Vlahovic, il peso dei gol e dei numeri: Dusan a due velocità

L'attaccante serbo a due facce: spietato con le piccole, a secco nei big match da troppo tempo. Al netto delle decisioni Var...

TORINO - I numeri, nel calcio, non raccontano tutto. Ma dai numeri, in qualche modo, i giocatori dipendono. Soprattutto se di professione sono chiamati a fare gol. E, allora, anche la striscia realizzativa di Dusan Vlahovic tra dicembre e febbraio qualcosa racconterà. La punta serba, prima dell’attuale astinenza che si trascina ormai da un mese e mezzo e fatto salvo il prezioso centro in semifinale di Coppa Italia, ha realizzato la bellezza di dieci reti in nove gare di campionato, numeri da vero bomber che hanno contribuito alle fortune della squadra. Nel feroce eppure effimero inseguimento alla capolista Inter prima, nel riaffiorare da pericolose sabbie mobili poi. Ma il bottino in doppia cifra, se analizzato più nel dettaglio, presenta al proprio interno un singolare squilibrio.

Vlahovic e le due velocità

Da Frosinone, intesa come trasferta dicembrina in terra ciociara, al Frosinone, ovvero al successo casalingo in extremis sugli uomini di mister Di Francesco a fine febbraio, fanno dieci reti in sessantaquattro giorni per DV9. Già, ma distribuite come? La Juventus, in quel lasso di tempo, ha affrontato per otto volte squadre relegate nella seconda parte della classifica, la maggior parte delle quali impelagate nella corsa alla salvezza. E, contro di loro, Vlahovic ha segnato dieci gol, mancando l’appuntamento alla voce marcatori in una circostanza soltanto (il pareggio a reti inviolate con il Genoa, al termine del quale è stato anche espulso). Di conseguenza, il numero nove non ha trovato il sigillo personale nemmeno una volta di fronte a Roma, Inter, Napoli e, nelle ultime due settimane, Fiorentina e Torino.

Il dato, come premesso, non racconta tutto delle prestazioni in campo. Il successo di misura sulla Roma, a dicembre, era arrivato grazie a un suo delizioso assist di tacco in favore di Rabiot, per esempio. E contro la sua ex Fiorentina, poco più di una settimana fa, aveva disputato un primo tempo ai limiti della perfezione dal punto di vista tecnico, segnando anche due reti spazzate poi via dal Var per posizioni di fuorigioco da parte di suoi compagni di squadra. Al contempo, però, il divario tra le due statistiche è talmente ampio da non poter essere ignorato.

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Vlahovic e il peso dei gol

I gol, in fondo, non si contano soltanto, ma si pesano anche. E i grandi attaccanti sono quelli che si scoprono in grado di risolvere (anche) le sfide più complicate. Quanto il club bianconero chiede al suo bomber, dall’alto di uno stipendio extralarge – ormai prossimo ai 12 milioni a stagione – che, almeno alla Continassa, non conosce eguali. I big match, invece, rappresentano in questo momento il palcoscenico cui più si rivelano sensibili i nervi di DV9, tanto talentuoso nel convertire in rete i palloni ricevuti quanto ancora dipendente dai suoi umori e dalla sua altalenante serenità emotiva.

L’aveva dimostrato la “sfida scudetto” – tra rigorose virgolette – di San Siro, in cui si era ben presto fatto ammonire per le scaramucce con i difensori dell’Inter. L’ha confermato, non più tardi di sabato pomeriggio, il derby della Mole, con troppi fantasmi che hanno iniziato ad aleggiare sulla testa del serbo dopo il clamoroso gol fallito in apertura. Certo, segnare è statisticamente più semplice contro un’avversaria dai valori modesti, quando l’area di rigore viene irrorata da più palloni. Ma il digiuno di Vlahovic da reti pesanti, classifica alla mano, dura ormai dallo scorso 26 novembre addirittura, notte del pareggio allo Stadium contro l’Inter firmato proprio da DV9 e da Lautaro. Dopo la trasferta di venerdì a Cagliari, gli scontri diretti non faranno difetto al calendario dei bianconeri: al serbo il compito di trascinare i suoi verso la qualificazione alla prossima Champions League (anche) a suon di gol.

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TORINO - I numeri, nel calcio, non raccontano tutto. Ma dai numeri, in qualche modo, i giocatori dipendono. Soprattutto se di professione sono chiamati a fare gol. E, allora, anche la striscia realizzativa di Dusan Vlahovic tra dicembre e febbraio qualcosa racconterà. La punta serba, prima dell’attuale astinenza che si trascina ormai da un mese e mezzo e fatto salvo il prezioso centro in semifinale di Coppa Italia, ha realizzato la bellezza di dieci reti in nove gare di campionato, numeri da vero bomber che hanno contribuito alle fortune della squadra. Nel feroce eppure effimero inseguimento alla capolista Inter prima, nel riaffiorare da pericolose sabbie mobili poi. Ma il bottino in doppia cifra, se analizzato più nel dettaglio, presenta al proprio interno un singolare squilibrio.

Vlahovic e le due velocità

Da Frosinone, intesa come trasferta dicembrina in terra ciociara, al Frosinone, ovvero al successo casalingo in extremis sugli uomini di mister Di Francesco a fine febbraio, fanno dieci reti in sessantaquattro giorni per DV9. Già, ma distribuite come? La Juventus, in quel lasso di tempo, ha affrontato per otto volte squadre relegate nella seconda parte della classifica, la maggior parte delle quali impelagate nella corsa alla salvezza. E, contro di loro, Vlahovic ha segnato dieci gol, mancando l’appuntamento alla voce marcatori in una circostanza soltanto (il pareggio a reti inviolate con il Genoa, al termine del quale è stato anche espulso). Di conseguenza, il numero nove non ha trovato il sigillo personale nemmeno una volta di fronte a Roma, Inter, Napoli e, nelle ultime due settimane, Fiorentina e Torino.

Il dato, come premesso, non racconta tutto delle prestazioni in campo. Il successo di misura sulla Roma, a dicembre, era arrivato grazie a un suo delizioso assist di tacco in favore di Rabiot, per esempio. E contro la sua ex Fiorentina, poco più di una settimana fa, aveva disputato un primo tempo ai limiti della perfezione dal punto di vista tecnico, segnando anche due reti spazzate poi via dal Var per posizioni di fuorigioco da parte di suoi compagni di squadra. Al contempo, però, il divario tra le due statistiche è talmente ampio da non poter essere ignorato.

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