TORINO - Una costante. Come ai tempi recenti delle penalizzazioni e, prima ancora, del “post giochismo”, il focus della crisi è su Massimiliano Allegri, parafulmine eponimo delle vicende juventine di questi ultimi, travagliati, anni bianconeri. Al netto delle responsabilità sue (e dello staff che era bravissimo e innovativo nella fase dorata di inizio stagione e che non viene più citato ora: le valutazioni e la memoria selettive si confermano un must in Italia), il tecnico è di nuovo alle prese con le difficoltà tecniche che si legano a doppio filo con quelle societarie. Una situazione che alimenta il senso di abbandono dell’uomo solo al comando. Ancora, nel momento di crisi, Allegri avverte di essere lasciato esposto ai venti senza una presa di posizione della società e, soprattutto, senza che la sua vicenda contrattuale (andrà in scadenza nel giugno 2025) sia stata affrontata ufficialmente all’interno del club.
Allegri-Juve: c'è chi dice no
Dove, è il segreto di Pulcinella, esistono eccome correnti che sperano in un fallimento del tecnico e che lavorano, anche con assenze studiate (la foto della premiazione del tecnico al J Museum in occasione del record di presenze è paradigmatica come lo potrebbe essere una che celebra un “G7” dei capi di Stato), alla sua delegittimazione. Pesa, poi, la scarsa presenza “politica” sulla squadra: nessun dirigente di alto livello, per esempio, in occasione del ritiro ha spiegato al gruppo quanto la società tenga al secondo posto sia a livello di immagine sia a livello economico. Cristiano Giuntoli, arrivato nell’estate scorsa a fine mercato, sta “prendendo le misure” a una realtà societaria e mediatica infinitamente più complessa di quella napoletana e, sia chiaro, non gode (ancora) di una vasta autonomia di manovra nella gestione tecnica. Per essere più chiari: non ha il mandato per parlare ufficialmente con Allegri e dirgli che resterà “senza se e senza ma” sino al termine del contratto. Ma certamente lo supporta insieme al ds Manna nella gestione quotidiana di campo e lo conferma pubblicamente (come ha ancora dichiarato prima della partita contro il Genoa) ribadendo come il contratto del tecnico scada nel 2025.
Allegri da retrocessione, la panchina traballa come un Cioffi o un Di Francesco