Causio: “Da noi ex ai tifosi, è il momento di stare vicini alla Juventus”

"Con Boniperti e l’Avvocato ho appreso cosa significa essere bianconeri. Il presidente era il dirigente ideale, ogni sua parola ci dava la carica"
Causio: “Da noi ex ai tifosi, è il momento di stare vicini alla Juventus”© LaPresse

Franco Causio, 447 partite, 6 Scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa nella Juventus: cosa significa farne parte? «Io sono arrivato a 16 anni, dopo due sono andato in prestito a Reggio Calabria e a Palermo e poi sono rientrato all’inizio della gestione di Giampiero Boniperti. Con personaggi come lui e l’Avvocato Agnelli capisci cosa vuol dire Juventus. Juventus non è mettere la giacca e la cravatta o l’orologio sul polsino come l’Avvocato. La Juventus a me ha insegnato, come a tanti altri, a essere uomo. Juventus è educazione e rispetto, Juventus vuol dire vittoria: la frase famosa di Boniperti la dice lunga. Io ho fatto un’autobiografia e l’ho intitolata “Vincere è l’unica cosa che conta”».

Qual è il ricordo più significativo della sua carriera per spiegare cos’è la Juventus?
«Il ricordo di Boniperti e Gianni Agnelli. L’Avvocato era unico. Per la sua persona, il suo modo di essere, di fare, di parlare. Un personaggio che non ti metteva mai a disagio, ti parlava come a un amico anche se era quello che era. Una figura indelebile, come Boniperti».

A proposito, qual è il dirigente della Juventus che più ne ha incarnato lo spirito?
«Ho praticamente già risposto... Giampiero Boniperti è stato un personaggio unico. Juventinità a tutto tondo. Lo vedevi per esempio nel derby, per come la soffriva: lo avrebbe cancellato».

Cos’ha di differente la Juventus rispetto alle altre società?
«Lo spirito vincente, non lo si acquista sul mercato. Boniperti per esempio quando ti parlava ti metteva già addosso... non un timore, ma uno stimolo, ti caricava. Il modo in cui parlava... “Tu sei la Juve, e gli altri sono tutti contro”. La Juve ha non so quanti tifosi in Italia e all’estero, ma è anche la squadra più odiata: per tutte le squadre batterla è speciale, per tante salva l’annata. Per la Juve non è così. Tanti nemici, tanto onore».

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Cosa non deve mai fare un un giocatore, un dirigente, un allenatore della Juventus?
«Un dirigente, ma anche di altre squadre, non deve mai smettere di avere in mano la squadra. Nel momento importante deve essere un leader. Noi avevamo Boniperti: il martedì veniva negli spogliatoi sia nei momenti di difficoltà che in quelli di euforia e aveva sempre le parole giuste. Un leader carismatico, lo era stato in campo e lo era da dirigente. Noi eravamo una squadra di nazionali, di tanti leader, però quando parlava lui eravamo tutti sull’attenti. I giocatori devono avere rispetto per i tifosi e per tutta la gente che li guarda, in campo e fuori».

I tifosi della Juventus sono più “difficili” degli altri in termini di aspettative e severità di giudizio?
«Mah, i tifosi sono tutti difficili. L’importante è essere leali con loro, saper parlare nel momento in cui conta. E il tifoso deve essere vicino alla squadra nei momenti difficili. Credo che ora la Juve abbia bisogno dei tifosi, proprio perché è un periodo difficile. Cominciando da noi ex fino ai tifosi: in questo momento bisogna dimostrare di essere più juventini di quando si vince».

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Cosa significa in termini di responsabilità avere la famiglia Agnelli alle spalle?
«Avere alle spalle la famiglia Agnelli è protezione, uno come l’Avvocato lo vorrebbero tutti. Boniperti ci diceva “Voi giocate, noi vi proteggiamo. Voi pensate al campo e a vincere”».

Cosa pensa di questa stagione?
«Era già un’annata anomala per il Mondiale, tanti giocatori sono tornati cotti o mezzi infortunati. Il Napoli ha fatto un campionato a sé, ma la Juve con i 10 punti tolti ne ha fatti 73. Quanti ne hanno fatti l’Inter, il Milan, la Lazio? Nonostante quello che è successo, a partire dagli infortuni: Pogba non lo ha mai avuto, Di Maria saltuariamente, Chiesa è entrato e uscito e non è ancora il vero Chiesa, Vlahovic ha avuto la pubalgia, Alex Sandro e Bonucci problemi... Allegri non ha mai potuto schierare la squadra che aveva in mente e oltre all’allenatore ha dovuto fare anche il dirigente e non è facile. Il patteggiamento mi lascia perplesso: quando leggo Paratici 4 punti, Nedved 3 punti... cosa c’entrano? E poi psicologicamente i punti tolti ne sono costati altri. Se mezzora prima della partita, come a Empoli, togli a una squadra 10 punti va in campo distrutta. Io avrei detto che psicologicamente non era pronta per giocare e non sarebbe scesa in campo. Nonostante tutto, senza penalizzazione la Juve sarebbe entrata in Champions. Da certi giocatori mi aspettavo di più, anche Allegri qualche errore lo ha fatto, ma con tutto quello che successo la stagione per me è positiva. Ora bisogna ripartire da un’analisi profonda sui giocatori: ripartirei dai giovani, quelli che rientrano come Cambiaso, Rovella, De Winter, Kulusevski, e quelli che ci sono come Fagioli, Miretti, Iling. Come fece Boniperti con noi negli anni Settanta».

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Franco Causio, 447 partite, 6 Scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa nella Juventus: cosa significa farne parte? «Io sono arrivato a 16 anni, dopo due sono andato in prestito a Reggio Calabria e a Palermo e poi sono rientrato all’inizio della gestione di Giampiero Boniperti. Con personaggi come lui e l’Avvocato Agnelli capisci cosa vuol dire Juventus. Juventus non è mettere la giacca e la cravatta o l’orologio sul polsino come l’Avvocato. La Juventus a me ha insegnato, come a tanti altri, a essere uomo. Juventus è educazione e rispetto, Juventus vuol dire vittoria: la frase famosa di Boniperti la dice lunga. Io ho fatto un’autobiografia e l’ho intitolata “Vincere è l’unica cosa che conta”».

Qual è il ricordo più significativo della sua carriera per spiegare cos’è la Juventus?
«Il ricordo di Boniperti e Gianni Agnelli. L’Avvocato era unico. Per la sua persona, il suo modo di essere, di fare, di parlare. Un personaggio che non ti metteva mai a disagio, ti parlava come a un amico anche se era quello che era. Una figura indelebile, come Boniperti».

A proposito, qual è il dirigente della Juventus che più ne ha incarnato lo spirito?
«Ho praticamente già risposto... Giampiero Boniperti è stato un personaggio unico. Juventinità a tutto tondo. Lo vedevi per esempio nel derby, per come la soffriva: lo avrebbe cancellato».

Cos’ha di differente la Juventus rispetto alle altre società?
«Lo spirito vincente, non lo si acquista sul mercato. Boniperti per esempio quando ti parlava ti metteva già addosso... non un timore, ma uno stimolo, ti caricava. Il modo in cui parlava... “Tu sei la Juve, e gli altri sono tutti contro”. La Juve ha non so quanti tifosi in Italia e all’estero, ma è anche la squadra più odiata: per tutte le squadre batterla è speciale, per tante salva l’annata. Per la Juve non è così. Tanti nemici, tanto onore».

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