Impeccabile - abito scuro con pochette intonata alla camicia bianca, cravatta di ottima fattura - come da “stile Juventus”, ed emozionato dentro e al di là del ruolo. Quella di Cristiano Giuntoli è una storia professionale che si incrocia con quella personale, con i ricordi di infanzia che bussano dentro l’anima. Il giorno del suo insediamento in bianconero, così, ha lasciato il retrogusto di una patinata commedia hollywoodiana. Di quelle che raccontano la storia di un ragazzo che ce l’ha fatta: «Le prime sensazioni sono state incredibili, quasi indescrivibili. Per un bambino come me, che partiva da Prato in pullman e faceva otto ore di viaggio per vedere la Juventus, è motivo di grandissima soddisfazione, è un’emozione veramente incredibile».
Giuntoli-Juve, il ricordo del padre Tiziano
Un’emozione che, come è logico, ha tante sfaccettature, compresa quella della malinconia nel ricordo dolce di “babbo” Tiziano: «In questi momenti penso a lui - ha raccontato al canale ufficiale del club - Penso a mio papà che era un grande tifoso juventino e che mi ha inculcato la juventinità fin da piccolo. Per questo, da una parte, lo ringrazio pur con quel pizzico di malinconia che mi porterò sempre dietro perché so quanto sarebbe stato felice di vedermi qui, nel cuore della “sua” Juventus». Così, alle fine, è un simbolismo forte (e che non andrebbe mai sottovalutato) quello che unisce i destini moderni di uno dei club che più hanno innovato nelle strutture e nell’immagine con la passione che arriva dalla provincia e che rappresenta comunque il vero serbatoio del tifo.