Che il derby sia una partita speciale lo si può imparare o lo si può sapere. Un giocatore che lo impara, impara prima che è speciale per i tifosi e per la società e poi, non sempre, inizia a sentirlo speciale lui stesso. Un giocatore che lo sa, lo sa perché il derby è speciale prima di tutto per lui, perché prima di essere un giocatore è stato un tifoso. Nicolò Fagioli e Fabio Miretti che il derby è speciale lo sanno da una vita, da quando sognavano di essere uno Alessandro Del Piero e uno Pavel Nedved. E ha cominciato a diventare presto ancora più speciale, perché appena adolescenti - Fagioli - o addirittura bambini - Miretti - le sfide tra Juve e Toro hanno iniziato a giocarle. E respirandone l’essenza sono cresciuti.
Fagioli-Miretti, un posto per due
Un’essenza a cui domani cercheranno di attingere per dare una svolta alla stracittadina e alla propria stagione, finora altalenante per Fagioli e appiattita sulla sufficienza stiracchiata per Miretti. Tanto che nessuno dei due si è ancora preso il posto vacante accanto agli inamovibili Locatelli e Rabiot. Miretti punta sul maggiore dinamismo e la migliore lettura degli spazi in cui inserirsi, Fagioli su tecnica e fantasia superiori: doti che però nessuno dei due è ancora riuscito a esprimere al meglio.
Ora però c’è il derby, che in ottobre ha sancito in più di un’occasione svolte positive per la Juve: l’anno scorso, per citare l’ultima, o nel 2015, per citare la più celebre, con la rimonta Scudetto dal dodicesimo posto. Oggi la Juventus ha bisogno di una spinta, ma non di una svolta come quelle citate. E allora di rivoluzionare la stagione al derby - o meglio a se stessi, puntando sulla carica del derby che hanno dentro - lo chiederanno Fagioli e Miretti.
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