Fagioli, la Juventus non rischia nulla. Anno fuori? Allegri già senza Pogba

Il club aspetta le decisioni della giustizia sportiva, il problema è sul campo dove almeno per una stagione si giocherebbe senza il numero 10 e il numero 21 bianconero...

Partiamo dalla notizia, emersa dopo che le indiscrezioni si rincorrevano da mesi (che poi siano “uscite” proprio durante la sosta... vabbè): Nicolò Fagioli è indagato dalla Procura della Repubblica di Torino, che di conseguenza ha passato gli atti alla Procura federale della Figc, per un giro di scommesse su piattaforme illegali. Prima di addentrarci nelle analisi è fondamentale una precisazione. La prima: Fagioli non ha un ruolo centrale nell’indagine dei pm torinesi (nello specifico il giudice Manuela Pedrotta), vale a dire che non è emerso a suo carico nessun rilievo che possa ascriverlo al ruolo di organizzatore delle scommesse, ma è chiamato in causa “solo” come un giocatore coinvolto di striscio in una indagine sulle scommesse clandestine: la Polizia di Torino ha individuato un gruppo che gestisce le scommesse, più un altro di utenti e in quest’ultimo è emerso il nome di Fagioli.

Cosa rischia il bianconero Fagioli

Se l’ipotesi fosse accertata, si tratterebbe di un reato che generalmente si risolve con un’oblazione, che estingue il reato. Questo aspetto (penalmente facilmente risolvibile) assume però un rilievo particolare in quanto Fagioli è un calciatore professionista a cui è fatto divieto di scommettere, con preciso riferimento alla disciplina praticata. Un dettaglio non da poco perché in ambito sportivo il giocatore rischia una sanzione che va dalla multa alla squalifica (la pena massima di tre anni non è, e vedremo perché, oggettivamente un rischio) a seconda di quello che emergerà dall’indagine a suo carico della Procura federale che, tra pochi giorni, dovrebbe chiudersi con il deferimento che porterà al processo sportivo.

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L'autodenuncia a fine agosto

Il procuratore Giuseppe Chiné, infatti, ha verificato su cosa il giocatore ha scommesso perché, appunto, la posizione si aggrava nel caso in cui le puntate riguardano la propria squadra. E, soprattutto, lo ha già ascoltato perché, ecco un dato tutt’altro che trascurabile, il 30 agosto i legali del giocatore hanno inviato una Pec (posta certificata) per una “auto denuncia” dopo che era emersa l’indagine penale a carico. Una scelta che i suoi difensori, Luca Ferrari e Armando Simbari, hanno spiegato così: "In un’ottica di massima trasparenza e collaborazione con l’Autorità giudiziaria ordinaria e sportiva, il nostro assistito si è attivato per primo e tempestivamente nei confronti della Procura Federale. Nella nostra qualità di legali di Nicolò Fagioli, in riferimento alle notizie apparse sulla stampa, possiamo rappresentare che il nostro assistito sta affrontando con responsabilità la vicenda, in un’ottica di massima trasparenza e collaborazione con l’Autorità giudiziaria ordinaria e sportiva, come dimostra il fatto di essersi attivato per primo e tempestivamente nei confronti della Procura Federale. Nicolò è sereno ed è massimamente concentrato sulla Juventus e sul campionato". La data del 30 agosto spiega anche perché la Procura federale si stia apprestando a chiudere il fascicolo: ha 60 giorni di tempo dalla sua apertura.

Le possibili sanzioni sportive

Dal punto di vista sportivo, infine, per azzardare una ipotesi di sanzione bisognerà appunto valutare quel che è emerso in termini di violazione commessa. L’inibizione massima, tre anni, viene di solito riservata a chi organizza il giro di scommesse con un ruolo attivo e non come semplice scommettitore che è, come emerge dalla Procura di Torino, l’addebito ascritto a Fagioli. Giova ricordare, per esempio, che Andrea Masiello fu squalificato per 2 anni e 5 mesi dopo essere stao parte attiva (un gol su autorete) in una combine ai danni del Bari ai tempi di “Scommessopoli” nel 2011: il vero e “concreto” scandalo che avrebbe dovuto sconvolgere dalle fondamenta il calcio italiano e che invece è stato pian piano insabbiato e dimenticato (anche per le inadeguatezze della Procura di Cremona che non disponeva delle strutture adeguate a sostenere una indagine di quelle dimensioni). La Juventus, invece, non ha alcuna responsabilità nella vicenda e, anzi, dopo l’autodenuncia da parte di Fagioli avrebbe subito avviato nei suoi confronti un percorso di sostegno atto a superare la gestione di un problema in tutto e per tutto esterno al calcio. E per la cui narrazione è necessario, prioritariamente, il rispetto umano.

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Partiamo dalla notizia, emersa dopo che le indiscrezioni si rincorrevano da mesi (che poi siano “uscite” proprio durante la sosta... vabbè): Nicolò Fagioli è indagato dalla Procura della Repubblica di Torino, che di conseguenza ha passato gli atti alla Procura federale della Figc, per un giro di scommesse su piattaforme illegali. Prima di addentrarci nelle analisi è fondamentale una precisazione. La prima: Fagioli non ha un ruolo centrale nell’indagine dei pm torinesi (nello specifico il giudice Manuela Pedrotta), vale a dire che non è emerso a suo carico nessun rilievo che possa ascriverlo al ruolo di organizzatore delle scommesse, ma è chiamato in causa “solo” come un giocatore coinvolto di striscio in una indagine sulle scommesse clandestine: la Polizia di Torino ha individuato un gruppo che gestisce le scommesse, più un altro di utenti e in quest’ultimo è emerso il nome di Fagioli.

Cosa rischia il bianconero Fagioli

Se l’ipotesi fosse accertata, si tratterebbe di un reato che generalmente si risolve con un’oblazione, che estingue il reato. Questo aspetto (penalmente facilmente risolvibile) assume però un rilievo particolare in quanto Fagioli è un calciatore professionista a cui è fatto divieto di scommettere, con preciso riferimento alla disciplina praticata. Un dettaglio non da poco perché in ambito sportivo il giocatore rischia una sanzione che va dalla multa alla squalifica (la pena massima di tre anni non è, e vedremo perché, oggettivamente un rischio) a seconda di quello che emergerà dall’indagine a suo carico della Procura federale che, tra pochi giorni, dovrebbe chiudersi con il deferimento che porterà al processo sportivo.

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