Juve, perché Giuntoli è ottimista e i contatti con Allegri: i retroscena

Le prime dichiarazioni dell’ex ds del Napoli sono improntate alla sua autentica fede bianconera: la sua storia professionale si incrocia con quella personale

Impeccabile - abito scuro con pochette intonata alla camicia bianca, cravatta di ottima fattura - come da “stile Juventus”, ed emozionato dentro e al di là del ruolo. Quella di Cristiano Giuntoli è una storia professionale che si incrocia con quella personale, con i ricordi di infanzia che bussano dentro l’anima. Il giorno del suo insediamento in bianconero, così, ha lasciato il retrogusto di una patinata commedia hollywoodiana. Di quelle che raccontano la storia di un ragazzo che ce l’ha fatta: «Le prime sensazioni sono state incredibili, quasi indescrivibili. Per un bambino come me, che partiva da Prato in pullman e faceva otto ore di viaggio per vedere la Juventus, è motivo di grandissima soddisfazione, è un’emozione veramente incredibile».

Giuntoli-Juve, il ricordo del padre Tiziano

Un’emozione che, come è logico, ha tante sfaccettature, compresa quella della malinconia nel ricordo dolce di “babbo” Tiziano: «In questi momenti penso a lui - ha raccontato al canale ufficiale del club - Penso a mio papà che era un grande tifoso juventino e che mi ha inculcato la juventinità fin da piccolo. Per questo, da una parte, lo ringrazio pur con quel pizzico di malinconia che mi porterò sempre dietro perché so quanto sarebbe stato felice di vedermi qui, nel cuore della “sua” Juventus». Così, alle fine, è un simbolismo forte (e che non andrebbe mai sottovalutato) quello che unisce i destini moderni di uno dei club che più hanno innovato nelle strutture e nell’immagine con la passione che arriva dalla provincia e che rappresenta comunque il vero serbatoio del tifo.

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Giuntoli, l'ottimismo e le prime impressioni

Non è un cortocircuito che il manager a cui è affidato il nuovo ciclo arrivi da quel posto lì (la provincia, appunto) e che la Juventus lo presenti come “Football Director manager”. Il global e il local che devono sposarsi sintetizzando il meglio delle proprie peculiarità, un po’ come fa il bianco con il nero: la passione e l’intuito con la conoscenza e i rapporti internazionali. In fondo quando è ora di ripartire si deve sempre ricominciare dai luoghi che ti raccontano meglio di tutti, dai valori che ti sono propri e dai simboli in cui ti riconosci. La storia, per chi ha storia, è essa stessa marketing e valore: una linea che respirano anche i calciatori chiamati ad abbracciare il nuovo progetto. Giuntoli è ottimista, agli amici - lontano dai microfoni - ha raccontato di aver trovato un gruppo di lavoro competente ma soprattutto innamorato della Juventus, desideroso di lavorare bene per il club e ottenere il riscatto dopo due anni pieni di spine.

Giuntoli e i contatti con Allegri

A cominciare da Allegri che non ha ancora visto di persona ma con cui il contatto è costante più volte al giorno. La sintesi pubblica, ai canali ufficiali del club, è stata questa: «Un aggettivo per la Juventus che sto conoscendo? Affascinante ed ambiziosa. Un aggettivo per me? È sempre difficile parlare di sé stesso, dobbiamo sempre lavorare più degli altri. Poi se lo faremo anche meglio lo dirà il tempo, ma sicuramente sarò un grande lavoratore. Che Juventus voglio costruire con il mio staff? Dobbiamo tutti riuscire a mettere da parte l’io e ragionare come noi, mi piacerebbe mettere insieme tante teste con un solo cuore». Come in quelle commedie holliwoodiane che prevedono sempre il lieto fine.

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Impeccabile - abito scuro con pochette intonata alla camicia bianca, cravatta di ottima fattura - come da “stile Juventus”, ed emozionato dentro e al di là del ruolo. Quella di Cristiano Giuntoli è una storia professionale che si incrocia con quella personale, con i ricordi di infanzia che bussano dentro l’anima. Il giorno del suo insediamento in bianconero, così, ha lasciato il retrogusto di una patinata commedia hollywoodiana. Di quelle che raccontano la storia di un ragazzo che ce l’ha fatta: «Le prime sensazioni sono state incredibili, quasi indescrivibili. Per un bambino come me, che partiva da Prato in pullman e faceva otto ore di viaggio per vedere la Juventus, è motivo di grandissima soddisfazione, è un’emozione veramente incredibile».

Giuntoli-Juve, il ricordo del padre Tiziano

Un’emozione che, come è logico, ha tante sfaccettature, compresa quella della malinconia nel ricordo dolce di “babbo” Tiziano: «In questi momenti penso a lui - ha raccontato al canale ufficiale del club - Penso a mio papà che era un grande tifoso juventino e che mi ha inculcato la juventinità fin da piccolo. Per questo, da una parte, lo ringrazio pur con quel pizzico di malinconia che mi porterò sempre dietro perché so quanto sarebbe stato felice di vedermi qui, nel cuore della “sua” Juventus». Così, alle fine, è un simbolismo forte (e che non andrebbe mai sottovalutato) quello che unisce i destini moderni di uno dei club che più hanno innovato nelle strutture e nell’immagine con la passione che arriva dalla provincia e che rappresenta comunque il vero serbatoio del tifo.

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