Miretti e la Juve: “Fare il Pogba? Sono pronto”. Su Allegri e il futuro...

Intervista esclusiva alla mezzala bianconera che ha appena prolungato il contratto fino al 2027 ed è al centro dell’interesse di molti club in Serie A
Miretti e la Juve: “Fare il Pogba? Sono pronto”. Su Allegri e il futuro...© Juventus FC via Getty Images

Dal Ritz-Carlton Hotel si vede il porto turistico di Marina del Rey: un gioiellino extra lusso, la casa della Juve a L.A. Poco dopo pranzo la hall diventa il posto migliore per sbirciare l’oceano e c’è un continuo viavai verso la grande vetrata. Fabio Miretti guarda oltre, tipico dei ragazzi della sua età: sempre avanti.

Fabio Miretti, prima tournée negli States con la Juve di Allegri: sensazioni?
«Una bella esperienza, l’anno scorso non l’ho fatta per gli impegni delle Nazionali, quest’anno mi faceva piacere esserci anche per iniziare un po’ prima la stagione, l’anno scorso l’avevo iniziata tardi. Sicuramente è una bella esperienza, peccato per la partita con il Barcellona, abbiamo avuto la sfortuna di non giocare la prima gara, ma almeno ne abbiamo altre due, con il Milan e il Real: si tratta di amichevoli, però saranno sicuramente utili sia per mettere minuti nelle gambe sia perché affrontiamo due squadre forti».

Cosa è cambiato in un anno?
«Direi niente. Da un anno a questa parte non è cambiato il mio entusiasmo, resto lo stesso di prima. Sento la fiducia dell’allenatore: anche nella passata stagione mi ha dato spazio e responsabilità, io ho cercato di ripagarlo sul campo. Il suo modo di dare consigli quando faccio le cose bene e quando le faccio meno bene, per me è uno stimolo per crescere, sicuramente è una parte del mister che apprezzo».

Allegri ha fiducia però ogni tanto la punzecchia.
«Nella seconda metà di stagione, poco dopo l’infortunio, ho avuto un periodo in cui non stavo bene fisicamente però poi verso l’ultima parte ho alternato momenti buoni ad altri meno buoni, quindi più che un momnto di difficoltà, è stato un susseguirsi di alti e bassi. Ma sono sempre stato sereno».

 

 

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Senza Pogba, è stato lei ad agire tra le linee, più avanzato. Succederà di nuovo? Le piace?
«In realtà il ruolo che preferisco sempre è quello della mezzala, in modo da avere la possibilità di abbassarmi ma anche di andare tra le linee. Poi se il mio ruolo in campo avanza un po’, va bene: io sono a completa disposizione del mister e della squadra. Mi piace anche svariare un po’ all’interno del campo, giocare con la squadra, quindi più da mezzala».

Dica la verità: quanta voglia ha di segnare il primo gol in prima squadra in gare ufficiali?
«Il gol in prima squadra che non è ancora arrivato è più una soddisfazione personale: sarebbe davvero bello realizzare il primo dopo tutti gli anni di settore giovanile. Ma l’obiettivo è di farne tanti, di gol: metterne a segno un buon numero, ecco. Però devo effettivamente rompere il ghiaccio».

Che significato ha per lei il rinnovo fino al 2027?
«Il rinnovo fino al 2027 per me ha un forte significato perché è la prosecuzione di un percorso che dura da tanti anni. Quando si prolunga il contratto con la Juventus con una maglia così importante è sempre motivo di orgoglio. E una bella soddisfazione».

E un segnale di fiducia del club.
«La società mi ha dimostrato sempre piena fiducia. Il rinnovo è la ciliegina sulla torta».

Eppure è sempre al centro di voci di mercato: si parla di prestito. Cosa è meglio per lei, in questa fase della carriera?
«Adesso non si può dire con certezza: c’è ancora la tournée, abbiamo due partite negli Stati Uniti e pensiamo a quello. Poi quando si tornerà dall’America, io e la società decideremo quale sarà il percorso migliore per questa stagione. Lo vedremo dunque dopo la tournée: sono tranquillo».

Le proposte ci sono?
«L’interesse di alcune squadre c’è stato, in effetti. Però come ho detto si vedrà ad agosto...».

Con lei in tourné ci sono ragazzi più giovani: Yildiz, Huijsen, Nonge. Fa già da chioccia?
«No no, i ragazzi sono in gamba: non hanno bisogno del mio aiuto, siamo tutti giovani. Ci troviamo bene tra di noi, è un gruppo che tiene alta la spensieratezza: è un punto di forza della squadra».

 

 

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Cosa l’ha colpita degli Usa?
«Ero stato una volta in America quando ero più piccolo a Miami, in uno dei tornei internazionali con la Juventus a livello giovanile. Ma non avevo avuto molto tempo per visitare le zone. A Los Angeles invece abbiamo visto qualcosina, sono stato colpito dalla bellezza della città».

Da cosa in particolare?
«Mi ha colpito molto Venice Beach: vedi gente che pratica qualsiasi tipo di sport, dal beach volley allo skate, dal surf alla corsa. C’è chi gioca a basket, chi gioca a calcio... Il senso di aggregazione che riesce a dare lo sport mi trasmette una sensazione stupenda».

E se non avesse fatto il calciatore, con quale sport si sarebbe cimentato?
«Se non avessi fatto il calciatore non avrei giocato a basket perché non sono portato, però mi piace la Nba».

Qui a L.A. Lakers o Clippers?
«Nessuna delle due. Io tifo Golden State».

Steph Curry, quindi.
«Sì, proprio lui. Tifo Golden State per lui. Nel calcio sono sempre stato juventino, mentre nella Nba tifo più per i protagonisti e dunque per la squadra in cui giocano».

E perché Steph Curry?
«La cosa che mi piace di Steph, al di là del fatto che tiri da lontanissimo e faccia sempre canestro, è il suo modo di capire come vanno le partite, sapere quando tirare e quando invece passare la palla: è anche bravo a leggere le situazioni. Questo è un aspetto che mi piace molto di lui».

 

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Dunque ha già sfidato a una gara di tiri liberi senza esclusione di colpi altri due appassionati come Pogba e Allegri?
«Non ne ho ancora fatte, altrimenti li avrei battuti… (Ride)».

Qualche compagno per scherzare le dice: «Ehi, Golden Boy...»?
«Ogni tanto si scherza sì… Ma il Golden Boy italiano di Tuttosport è un riconoscimento di cui vado orgoglioso: ricordo la serata di premiazione, è stata bellissima. Quindi è un motivo di soddisfazione: tra i tanti giocatori italiani bravi della mia età, sono stato premiato proprio io. Perciò è una bella sensazione, che mi ha motivato e mi motiva a fare sempre meglio».

Una nota dolente, ma la Juve non c’entra, è stata l’Euro U21.
«L’Europeo finito così è stata una delusione per tutta la squadra, sognavamo le Olimpiadi. Siamo stati sfortunati con la Francia, ma anche poco bravi nella partita con la Norvegia: in un torneo del genere, con poche gare, non puoi permetterti margine di errore».

Cosa non ha funzionato?
«Non c’è qualcosa che non ha funzionato, non abbiamo colto le opportunità che ci si erano presentate. La prima partita forse ci ha un po’ destabilizzati: anche questo è un errore che non avremmo dovuto commettere. Vero, ci sono stati errori arbitrali con la Francia, però avremmo potuto reagire in maniera diversa».

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Dal Ritz-Carlton Hotel si vede il porto turistico di Marina del Rey: un gioiellino extra lusso, la casa della Juve a L.A. Poco dopo pranzo la hall diventa il posto migliore per sbirciare l’oceano e c’è un continuo viavai verso la grande vetrata. Fabio Miretti guarda oltre, tipico dei ragazzi della sua età: sempre avanti.

Fabio Miretti, prima tournée negli States con la Juve di Allegri: sensazioni?
«Una bella esperienza, l’anno scorso non l’ho fatta per gli impegni delle Nazionali, quest’anno mi faceva piacere esserci anche per iniziare un po’ prima la stagione, l’anno scorso l’avevo iniziata tardi. Sicuramente è una bella esperienza, peccato per la partita con il Barcellona, abbiamo avuto la sfortuna di non giocare la prima gara, ma almeno ne abbiamo altre due, con il Milan e il Real: si tratta di amichevoli, però saranno sicuramente utili sia per mettere minuti nelle gambe sia perché affrontiamo due squadre forti».

Cosa è cambiato in un anno?
«Direi niente. Da un anno a questa parte non è cambiato il mio entusiasmo, resto lo stesso di prima. Sento la fiducia dell’allenatore: anche nella passata stagione mi ha dato spazio e responsabilità, io ho cercato di ripagarlo sul campo. Il suo modo di dare consigli quando faccio le cose bene e quando le faccio meno bene, per me è uno stimolo per crescere, sicuramente è una parte del mister che apprezzo».

Allegri ha fiducia però ogni tanto la punzecchia.
«Nella seconda metà di stagione, poco dopo l’infortunio, ho avuto un periodo in cui non stavo bene fisicamente però poi verso l’ultima parte ho alternato momenti buoni ad altri meno buoni, quindi più che un momnto di difficoltà, è stato un susseguirsi di alti e bassi. Ma sono sempre stato sereno».

 

 

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