Vlahovic, le critiche e il dibattito
Paolo Di Canio, per esempio, aveva evidenziato alcune carenze del bomber serbo proprio su queste colonne: una critica molto tecnica, non una chiacchiera da bar. Ma ci sono molti, non tutti ovviamente, ma molti calciatori e allenatori che spesso auspicano che si torni a parlare di calcio e non di polemiche, ma poi quando si parla effettivamente di calcio, ma li si critica, la buttano loro in polemica contro chi ha osato ipotizzare dei loro sbagli. Certo, c’è il discorso della competenza che non sempre abbonda, ma in compenso dall’altra parte si nota una certa abbondanza di presunzione.
E c’è, in generale, una sempre più bassa disponibilità al confronto e all’accettazione delle obiezioni altrui. Così cresce la tendenza al dividersi in fazioni, a ragionare per pregiudizi, a trasformare le idee in trincee e un pensiero critico viene immediatamente incasellato da una parte o dall’altra del campo di battaglia in cui si è trasformato il dibattito. È davvero un peccato, perché se non c’è offesa, la critica è sempre costruttiva e può essere utile a migliorarsi. Ma, purtroppo, oggi le parole sono molto di più strumenti di distruzione.