TORINO - Questa amichevole è un gelato al veleno, una lama sottile che può ferire l’anima perfino più profondamente di una “fotoromanza” in musica. Perché vai a spiegarlo che è solo calcio d’agosto se stasera a uno dei due allenatori dovesse già toccare di spiegare che la sconfitta “non è un dramma” e che “stiamo lavorando” e che “bisogna crescere e serve tempo”.
Sì, certo, ma a una settimana dall’inizio del campionato... Mica pizze e fichi. Insomma, poche storie: Juventus e Atalanta stasera giocheranno un’amichevole per modo di dire. Con tutte le attenuanti del caso, infatti, a una sola settimana dal via l’aspetto mentale è dirimente e si è già abbondantemente dentro alla fase in cui “vincere aiuta a vincere”. Senza dimenticare che si tratta indiscutibilmente dell’amichevole di più alto livello che impegna due squadre di Serie A sul nostro territorio e non ai quattro angoli del mondo.
Allegri, crash test per la Juventus
Massimiliano Allegri sottopone la sua Juventus a un crash test di tutto rispetto e soprattutto estremamente indicativo nell’ottica della tanto auspicata svolta dinamica. In questi 8 anni di gestione Gasperini (un record clamoroso per le dinamiche dei tecnici e non solo alla nostre latitudini) l’Atalanta è assurta a simbolo di squadra impegnativa, malmostosa e sportivamente fastidiosa da affrontare. Fama meritata al punto che un tizio non proprio alle prime armi come Pep Guardiola ha sintetizzato così quel che si prova: «Giocare contro l’Atalanta è come andare dal dentista: si soffre sempre».
Già, non esistono “amichevoli” negli orizzonti gasperiniani e anche per questo Allegri avrebbe preferito sfidare il dentista con l’anestetico giusto già a disposizione: quel Romelu Lukaku che nei progetti del tecnico livornese dovrà garantire fisicità e solidità in attacco in modo da far salire la squadra. Qualcosa che ora non può assicurare Vlahovic sia per indole personale sia per caratteristiche tattiche (e per qualche approssimazione tecnica nella gestione del pallone) sia per le condizioni fisiche non ancora all’altezza di sostenere (almeno non per intero) il test nerazzurro. Che, in conseguenza dell’alta intensità che propone, si rivelerà invece un interessantissimo banco di prova sia di gruppo sia per i singoli bianconeri, a cominciare da quel Timothy Weah che nelle amichevoli americane ha già mostrato una intrigante propensione alla spinta in fascia e all’inserimento. Caratteristiche, quella di corsa e pressing, che dovranno spronare la Juventus in questa stagione dell’Anno Zero senza Coppe.