Feltri: "Penalizzazione alla Juve? Una pantomima che mortifica il calcio"

Intervista al noto giornalista, tifoso atalantino doc, che si schiera in difesa dei bianconeri: "Giustizia sportiva illogica, i risultati del campo non li deve toccare nessuno"
Feltri: "Penalizzazione alla Juve? Una pantomima che mortifica il calcio"© /Agenzia Aldo Liverani Sas

Così Vittorio Feltri sui suoi canali social. «[...] È successo che la Juventus avendo commesso delle scorrettezze, così si dice, a livello amministrativo, è stata punita. Ma non è stato punito il consiglio di amministrazione, è stata inflitta alla squadra una punizione esagerata. Anzi del tutto immeritata. In un primo momento 15 punti di penalità, che non sono pochi. Ma fossero anche pochi, sarebbe sbagliato lo stesso. Poi questi punti le vengono restituiti. Poi passa ancora un po’ di tempo e le vengono tolti 10 punti. Che sono comunque tanti. Ma, al di là della quantità, il ragionamento che faccio è diverso: se l’amministrazione di una azienda commette delle scorrettezze è giusto che venga punita l’amministrazione, ma che cosa c’entrano gli operai? Nello specifico: cosa c’entrano i calciatori? Nulla! Loro si sono limitati a giocare, a conquistare dei punti e quei punti nessuno glieli può toccare. Tantomeno la Giustizia Sportiva che a me sembra più la ubriachezza, sportiva, che non la giustizia. Insomma, restituite alla Juventus-squadra quello che si è guadagnato sul campo. Il campo non c’entra con gli uffici amministrativi».

Direttore, decisamente un intervento “pro-Juve” slegato dal suo risaputo tifo per l’Atalanta.

«Sa, siccome io da qualche tempo... Da circa 60 anni, faccio il giornalista... Non riesco a non ragionare in modo abbastanza freddo prescindendo dal tifo. Il tifo è un’altra cosa. Se c’è una ingiustizia, anche se una persona ti è antipatica, tu la devi difendere. A me sembra normale. Poi io non è che faccio l’anti-tifo. Io faccio il tifo per l’Atalanta, però rispetto le altre squadre».

È logico...

«Beh, se il mio editore ruba, per dire, che cavolo c’entro io? È un ragionamento molto modesto, mi stupisce che nessuno l’abbia fatto. Sfido chiunque a contestarlo. I responsabili delle amministrazioni devono essere punti quando sbagliano, ma non gli operai. È come se decurtassimo lo stipendio ai dipendenti solo perché il padrone s’è infischiato un miliardo. Che cavolo di ragionamento è? Ma poi penso anche alla pantomima del togli 15, restituisci 15, poi togli 10. Ma io non so, a volte sembran tutti scemi».

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C’è chi arriva a ipotizzare disegni che esulano dalle aule di tribunale e coinvolgono invece politica e palazzi. Cosa ne pensa?

«A prima vista è la Giustizia sportiva che mi sembra in alcuni momenti ridicola oltre che illogica. Poi, non so se ci sono delle trame. Io non riesco mai a fare il dietrologo. Anzi, faccio già fatica a fare il “davantologo”, si figuri!».

Il danno non è solo per la Juve.

«Sì certo, lo sputtanamento è del calcio nel suo complesso».

La Juventus sta raccogliendo tanta solidarietà da parte di molti addetti ai lavori, dirigenti di altri club. Il clima è ben diverso rispetto a Calciopoli.

«Però anche Calciopoli se ci pensiamo bene è stata gestita in modo disastroso. Mi ha stupito il pressapochismo. Quasi c’era del sadismo. Diciamocelo. Il calcio è una delle poche cose serie che ci sono in Italia e cercano di rovinare anche quello. Il calcio unisce il Paese, non è vero che lo divide, mi spiace vedere che lo bistrattano».

Questo è uno dei punti più bassi toccati dal calcio italiano?

«Sì, assolutamente. Più bassi dal punto di vista della logica. Poi naturalmente il campionato non è stato così falsato, ma hanno fatto di tutto per rovinarlo e quasi quasi ci riescono».

L’ha stupita lo Scudetto del Napoli?

«A me ha fatto piacere che il Napoli vincesse lo Scudetto. La vittoria dà ottimismo a questa città che socialmente è disorganizzata. Vedo una squadra di calcio che invece è organizzatissima e questo mi ha fatto piacere. Ma mi fermo lì, non caricherei troppo questa vittoria di valori retorici».

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Ci racconta un episodio, pescato dai suoi molti anni di militanza nerazzurra, che dà l’idea della sua passione per l’Atalanta?

«Certo. Ricordo la finale di Coppa Italia del 1963. Io avevo vent’anni e l’Atalanta giocò contro il Toro. C’erano giocatori stupendi, come Domenghini. Ero a San Siro e devo dire che mi divertii come un pazzo. Gioivo come un fanciullo. Quello è un episodio indimenticabile. Poi mi hanno entusiasmato gli anni di Gasperini».

Un’Atalanta senza Gasperini se l’immagina, ora?

«Mi fa paura. Io lo conosco, Gian Piero: la prossima volta che lo incontro lo pregherò in ginocchio di restare, se no poi arriva il solito cazzone da fuori».

Ma c’è qualche allenatore che le piacerebbe, nel caso, come suo sostituto?

«Sì, Italiano. Italiano o anche Juric. Juric è molto bravo, col Toro ha fatto un bel campionato. Erano anni che non giocava così».

Torniamo al suo intervento social. Qualche tifoso dell’Atalanta magari non apprezzerà la sua difesa della Juventus. Anche se immagino che magari non gliene potrebbe fregar di meno. La serie di suoi tweet finiti nell’occhio del ciclone era corposa anche prima.

«Ecco, sì, ha già risposto lei: non me ne frega niente! Io sono abituato ad essere attaccato e per la verità anche lodato. Non si può piacere a tutti. Enzo Biagi, che era mio amico, mi diceva sempre: guarda che non si può andare con tutte le donne di questo mondo... Però ci si può portare avanti! Io ho un po’ questa visione delle cose. Il giornalismo palloso mi dà fastidio, se non hai un pizzico di senso dell’umorismo, come diavolo fai?».

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Così Vittorio Feltri sui suoi canali social. «[...] È successo che la Juventus avendo commesso delle scorrettezze, così si dice, a livello amministrativo, è stata punita. Ma non è stato punito il consiglio di amministrazione, è stata inflitta alla squadra una punizione esagerata. Anzi del tutto immeritata. In un primo momento 15 punti di penalità, che non sono pochi. Ma fossero anche pochi, sarebbe sbagliato lo stesso. Poi questi punti le vengono restituiti. Poi passa ancora un po’ di tempo e le vengono tolti 10 punti. Che sono comunque tanti. Ma, al di là della quantità, il ragionamento che faccio è diverso: se l’amministrazione di una azienda commette delle scorrettezze è giusto che venga punita l’amministrazione, ma che cosa c’entrano gli operai? Nello specifico: cosa c’entrano i calciatori? Nulla! Loro si sono limitati a giocare, a conquistare dei punti e quei punti nessuno glieli può toccare. Tantomeno la Giustizia Sportiva che a me sembra più la ubriachezza, sportiva, che non la giustizia. Insomma, restituite alla Juventus-squadra quello che si è guadagnato sul campo. Il campo non c’entra con gli uffici amministrativi».

Direttore, decisamente un intervento “pro-Juve” slegato dal suo risaputo tifo per l’Atalanta.

«Sa, siccome io da qualche tempo... Da circa 60 anni, faccio il giornalista... Non riesco a non ragionare in modo abbastanza freddo prescindendo dal tifo. Il tifo è un’altra cosa. Se c’è una ingiustizia, anche se una persona ti è antipatica, tu la devi difendere. A me sembra normale. Poi io non è che faccio l’anti-tifo. Io faccio il tifo per l’Atalanta, però rispetto le altre squadre».

È logico...

«Beh, se il mio editore ruba, per dire, che cavolo c’entro io? È un ragionamento molto modesto, mi stupisce che nessuno l’abbia fatto. Sfido chiunque a contestarlo. I responsabili delle amministrazioni devono essere punti quando sbagliano, ma non gli operai. È come se decurtassimo lo stipendio ai dipendenti solo perché il padrone s’è infischiato un miliardo. Che cavolo di ragionamento è? Ma poi penso anche alla pantomima del togli 15, restituisci 15, poi togli 10. Ma io non so, a volte sembran tutti scemi».

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