Pirlo, il Maestro incompreso: alla Juve durò un anno e ci restò malissimo

Le sue idee di calcio, tra possesso e gioco d’attacco. In bianconero ha capito cosa vuole fare da grande. Ora la Sampdoria: resisterà?
Pirlo, il Maestro incompreso: alla Juve durò un anno e ci restò malissimo© ANSA

L’ultima panchina occupata in Italia il 23 maggio 2021 a Bologna, con una qualificazione in Champions acciuffata all’ultimo e due Coppe a lucidare il bilancio stagionale. Andrea Pirlo, caso più unico che raro di allenatore pronto per la seconda squadra epperò subito cooptato in prima pur senza curriculum, salutò la Juventus da tecnico incompreso, al quale non fu dato il tempo necessario per insegnare il suo calcio. "La mia squadra dovrà giocare bene, e dovrà giocare sempre per vincere", disse nel giorno della presentazione il Maestro, soprannome che gli diedero quando ancora giocava e che forse creò fin troppe aspettative nell’ambiente.

Perché quella Juve non fu esattamente un esempio di squadra spettacolare (e da scudetto), al netto delle problematiche legate a una preparazione estiva ridotta causa Covid. Pirlo, oggi, torna ad allenare in Italia, alla Sampdoria, forte di un bagaglio che comprende una fugace esperienza in Turchia, conclusa con l’interruzione di un rapporto privo di futuro. Non ha neppure completato la stagione con il Fatih Karagumruk, salutato a tre giornate dalla fine del campionato. Resoconto: 33 partite, 11 vittorie, 11 pareggi, 11 sconfitte. "Visto che nella prossima stagione non sarà possibile continuare - recitava una nota del club - gli abbiamo dato il permesso di andare via prima", con i ringraziamenti a seguire. Un addio dalle modalità inconsuete...

Andrea Pirlo e quell'esperienza alla Juventus

Di sicuro, Pirlo non ha mai amato le chiacchiere. In campo, con tre dita pennellava arcobaleni. Fuori, c’è chi ne esalta l’esposizione precisa ed asciutta delle sue idee di calcio, a discapito di un eloquio più frizzante, ad uso e consumo dei media. Ecco, se a Bogliasco si aspettano conferenze stampa impetuose, siamo totalmente fuori strada. Ma in fondo non è quello dell’affabulatore il mestiere di Andrea, certamente bravo e capace anche nel cambiare le sue squadre in corsa a seconda delle esigenze, come quando nella Juve passò a difendere a quattro arretrando Cuadrado. Però al di là dei dilemmi di tattica, rimane un dubbio: "Il mio lavoro io l’ho fatto", sostenne lui, in una sfida assai delicata, in coda al suo primo anno da allenatore e, insomma, perché l’esonero? "Quest’avventura, nonostante un finale che non mi aspettavo, ha reso ancora più chiaro quale vorrei fosse il mio futuro", scrisse su Instagram con il cuore deluso (e il fido Baronio a spalleggiarlo). Chissà se a Genova, dove lo attenderà il duello con Gilardino, altro campione del mondo, saranno così pazienti, consentendo a Pirlo di “esporre” il suo calcio avveniristico, votato al possesso e al gioco d’attacco. Probabile che i tifosi blucerchiati si accontentino di vedere una Samp di nuovo vincente e stop, evitando brutte figure. A Torino ricordano ancora la “connection” Arthur-Gaich in un memorabile Juve-Benevento...

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