed efficace da utilizzare qualora mai si andasse a processo. Ma cos’è contestato alla Juventus dal dottor Giuseppe Chiné?

Le contestazioni alla Juventus

Nello specifico, punto uno: il procuratore federale sostiene che nella stagione 2019-2020 la Juventus ha depositato presso la Lega di Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore Sarri omettendo però di depositare gli accordi economici di recupero di tre delle quattro mensilità rinunciate. Il tutto allo scopo di posticipare i costi all’esercizio contabile successivo (2021) violando così “il principio contabile di competenza economica e il principio di par condicio con le altre società di Serie A”. Più o meno lo stesso vale per l’anno successivo. Punto due. Il procuratore Chiné ha riscontrato presunte violazioni del Codice di giustizia sportiva (articolo 4) in relazione ad alcune collaborazioni con agenti di calciatori ai quali sarebbero stati dati mandati fittizi e che sarebbero stati pagati in assenza di una reale attività di intermediazione.

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