Siviglia-Juve, Di Maria delude: non è una prestazione da rinnovo

Mentre entrano nel vivo i discorsi sul contratto, il Fideo offre una delle prove più insipide con la squadra bianconera
Siviglia-Juve, Di Maria delude: non è una prestazione da rinnovo© Getty Images

Non aveva dei sassolini nelle scarpe, ma dei sampietrini. Sapeva con quali nemici prendersela: un po' con la sfortuna per una stagione resa antipatica dalla pubalgia, un po' con se stesso. Ma l'attaccante della Juventus, simbolo del progetto bianconero, deve fare solo una cosa: segnare. Dusan Vlahovic lo ha capito. A Siviglia ci ha messo un attimo. Entra in campo al 19' della ripresa, rimpiazzando Kean, il leader del fronte offensivo bianconero al Sánchez-Pizjuán. Ma non con rabbia. E nemmeno col desiderio di rivalsa nei confronti della scelta di Allegri. Il rammarico per una panchina annunciata lo trasforma in energia positiva. Gudelj e Badè fanno una figuraccia, Bono esce ma non può fare niente. Dusan punisce il Siviglia: per lui è una liberazione, suo malgrado reso vano da Suso e Lamela.

La serata di Vlahovic

Anche quello contro il Villarreal, nell'andata degli ottavi di finale di Champions League dello scorso anno, era risultato inutile. Pure in quel caso, ci aveva messo la sua sana incoscienza: al primo minuto nella massima competizione lascia un segno incredibile, da predestinato. Quasi 15 mesi dopo, Dusan torna mattatore in Spagna. Quando riceve un pallone pulito, sa come far male. Si intuiva già dai fotogrammi in panchina che sarebbe potuta diventare la serata perfetta per lui: era sereno e sorridente. E quando è entrato ha subito dimostrato chi sia Vlahovic e che cosa possa diventare.

Di Maria, divino e zavorra

La Juventus, in una serata amarissima, dimostra di avere un grande cuore. Più forte dei problemi, dei guai extra-campo, degli infortuni e delle proprie lacune: quest’anno alla Continassa manca solo l’invasione delle cavallette per chiudere il cerchio. In un gruppo così c’è chi avrebbe il compito di trascinare. Come Angel Di María, uno che pochi mesi fa ha determinato una finale dei Mondiali. Divino, quando vuole esserlo. Zavorra, quando decide di mettere il proprio ego davanti al collettivo. Quello che combina nel primo tempo è roba da dilettante, presunzione allo stato puro. Il Fideo, in partite come queste, ha il compito di non sbagliare nulla.

Le pagelle della Juve

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Di Maria sia il faro

Altrimenti viene meno il senso della sua presenza alla Juventus. In un gruppo giovane, deve essere lui il faro. La via maestra la deve indicare lui. Ma non è solo quello che fa in campo a determinare il giudizio negativo. Al momento del cambio, la sua faccia è un programma sconsigliato a chi prende appunti per diventare come lui. Viene rimpiazzato da Chiesa al 19’ della ripresa ed esce col muso lunghissimo, con un’occhiataccia verso Allegri che racconta più di mille digressioni. Ed è un peccato, perché così mostra una chiara inadeguatezza al contesto. In una squadra che sta giocando contro tutto e tutti, lui contribuisce a minare alcune certezze.

Riflessioni su Di Maria

Gli altri giocano l’elmetto, Angel con le espadrillas. La Juventus, quando dovrà fare il bilancio su quest’annata, dovrà riflettere anche sul Fideo. E fare i conti sulla condizione, ancora tutta da ritrovare, di Chiesa, il cui ingresso al Sanchez-Pizjuan è tutto fuorché decisiva per la Juventus. Non in positivo, almeno. Perché l’esterno prima perde in maniera maldestra il sanguinoso pallone che porta al pareggio di Suso e poi dilapida una golosa opportunità in avvio di ripresa. E certe partite dipendono anche da episodi così.

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Non aveva dei sassolini nelle scarpe, ma dei sampietrini. Sapeva con quali nemici prendersela: un po' con la sfortuna per una stagione resa antipatica dalla pubalgia, un po' con se stesso. Ma l'attaccante della Juventus, simbolo del progetto bianconero, deve fare solo una cosa: segnare. Dusan Vlahovic lo ha capito. A Siviglia ci ha messo un attimo. Entra in campo al 19' della ripresa, rimpiazzando Kean, il leader del fronte offensivo bianconero al Sánchez-Pizjuán. Ma non con rabbia. E nemmeno col desiderio di rivalsa nei confronti della scelta di Allegri. Il rammarico per una panchina annunciata lo trasforma in energia positiva. Gudelj e Badè fanno una figuraccia, Bono esce ma non può fare niente. Dusan punisce il Siviglia: per lui è una liberazione, suo malgrado reso vano da Suso e Lamela.

La serata di Vlahovic

Anche quello contro il Villarreal, nell'andata degli ottavi di finale di Champions League dello scorso anno, era risultato inutile. Pure in quel caso, ci aveva messo la sua sana incoscienza: al primo minuto nella massima competizione lascia un segno incredibile, da predestinato. Quasi 15 mesi dopo, Dusan torna mattatore in Spagna. Quando riceve un pallone pulito, sa come far male. Si intuiva già dai fotogrammi in panchina che sarebbe potuta diventare la serata perfetta per lui: era sereno e sorridente. E quando è entrato ha subito dimostrato chi sia Vlahovic e che cosa possa diventare.

Di Maria, divino e zavorra

La Juventus, in una serata amarissima, dimostra di avere un grande cuore. Più forte dei problemi, dei guai extra-campo, degli infortuni e delle proprie lacune: quest’anno alla Continassa manca solo l’invasione delle cavallette per chiudere il cerchio. In un gruppo così c’è chi avrebbe il compito di trascinare. Come Angel Di María, uno che pochi mesi fa ha determinato una finale dei Mondiali. Divino, quando vuole esserlo. Zavorra, quando decide di mettere il proprio ego davanti al collettivo. Quello che combina nel primo tempo è roba da dilettante, presunzione allo stato puro. Il Fideo, in partite come queste, ha il compito di non sbagliare nulla.

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