Marocchino: “Allegriano convinto, ma alla Juve manca un tipo di giocatore”

L’ala di inizio anni 80 e il derby contro il Torino: “Prima erano più sentiti. Punto su Kean, che bravi Fagioli e Miretti”

Il derby lo elettrizza ancora adesso. Perché piemontese, perché cresciuto nelle giovanili della Juventus e perché contro il Toro ha giocato sempre partite molto difficili. Domenico Marocchino, ora opinionista assieme a Ciccio Graziani del programma di Rai Radio 2 "Campioni del mondo", si addentra nelle pieghe del derby. Con uno sguardo al passato e uno al presente.

Domenico Marocchino, la parola derby cosa le fa venire in mente?

«Penso subito alla mia prima partita nelle giovanili della Juventus, nel 1974. Al Motovelodromo, durante un torneo di inizio stagione, mi ritrovai ad affrontare il Toro. Perdemmo ai rigori, quindi mi rimane una punta di dispiacere che ancora adesso ricordo nitidamente perché quelle erano gare molto tese».

Ci saranno, però, anche ricordi belli nel cassetto.

«Sicuramente sì, perché nei miei 4 anni di Juventus sono di più i derby vinti di quelli persi. Mi fa ancora sorridere quello del 7 marzo '82. Nel Toro c'era Beruatto, piemontese come me, in campo. Lui era un mio grande amico. I granata sono avanti 2-0 praticamente subito. E lui inizia a provocarmi: dovevamo andare a cena la sera, ma io inizio ad infastidirmi e gli dico "vedrai che non ti faccio digerire". Poi vinciamo noi 4-2, andiamo a cena e paga lui. Sicuramente quella giornata gli è rimasta sullo stomaco».

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C'è un granata che ammirava particolarmente?

«Penso che vedere in campo uno come Paolino Pulici fosse un privilegio, un onore. Parliamo di un grande Toro, anche subito dopo lo scudetto era molto competitivo. Vivevamo dei derby combattuti, poi io lo sentivo in maniera particolare. Non è mai stata una partita come le altre, da vercellese ho sempre sentito una tensione differente. Poi, erano incontri nei quali si affrontavano tanti giocatori cresciuti nei rispettivi vivai, non come adesso».

La tendenza però, almeno in casa Juventus, sta cambiando.

«Mi fa piacere vedere due ragazzi come Fagioli e Miretti, per esempio: hanno qualità importanti, vestire la maglia bianconera non è semplice, ma loro sono già maturi».

Quanto cambia la Juventus senza Chiesa e Vlahovic?

«Parecchio, anche se ci sono giocatori che possono comunque fare bene, come Kean. In area mancherà un po' di peso, ma la Juventus resta favorita. Per il derby, ma per lo scudetto no: Giuntoli ha ragione quando dice che Inter, Milan e Napoli sono più avanti».

Da una Juventus senza coppe sarebbe lecito aspettarsi di più?

«Io sono un allegriano convinto: penso che stia facendo bene con le risorse di cui dispone. Manca un giocatore che sappia verticalizzare, per esempio: prima lo facevano Pjanic o Bonucci, ora la Juventus non ha più quella variante di gioco e si sente, soprattutto in partite bloccate. Come può essere un derby. Spero che possa essere deciso da un calcio di punizione: da troppo tempo sia i bianconeri che i granata non hanno più specialisti. Ed è un vero peccato».

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Il derby lo elettrizza ancora adesso. Perché piemontese, perché cresciuto nelle giovanili della Juventus e perché contro il Toro ha giocato sempre partite molto difficili. Domenico Marocchino, ora opinionista assieme a Ciccio Graziani del programma di Rai Radio 2 "Campioni del mondo", si addentra nelle pieghe del derby. Con uno sguardo al passato e uno al presente.

Domenico Marocchino, la parola derby cosa le fa venire in mente?

«Penso subito alla mia prima partita nelle giovanili della Juventus, nel 1974. Al Motovelodromo, durante un torneo di inizio stagione, mi ritrovai ad affrontare il Toro. Perdemmo ai rigori, quindi mi rimane una punta di dispiacere che ancora adesso ricordo nitidamente perché quelle erano gare molto tese».

Ci saranno, però, anche ricordi belli nel cassetto.

«Sicuramente sì, perché nei miei 4 anni di Juventus sono di più i derby vinti di quelli persi. Mi fa ancora sorridere quello del 7 marzo '82. Nel Toro c'era Beruatto, piemontese come me, in campo. Lui era un mio grande amico. I granata sono avanti 2-0 praticamente subito. E lui inizia a provocarmi: dovevamo andare a cena la sera, ma io inizio ad infastidirmi e gli dico "vedrai che non ti faccio digerire". Poi vinciamo noi 4-2, andiamo a cena e paga lui. Sicuramente quella giornata gli è rimasta sullo stomaco».

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