Parola d’ordine: basso profilo. Il giorno dopo aver incassato l’ufficialità del diritto a partecipare al Mondiale per club del 2025, alla Continassa nessuno ha sparato i fuochi d’artificio per festeggiare né ha dato pacche sulle spalle a colleghi o compagni per la gioia. Certo è inutile negare che ci sia la soddisfazione per aver raggiunto una simile competizione, ma le reazioni sono state pacate seppure differenti a seconda dei “settori” del club. Ovvio, del resto, che negli uffici della dirigenza si vedesse qualche sorriso in più non fossaltro per il fatto che quei 50 milioni di bonus garantiti fin dalla qualificazione rappresentano un plus notevole nell’ottica di risanamento dei conti: una cifra “aleatoria”, perché l’esclusione giudiziale dalle Coppe ha impedito alla Juventus di poter disporre del proprio destino nel ranking, e che adesso invece è reale e dunque consente di pianificare con maggiore certezza il budget prossimo venturo. In attesa, si capisce, che vi sia anche la certezza della qualificazione alla prossima Champions League extra-large. E qui entra in gioco l’altro ambito del “movimento” bianconero: quello della squadra.
Nel gruppo non ci sono state particolari riferimenti alla vicenda, anche se qualche discorso sulla partite di Barcellona lo si è intrattenuto tra i giocatori, ma è logico che questo traguardo sia comunque un motivo di orgoglio e un’ulteriore spinta a ripartire verso l’obiettivo Europa. Del primo ambito fanno certamente parte coloro che hanno contribuito a conquistare questa partecipazione che, tra l’altro, spiega plasticamente come la Juventus non sia stata poi questo disastro osceno nelle ultime edizioni di Champions soprattutto al cospetto dei competitor italiani. Eh sì, perché non va dimenticato che il ranking tiene conto dei risultati in Europa maturati nelle ultime 4 stagioni e che i bianconeri quest’anno non hanno potuto migliorarlo.