Allegri e querelle contratto: c'è una data chiave sul futuro alla Juve

Il tecnico bianconero per adesso si concentra sul presente: “Calma e pazienza” come direbbe lui

Massimiliano Allegri ripete il doppio mantra “calma e pazienza” per allontanare vibrazioni negative e mettere a fuoco, al meglio, l’obiettivo principale: «tornare in Champions League dove la Juve c’è dal 2011 al netto di ciò che è successo lo scorso anno e centrare la finale di Coppa Italia». Tutto il resto non è esattamente “noia”, come cantava Franco Califano, ma qualcosa che non lo appassiona più di tanto. Almeno per il momento. Per parlare del suo futuro ci sarà il momento ideale e, si sa, anche nella vita come a teatro, il tempo fa la differenza. E non serve manco chiedergli direttamente se firmerebbe in bianco, adesso, per prolungare la sua permanenza alla Juventus per scalfirlo dal suo dogma: «In questo momento non firmerei niente perché ho ancora un contratto sino al 2025. Adesso più che mai il futuro è domani, riportare la Juventus in Champions. Non scordiamoci che questo club è dal 2011 che partecipa alla Champions e in questa edizione siamo fuori per questioni che non sono dipese dal campo. Mantenere una certa posizione in classifica con l’età media abbassata vuol dire che la società ha fatto un buon lavoro. Non facciamoci distrarre da cosa sarà l’anno prossimo. Non abbiamo ancora certezze di giocare in Champions, nè la finale di Coppa Italia. Cerchiamo di mantenere equilibrio almeno all’interno. Bisogna avere le spalle larghe per impedire che ci spostino. Serve calma e pazienza».

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In attesa del Mondiale...

Così è se vi pare, di pirandelliana memoria: in attesa che la matassa si sbrogli la questione “panchina bianconera” difficilmente regalerà grosse novità a meno che la classifica della Juventus non diventi più evidente dal punto di vista delle proiezioni future. In realtà piccoli passi si registrano quotidianamente nelle interlocuzioni tra l’allenatore e il direttore tecnico Giuntoli ma entrambi sanno che la priorità in questo momento non può che essere un’altra: tornare nel gotha del calcio europeo con tutto ciò che comporterebbe dal punto di vista delle iniezioni economiche e di riverbero sui margini di movimento sul mercato. Che in teoria, la sera del 12 marzo, potrebbero essere ancora più ampi qualora il Napoli venisse eliminato dal Barcellona, accendendo di fatto il semaforo verde ai torinesi per la partecipazione al Mondiale per Club di giugno-luglio 2025 con annessa altra pioggia di milioni di euro da investire nella prossima campagna acquisti.

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Calma e pazienza

L’Allegri di ieri in conferenza stampa è parso rinvigorito dal punto di vita dell’umore, quasi si fosse ricaricato con tutta la pressione finita sulla sua Juve dopo lo score a scartamento ridotto di due punti nelle ultime 4 partite. Dunque eccolo tirare fuori un dato statistico che l’ha colpito mentre in settimana si è messo a ripassare la storia della Juventus, ribadendo che l’entusiasmo nell’allenare i bianconeri non è un optional per lui: «L’entusiasmo c’è sempre. L’ho sempre avuto in tutte le squadre che ho allenato, fino ad oggi alla Juventus. Alla Juve sono 10 anni che lavoro tenendo conto anche dei 2 anni in cui sono stato fermo. Abbiamo iniziato un progetto quando sono tornato, con la società, prima con il presidente, con Cherubini, Arrivabene. Ora con Giuntoli e Scanavino. Qui devi sempre cercare di vincere. L’altro giorno ho guardato dei dati. I 38 scudetti della Juve sono così divisi: 5 di fila nell’era Carcano, 9 scudetti consecutivi nell’era recente e per il resto la Juventus non ha vinto mai più di 2 scudetti di seguito. Questi 9 scudetti hanno “drogato” la realtà delle cose. Vincere tre scudetti è difficilissimo, la Juve non l’ha mai fatto nella storia». Per allungare lo sguardo sulla storia tra Allegri e la Juventus serve un binocolo con due lenti particolari multifocali: a forma di calma e pazienza...

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Massimiliano Allegri ripete il doppio mantra “calma e pazienza” per allontanare vibrazioni negative e mettere a fuoco, al meglio, l’obiettivo principale: «tornare in Champions League dove la Juve c’è dal 2011 al netto di ciò che è successo lo scorso anno e centrare la finale di Coppa Italia». Tutto il resto non è esattamente “noia”, come cantava Franco Califano, ma qualcosa che non lo appassiona più di tanto. Almeno per il momento. Per parlare del suo futuro ci sarà il momento ideale e, si sa, anche nella vita come a teatro, il tempo fa la differenza. E non serve manco chiedergli direttamente se firmerebbe in bianco, adesso, per prolungare la sua permanenza alla Juventus per scalfirlo dal suo dogma: «In questo momento non firmerei niente perché ho ancora un contratto sino al 2025. Adesso più che mai il futuro è domani, riportare la Juventus in Champions. Non scordiamoci che questo club è dal 2011 che partecipa alla Champions e in questa edizione siamo fuori per questioni che non sono dipese dal campo. Mantenere una certa posizione in classifica con l’età media abbassata vuol dire che la società ha fatto un buon lavoro. Non facciamoci distrarre da cosa sarà l’anno prossimo. Non abbiamo ancora certezze di giocare in Champions, nè la finale di Coppa Italia. Cerchiamo di mantenere equilibrio almeno all’interno. Bisogna avere le spalle larghe per impedire che ci spostino. Serve calma e pazienza».

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