Giuntoli, che effetto fa sentire certe parole alla Juventus

Gli juventini confidano che almeno in quel "tornare competitivi" ancorché “sostenibili" si celino convinzioni di successo palpabili e pulsanti

L’aria che tira è questa e lo si sapeva, ma nessun tifoso juventino forse pensava che soffiasse così forte; forte al punto da indirizzare in maniera tanto netta, quasi clamorosa, le parole del nuovo direttore tecnico Cristiano Giuntoli. Anche perché un conto è paventarle, certe cose, un altro sentirsele dire.

Specie in casa Juve. Là dove vincere non dovrebbe essere importante, ma l’unica cosa che conta. Là dove nell’era del calcio moderno, in avvio di stagione, mai non si era sentita aleggiare la parola scudetto; per tacere di quell’altra - Champions: intesa come qualificazione, eh, non come coppa, visto che a oggi manco si sa se i bianconeri giocheranno in Conference - che adesso nemmeno si evoca tra i potenziali obiettivi.

Giuntoli, autodichiaratosi juventino nato al punto da spiazzare e un po’ irritare perfino il suo ex datore di lavoro scudettato De Laurentiis, questa storia di trofei e di ambizioni dichiarate per lignaggio dovrebbe conoscerla bene. Eppure, il suo massimo ammiccamento al volare alto è stato un riferimento al «non porci limiti» che ormai, per cavarsi d’impiccio, dicono anche i dirigenti dei club di metà classifica. Il tutto mentre si parla - anzi, lui pure parla - di «prima vendere per poi (forse) comprare», di «dare un occhio ai conti e alla storia della Juventus» (un occhio alla storia della Juventus?), di «cercare di fare il meglio con quanto c’è a disposizione».

Tempo, pazienza, alla lunga. Mentre si trattano giocatori che fino all’altro ieri neppure si consideravano riserve o che - vedi Holm - stavano nell’orbita del Torino di Cairo (avessi detto). Ora, reduci da una primavera tra le più mortificanti mai vissute, nel cuore di un’estate all’insegna di uno sconcertante virtuale nell’astratta speranza di un «percorso virtuoso», gli juventini confidano che almeno in quel «tornare competitivi» ancorché «sostenibili» si celino convinzioni di successo palpabili e pulsanti. Al netto dell’equivoco Lukaku e del nodo Allegri («il più talentuoso»: auguri, Max), sui quali Giuntoli - marcato a vista e a orecchio da tutti gli stati maggiori inviati da Elkann - ha dimostrato di voler sorvolare con massimo equilibrio diplomatico e operativo. Ma se Allegri ha in mano il cerino, loro tengono un accendino. E per rinfocolare le ambizioni serve soprattutto quello.

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