L'amicizia con West, le incomprensioni con Zaccheroni
George vive felice a Milano, circondato da amici, compreso Taribo West. Taribo è un idolo interista, ma Weah - come avrete capito - la questione del tifo la vive molto a modo suo e senza dogmatismi: l’amicizia va oltre qualsiasi barriera. Ama i calciatori di classe e tecnica, adora giocare con Zvonimir Boban e Andryi Shevchenko, per esempio, un po’ meno negli schemi di Alberto Zaccheroni. Eppure il suo secondo scudetto al Milan lo vince proprio sotto la guida del tecnico romagnolo, con il quale non ci sarà mai troppa simpatia. In Francia arrivano addirittura a ipotizzare che sia una questione di razzismo. Weah, al passo d’addio, nel gennaio del 2000, chiarisce in modo lapidario la questione: "Tutto falso, non ho mai pensato che Zaccheroni fosse razzista. La sola cosa che so è che lui non mi vuole più al Milan".
Alla fine andrà al Chelsea, voluto fortemente da Gianluca Vialli (perché i fenomeni si riconoscono e si piacciono a pelle), poi andrà al City, al Marsiglia e chiuderà la carriera negli Emirati, prima della carriera da politico. A Milano lascia un ricordo indelebile, quel Milan non è stato certamente il più stellare, ma è stato il Milan di Weah e nel cuore di ogni tifoso rossonero c’è un posto speciale per quei ricordi. Timothy è stato concepito proprio alla fine del periodo milanista (è nato quando George era appena passato al Chelsea) e San Siro dovrebbe averlo nel dna, che in fondo è fatto a elica come i i suoi torrioni.