Il processo e i ricordi Juve
L'ex Juve ha continuato: "Non ho mai pensato di farla finita. Sin dal primo giorno ho sempre pensato, anche se ci fosse voluta una vita, che avrei dovuto dimostrare la mia innocenza in quella vicenda. Per quello ho cominciato a lottare come un leone su tutti i fronti attraverso avvocati, udienze e processi che in 17 anni sono stati molteplici". E i pensieri sul calcio in quel periodo: "C'erano i Mondiali del 2006, facevo il tifo per i miei compagni in campo. Gli altri detenuti dicevano che io portavo fortuna e alla fine l'Italia vinse". Poi sull'assoluzione: "Ci ho sempre sperato ed è stata una grande emozione. Non dimentico quanto è successo, alcuni step negativi me li porterò dietro per tutta la vita. Oggi è una storia che posso raccontare, mi ritengo fortunato perché molti non possono farlo siccome marciscono in galera da innocenti o, peggio ancora, si ammalano e muoiono. Ho sempre creduto nella magistratura e nella giustizia, ho ringraziato i giudici che mi hanno assolto".
Dal processo ai ricordi della Juventus: "Rimane il palmares, nel cuore e nella mente. A casa ho un vetrina con tutte le coppe che ho vinto, quando la riguarda scende una lacrimuccia. Devo ringraziare la società che mi ha permesso di arrivare a giocare in questi palcoscenici importanti con giocatori fortissimi e dove sono riuscito a vincere la Champions League". Poi un ricordo su Vialli: "Una persona meravigliosa. Ogni giorno gli dedico un pensiero e con me è stato un grande amico. Chiamava sempre mia moglie quando ero in carcere per chiedere come stessi. Al mio ritorno a casa è stato uno dei primi a telefonarmi, ci siamo commossi entrambi. La mia scelta di andare a giocare in Inghilterra è stata per lui. Decisi di andare a Londra, passavamo le giornate sempre insieme". Padovano ha raccontato anche un aneddoto su Zidane: "I primi mesi era un ragazzo meraviglioso, molto timido, dovevamo cavargli le parole con le tenaglie. Contro il Vicenza si è presentata la possibilità di tirare una punizione, lui mi guardò e disse: “Calciala te”. Io lo guardai come per dire: “Questo è pazzo”, perché in allenamento i suoi calci di punizione erano quasi tutti gol".