Juve, è questa la strategia per lo Scudetto? Cosa spera Allegri

Sette squadre in cinque punti: è ressa per le prime quattro posizioni che daranno l’accesso alla Champions

La classifica si compatta e si sgrana, al tempo stesso, definendosi in prospettiva. Così che, dopo sei giornate, disegna una attendibile proiezione del campionato che ci aspetta: con l’eccezione del Lecce (attenzione, nessuna “diminutio” per lo straordinario percorso: lo sanno loro per primi di rappresentare gli intrusi in questa particolare lettura) saranno le squadre comprese tra i 15 e gli 11 punti a giocarsi le quattro posizioni che daranno diritto alla qualificazione in Champions League: dal Milan alla Fiorentina, sei squadre (7 col Lecce) in 5 punti per conquistare un posto al sole nella nuova competizione continentale che cambierà format e che, soprattutto, garantirà introiti ancor più cospicui ai club che ne prenderanno parte.

Insomma, senza voler scomodare le battaglie ideologiche su Superlega e affini, è un fatto che la stessa Uefa innescherà un sistema che aumenterà le differenze (già acute) tra i top club e quelli che non parteciperanno alla massima competizione continentale. E, badate bene, non è filosofia spicciola ma concreta sostanza economica, tanto è vero che da anni ormai il vero discrimine è quello di piazzarsi tra le prime quattro, e se capita di riuscire a farlo vincendo anche lo scudetto tanto meglio - qualche festa in più, i tifosi ebbri e gli inevitabili upgrade in termini di immagine di sponsor, che non spostano troppo economicamente, eh.. - ma, appunto, di dettaglio si tratta perché la sopravvivenza passa dalla capacità di star dentro al quarto posto. Se la si ibernasse a oggi, non ci sarebbero neppure clamorose novità perché tutte e quattro le squadre nei primi quattro posti sono frequentatrici di quelle altitudini, seppure con diverse sfumature: Inter e Milan con una storia europea di tutto rispetto ma con recenti difficoltà archiviate da pochi anni (il Milan, peraltro, a ‘sto giro ci sta per penalizzazioni altrui: qualcosa vorrà pur dire circa le difficoltà dell’impresa) e l’Atalanta con una nobiltà recente e di grande suggestione.

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Juve habitué in Champions

Quanto alla Juventus, al netto della penalizzazione subita lo scorso anno (quando le tensioni sul campionato non preoccupavano più di tanto), la sua presenza in Champions è una abitudine consolidata dal post Calciopoli dal 2007, che si è interrotta con l’intermezzo delle due stagioni dei settimi posti 2009/10-2010/11 con le gestioni Zaccheroni-Del Neri. La squalifica di quest’anno ha però innescato un controllo dei conti con inevitabili ripercussioni sul mercato e sulla gestione tecnica della rosa: una Juventus impoverita tecnicamente deve fare la corsa con squadre più attrezzate godendo, però, del “vantaggio” (si fa per dire) di non giocare durante la settimana. La gestione di Massimiliano Allegri e del suo staff deve appunto far leva su questa carenza per trasformarla in un punto di forza che garantisca una predisposizione al pressing e alla velocità d’esecuzione quando le altre pretendenti saranno zavorrate dalle fatiche successive agli impegni infrasettimanali. Limando, così, la differenza qualitativa che, uomo su uomo, in questa fase penalizza un poco il club bianconero.

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Juve, fondamentale qualificarsi in Champions League ma...

L’obiettivo di arrivare tra le prime quattro è dirimente per i conti del club e, di conseguenza, per evitare che la crescita tecnica attraverso il miglioramento della rosa (il mercato, sostenibile fin che volete, ma il mercato) subisca un ulteriore stop. Allegri continua a respingere, con valide sottostanti tecniche (il giochino è sempre il solito: quanti titolari della Juve lo sarebbero automaticamente in Inter, Milan e Napoli?) la narrazione secondo cui la Juve sia candidata principe alla vittoria dello scudetto e ribadisce come il successo sarà quello di arrivare tra le prime quattro. Poi, certo, se a marzo il mischione si rivelerà ancora tale e le Coppe toglieranno energie alle avversarie, allora nulla sarebbe precluso a una squadra che dovrebbe aver guadagnato sempre più in consapevolezza tecnica e personale e che potrà gestire al meglio le energie. Ma l’attenzione va tenuta alta, perché il crinale è davvero sottile e quel quarto posto, come disse il coach per antonomasia in maniera ineguagliabile, è "la differenza tra vivere o morire".

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La classifica si compatta e si sgrana, al tempo stesso, definendosi in prospettiva. Così che, dopo sei giornate, disegna una attendibile proiezione del campionato che ci aspetta: con l’eccezione del Lecce (attenzione, nessuna “diminutio” per lo straordinario percorso: lo sanno loro per primi di rappresentare gli intrusi in questa particolare lettura) saranno le squadre comprese tra i 15 e gli 11 punti a giocarsi le quattro posizioni che daranno diritto alla qualificazione in Champions League: dal Milan alla Fiorentina, sei squadre (7 col Lecce) in 5 punti per conquistare un posto al sole nella nuova competizione continentale che cambierà format e che, soprattutto, garantirà introiti ancor più cospicui ai club che ne prenderanno parte.

Insomma, senza voler scomodare le battaglie ideologiche su Superlega e affini, è un fatto che la stessa Uefa innescherà un sistema che aumenterà le differenze (già acute) tra i top club e quelli che non parteciperanno alla massima competizione continentale. E, badate bene, non è filosofia spicciola ma concreta sostanza economica, tanto è vero che da anni ormai il vero discrimine è quello di piazzarsi tra le prime quattro, e se capita di riuscire a farlo vincendo anche lo scudetto tanto meglio - qualche festa in più, i tifosi ebbri e gli inevitabili upgrade in termini di immagine di sponsor, che non spostano troppo economicamente, eh.. - ma, appunto, di dettaglio si tratta perché la sopravvivenza passa dalla capacità di star dentro al quarto posto. Se la si ibernasse a oggi, non ci sarebbero neppure clamorose novità perché tutte e quattro le squadre nei primi quattro posti sono frequentatrici di quelle altitudini, seppure con diverse sfumature: Inter e Milan con una storia europea di tutto rispetto ma con recenti difficoltà archiviate da pochi anni (il Milan, peraltro, a ‘sto giro ci sta per penalizzazioni altrui: qualcosa vorrà pur dire circa le difficoltà dell’impresa) e l’Atalanta con una nobiltà recente e di grande suggestione.

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