TORINO - Guardate con attenzione il dettaglio della fotografia qui sopra: in un recente arrivo della squadra all’Allianz Stadium, Kenan Yildiz saluta i tifosi passando in mezzo tra due ali di folla. Nella mano sinistra l’immancabile smartphone, con un cover personalizzata: la bandiera turca spicca con il suo sfondo rosso. Come il cuore di Kenan, che batte per il suo popolo: lui è nato in Germania e oggi, per la prima volta affronterà quella che avrebbe potuto essere la sua Nazionale, quella tedesca.
Emozioni forti a Berlino: un’amichevole sulla carta, ma la massiccia presenza turca in terra tedesca renderà la sfida speciale a prescindere. E per Yildiz lo sarà un po’ di più: all’Olympiastadion il trequartista bianconero potrebbe addirittura partire titolare. Vincenzo Montella lo aveva chiamato a ottobre per la prima volta nella Nazionale maggior turca e lo aveva fatto debuttare, in modo così da chiudere per sempre le porte alla Germania per il classe 2005. In realtà non c’erano mai stati realmente i margini per un cambiamento di idea: la federazione tedesca non ci ha mai seriamente pensato e non c’era un progetto che potesse interessare il ragazzo che ha stregato anche Allegri.
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E poi Yildiz si sente turco: con garbo e con i suoi modi eleganti lo ha spiegato anche alla Bild la settimana scorsa: "Mia mamma è tedesca e mio papà turco, ma ho giocato per la Turchia fin dall’Under 17 e non mi sono mai posto nemmeno la questione - aveva rivelato nell’intervista il 18enne nato a Ratisbona -. Lasciare la Baviera, invece, è stato strano, ma la Juventus mi ha presentato il miglior progetto sportivo in assoluto e i dirigenti del Bayern si sono mossi con il mio entourage troppo tardi, per quanto fossero intenzionati a trattenermi. Ho creduto fin dall’inizio alla possibilità di sfondare a Torino. Ho cominciato con l’Under 19 per abituarmi al Paese, al gioco e alla lingua, poi ho disputato qualche partita in Next Gen e, in estate, mi hanno permesso di andare in tournée negli Stati Uniti con la prima squadra: è stato incredibile, perché ho iniziato a condividere gli allenamenti con giocatori, come Chiesa e Vlahovic, che prima ammiravo soltanto in televisione!"