Vlahovic, interviene Allegri: la mossa in settimana del tecnico Juve

L’infortunio di Dusan è alle spalle, come l’errore di San Siro. E Max lavora in maniera mirata

TORINO - La Juventus si aggrappa a Dusan Vlahovic. Nella speranza, in giornate in cui le certezze sembrano d’incanto essersi dissolte, di trovare nel bomber serbo una salvifica liana proprio nel momento in cui i risultati negativi rischiano di risucchiare verso il basso i bianconeri come subdole sabbie mobili. Al gruppo di Allegri, questo pomeriggio di scena a Verona in cerca di redenzione, servono i gol del proprio terminale offensivo, raramente prolifico come in un mese di gennaio da sei gol in quattro turni di campionato. E allo stesso modo serve, un po’ per paradosso, la serenità che la presenza in campo di DV9 può instillare nella testa di alcuni compagni, soprattutto i più giovani, le cui lacune d’esperienza hanno iniziato a far agitare qualche timido fantasma dopo gli otto punti su nove lasciati per strada nelle più recenti tappe del percorso in Serie A.

Il paradosso, naturalmente, risiede nel fatto che sia l’animo di Vlahovic, troppe volte, il primo a essere in tempesta. E a influenzare negativamente le sue prestazioni, che al contrario gradiscono nutrirsi della tranquillità e della convinzione nei propri mezzi che il 24enne di Belgrado trova quando tutto gira per il verso giusto. Come a cavallo tra dicembre e gennaio, appunto, frangente in cui la Juventus ha raccolto cinque vittorie di fila tutte griffate – tra reti e assist – dal serbo, in gol anche nel successivo pareggio interno con l’Empoli, segnato dal rosso a Milik ancora all’albeggiare del primo tempo.

Verona-Juve, la probabile formazione di Allegri: dubbio in attacco

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Vlahovic e il ruolo di Allegri

Ecco, proprio in quello scenario Allegri ha cercato di proiettare nuovamente il suo attaccante nel corso della settimana, lavorando di fino sulla testa di un giocatore in cui non da una, ma ormai da due settimane, complice la noia fisica che l’ha costretto in tribuna contro l’Udinese, rimbalza il ricordo dello sciagurato stop a San Siro che ha cestinato la macroscopica occasione in favore dei bianconeri per portarsi in vantaggio nel derby d’Italia con l’Inter. L’incidente di percorso, al di là di ogni peso specifico, non ha però disperso quella scia aurea che oggi Vlahovic vuole tornare a far brillare, dall’alto del secondo posto nella classifica marcatori – alle spalle del solo Lautaro Martinez – conquistato in virtù dei 12 centri stagionali finora. Già due più di quelli realizzati in tutta la scorsa Serie A, per fare un raffronto con il recente passato. E tre più di quelli trovati ad oggi da Lukaku con la maglia della Roma, per estendere il paragone ai riflessi lasciati in eredità dall’ultimo mercato estivo. Ritornello sul futuro del serbo che, attenzione, potrebbe anche tornare di moda da giugno o luglio, in contumacia di un ingaggio ingombrante e di un rinnovo delicato. Ma i numeri di Vlahovic rendono evidente quanto sia risorsa preziosa per la squadra soprattutto se confrontati, all’interno, con i compagni di spogliatoio e di reparto.

DV9 ha infatti messo a segno, da solo, un terzo dei gol della Juventus in campionato. Aggiornando il pallottoliere, da solo, più di quanto fatto da tutti gli altri attaccanti insieme, fermi a quota nove, frutto delle sei reti di Chiesa, delle due di Milik e di quella di Yildiz, oltre che dello zero a referto per quanto riguarda Kean. Fredde analisi che, una volta di più, chiariscono perché in questo momento la Juventus fatichi a mettere in conto la defezione del suo bomber, la cui assenza ha pesato oltremodo lunedì sera contro l’Udinese. E che chiariscono perché Allegri abbia tutte le intenzioni di schierarlo titolare questo pomeriggio al Bentegodi, pur con soli quattro allenamenti a pieno regime nelle gambe, complice il fastidio all’adduttore che ha condizionato l’ex viola durante la scorsa settimana. Un intoppo che impedirà a Vlahovic oggi di essere al meglio, ma non di essere in campo al fianco dei compagni. Per infondergli fiducia, per assicurare altri gol.

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TORINO - La Juventus si aggrappa a Dusan Vlahovic. Nella speranza, in giornate in cui le certezze sembrano d’incanto essersi dissolte, di trovare nel bomber serbo una salvifica liana proprio nel momento in cui i risultati negativi rischiano di risucchiare verso il basso i bianconeri come subdole sabbie mobili. Al gruppo di Allegri, questo pomeriggio di scena a Verona in cerca di redenzione, servono i gol del proprio terminale offensivo, raramente prolifico come in un mese di gennaio da sei gol in quattro turni di campionato. E allo stesso modo serve, un po’ per paradosso, la serenità che la presenza in campo di DV9 può instillare nella testa di alcuni compagni, soprattutto i più giovani, le cui lacune d’esperienza hanno iniziato a far agitare qualche timido fantasma dopo gli otto punti su nove lasciati per strada nelle più recenti tappe del percorso in Serie A.

Il paradosso, naturalmente, risiede nel fatto che sia l’animo di Vlahovic, troppe volte, il primo a essere in tempesta. E a influenzare negativamente le sue prestazioni, che al contrario gradiscono nutrirsi della tranquillità e della convinzione nei propri mezzi che il 24enne di Belgrado trova quando tutto gira per il verso giusto. Come a cavallo tra dicembre e gennaio, appunto, frangente in cui la Juventus ha raccolto cinque vittorie di fila tutte griffate – tra reti e assist – dal serbo, in gol anche nel successivo pareggio interno con l’Empoli, segnato dal rosso a Milik ancora all’albeggiare del primo tempo.

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