TORINO - La Juventus si aggrappa a Dusan Vlahovic. Nella speranza, in giornate in cui le certezze sembrano d’incanto essersi dissolte, di trovare nel bomber serbo una salvifica liana proprio nel momento in cui i risultati negativi rischiano di risucchiare verso il basso i bianconeri come subdole sabbie mobili. Al gruppo di Allegri, questo pomeriggio di scena a Verona in cerca di redenzione, servono i gol del proprio terminale offensivo, raramente prolifico come in un mese di gennaio da sei gol in quattro turni di campionato. E allo stesso modo serve, un po’ per paradosso, la serenità che la presenza in campo di DV9 può instillare nella testa di alcuni compagni, soprattutto i più giovani, le cui lacune d’esperienza hanno iniziato a far agitare qualche timido fantasma dopo gli otto punti su nove lasciati per strada nelle più recenti tappe del percorso in Serie A.
Il paradosso, naturalmente, risiede nel fatto che sia l’animo di Vlahovic, troppe volte, il primo a essere in tempesta. E a influenzare negativamente le sue prestazioni, che al contrario gradiscono nutrirsi della tranquillità e della convinzione nei propri mezzi che il 24enne di Belgrado trova quando tutto gira per il verso giusto. Come a cavallo tra dicembre e gennaio, appunto, frangente in cui la Juventus ha raccolto cinque vittorie di fila tutte griffate – tra reti e assist – dal serbo, in gol anche nel successivo pareggio interno con l’Empoli, segnato dal rosso a Milik ancora all’albeggiare del primo tempo.
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