Juventus-Sassuolo, quel gesto di Vlahovic che vale più della doppietta

L’unità del gruppo è l’arma più potente di questa squadra, in cui l’attaccante serbo esulta per Chiesa

La Juventus è l’equivalente calcistico del buon vecchio Nokia 3310, non bellissimo, ma così solido che il guscio protettivo lo mettevi per preservare i pavimenti in caso di caduta. E così, indistruttibile e funzionale, senza concessioni all’estetica e spaventosamente efficace, la Juventus resta appiccicata all’Inter, schiaffeggiando il Sassuolo nel primo tempo, controllandolo senza patemi nel secondo, con una partita a tratti perfino brillante, certamente illuminata dalla meravigliosa doppietta di Vlahovic, ma nella quale si apprezzano gli scintillanti riflessi di Yildiz, gli strappi di Rabiot, l’intelligenza di Cambiaso e i ruggiti di Chiesa.

Ma se c’è un gesto di Dusan che deve spaventare i nerazzurri non è il sinistro a giro del primo gol o la sublime pennellata della punizione, ma i saltelli da bambino al momento del gol di Federico Chiesa. Vlahovic era stato sostituito, era in panchina, con il giaccone e sembrava più felice che i suoi gol. L’amicizia e l’unità del gruppo, eccitato dal profumo dell’impresa, compensano la qualità generale della squadra e raddoppiano le energie.

La Juve può arrivare fino in fondo

Con questa convinzione la Juventus è perfettamente in grado di arrivare fino in fondo mantenendo lo stesso ritmo, anche perché alleggerita dagli impegni di Champions League che zavorreranno l’Inter nei momenti cruciali. La pressione sui nerazzurri, quindi, aumenta di partita in partita, di dichiarazione in dichiarazione, di gol in gol e il duello si fa sempre più esaltante. Anche perché la resurrezione agonistica di Vlahovic restituisce al film dello scudetto un protagonista che non segnava gol così belli da un po’ di tempo a questa parte e, ieri sera, si è meritato la standing ovation del pubblico dello Stadium, riaprendo quella storia d’amore sempre sognata dal serbo e dal popolo juventino.

 

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La Juve, Allegri e il 'sorpasso' all'Inter

E non è solo una futile questione romantica: la classe e i gol di Vlahovic possono concretamente cambiare i destini di una squadra che, finora, per segnare, doveva arrangiarsi con difensori e centrocampisti. E basta guardare il sorriso che increspa leggermente l’espressione di Allegri, per intuire la portata della ritrovamento del bomber. Max, nei suoi ragionamenti, ha sicuramente calcolato quanto possa incidere la sosta Supercoppa per l’Inter e l’eventuale sorpasso virtuale. Non lo dirà mai, neanche sotto tortura, ma invece di celebrare la vittoria sul Sassuolo, il generale bianconero ha subito pensato alla battaglia di Lecce, dove la Juventus potrebbe effettivamente tornare prima in classifica, mentre l’Inter è in Arabia Saudita.

Lo scontro diretto del 4 febbraio

In un campionato così tirato, in cui ci sono ancora solo due punti di distacco fra prima e seconda, ogni dettaglio può avere un peso, ma ogni vittoria, da ora in poi, ha lo stesso significato, soprattutto se ottenuta con schiacciante superiorità come quella della Juventus di ieri sera, ma è ancora lunghissima corsa, con tante, troppe incognite. Per esempio, il 4 febbraio, lo scontro diretto di San Siro non può essere decisivo, proprio per la sua lontananza dal traguardo. Certo chi vince può pensare di iniziare una di quelle fughe dello juventino Chiappucci, ma quella partita servirà al massimo a dare uno scossone psicologico, perché, a quel punto, con ancora quindici partite da giocare non c’è bisogno di essere Indurain per andare a riprendere il fuggitivo.

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La Juventus è l’equivalente calcistico del buon vecchio Nokia 3310, non bellissimo, ma così solido che il guscio protettivo lo mettevi per preservare i pavimenti in caso di caduta. E così, indistruttibile e funzionale, senza concessioni all’estetica e spaventosamente efficace, la Juventus resta appiccicata all’Inter, schiaffeggiando il Sassuolo nel primo tempo, controllandolo senza patemi nel secondo, con una partita a tratti perfino brillante, certamente illuminata dalla meravigliosa doppietta di Vlahovic, ma nella quale si apprezzano gli scintillanti riflessi di Yildiz, gli strappi di Rabiot, l’intelligenza di Cambiaso e i ruggiti di Chiesa.

Ma se c’è un gesto di Dusan che deve spaventare i nerazzurri non è il sinistro a giro del primo gol o la sublime pennellata della punizione, ma i saltelli da bambino al momento del gol di Federico Chiesa. Vlahovic era stato sostituito, era in panchina, con il giaccone e sembrava più felice che i suoi gol. L’amicizia e l’unità del gruppo, eccitato dal profumo dell’impresa, compensano la qualità generale della squadra e raddoppiano le energie.

La Juve può arrivare fino in fondo

Con questa convinzione la Juventus è perfettamente in grado di arrivare fino in fondo mantenendo lo stesso ritmo, anche perché alleggerita dagli impegni di Champions League che zavorreranno l’Inter nei momenti cruciali. La pressione sui nerazzurri, quindi, aumenta di partita in partita, di dichiarazione in dichiarazione, di gol in gol e il duello si fa sempre più esaltante. Anche perché la resurrezione agonistica di Vlahovic restituisce al film dello scudetto un protagonista che non segnava gol così belli da un po’ di tempo a questa parte e, ieri sera, si è meritato la standing ovation del pubblico dello Stadium, riaprendo quella storia d’amore sempre sognata dal serbo e dal popolo juventino.

 

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