TORINO - Non obbligatorio, ma sarebbe utile: si potrebbero sintetizzare così i ragionamenti di Exor e della dirigenza Juventus sull’ipotesi di un aumento di capitale da discutere nel Cda di oggi e poi, nel caso in cui venisse deciso, da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea dei soci, in programma nella terza decade di novembre. Nonostante la svolta nella politica societaria, con l’insediamento a gennaio del presidente Gianluca Ferrero, dell’ad Maurizio Scanavino e degli altri tre membri del Consiglio, e il varo di un progetto di sostenibilità, i conti bianconeri ancora languono: per carità, il rosso si è dimezzato rispetto a un anno fa con le perdite nella stagione 2022-23 che dovrebbero assestarsi intorno ai 115 milioni (erano 239 nel 2021-22), ma proprio per effetto del precedente bilancio il patrimonio netto della Juventus si è ridotto dai 135 milioni a dicembre ai circa 50-60 milioni al 30 giugno 2023.
Aumento di capitale, pro e contro
Il dato certo sulle perdite - quello che viene utilizzato è la somma delle due semestrali sulla quale però potrebbero esserci stati ancora degli aggiustamenti - uscirà dal Cda di oggi che, alla luce dei conti, valuterà con la proprietà i pro e i contro di un aumento di capitale. Se da un lato, infatti, i ricavi sono in crescita e il taglio dei costi, soprattutto quelli legati alla gestione dei giocatori, hanno permesso risparmi importanti, in linea con il piano triennale, la prospettiva di una stagione (2023-2024) senza ricavi dall’Uefa per la mancata partecipazione alle Coppe Europee costringe a ipotizzare un futuro ancora in rosso per i conti bianconeri.