Giuntoli e il rinascimento Juve: quegli equivoci anche tra i dirigenti...

Non è un caso che qualche giorno fa lo stesso John Elkann abbia deciso di ribadire che le scelte tecniche future competono al direttore tecnico bianconero

Sì, certo: i numeri vanno contestualizzati perché da soli non bastano per poter raccontare in maniera esaustiva il calcio che è sport di uomini (anzi, spesso di ragazzi) , ma è innegabile che la loro conoscenza contribuisca a definire un trend. Soprattutto, come nel caso della Juventus attuale, quando il tempo di analisi è più che sufficiente per stabilire una costante che procede sempre nella stessa direzione: quella negativa. Poco importa che i numeri eguaglino altri record negativi e che dunque certifichino come non rappresenti un unicum nella storia bianconera il fatto di trovarsi invischiati nelle difficoltà, ma l’attualità ha giustamente la precedenza sulla storia.

Allegri, la Juve e Zaccheroni

Così, per cominciare, fa rumore il dato secondo cui da dopo la sconfitta contro l’Inter, il 4 febbraio, i bianconeri abbiano giocato in campionato 12 partite vincendone appena 2, contro il Frosinone e contro la Fiorentina, con il minimo scarto. Appena 12 i punti conquistati da allora, uno a gara frutto appunto di 2 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte. Prima era andata meglio, ma attenzione perché non basta a migliorare i dati di un girone di ritorno che racconta di soli 18 punti in 14 partite: si tratta del valore peggiore dal 2009-10 con Alberto Zaccheroni in panchina. La stessa stagione di cui questa Juve allegriana ha eguagliato un altro record negativo: 6 partite in trasferta senza vittorie, tre pari con Verona, Torino e Cagliari, tre sconfitte con Inter, Napoli, Lazio.

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La difficoltà della Juventus

A rendere più inquietante questo rosario della crisi è la conclusione del percorso con Zaccheroni reggente, vale a dire il settimo posto finale. Che, oggi, ovviamente non garantirebbe la tanto agognata qualificazione alla prossima Champions League. La difficoltà dei bianconeri sta anche dentro i numeri perché alla base di questo calo sta soprattutto l’aver perduto la compattezza difensiva che le aveva permesso di rimanere aggrappata all’Inter. Nelle prime 20 giornate, infatti, la Juventus aveva incassato 12 reti con una media di 0.6 a partita, nelle ultime 12 partite oggetto d’esame ne ha invece incassati 14 con una media di 1.2, praticamente il doppio. Se a questo si aggiunge che l’attacco è il peggiore dagli ultimi 25 anni, capirete che il combinato disposto dei numeri concorre maniera spietata a cristallizzare la crisi. Che, poi, va analizzata dall’interno.

C’è una frase di Sir Winston Churchill che potrebbe attagliarsi perfettamente alla situazione attuale che sta vivendo la società bianconera: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Tutto sta ora a capire quale dei due periodi che compongono l’intera frase sia il più adeguato a spiegare la contingenza. Che il club sia in un periodo di transizione, del resto, lo sanno anche i muri della Continassa e non è nemmeno il caso di ricordare i motivi che hanno portato a tutto questo: si andrebbe lunghi e, comunque, continuare a rimestare nel passato è piuttosto stucchevole oltre che inutile. Di certo è che quella fase ha determinato le scelte della proprietà che ha deciso prioritariamente di affidarsi a funzionari con il compito di rimettere sotto controllo i conti, prima che a “gente di sport”. Con il piccolo dettaglio che in questa azienda del tutto particolare che è il calcio, il miglioramento dei conti non può prescindere dai risultati sportivi.

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Giuntoli, tempo di scelte

E allora capita che qualcuno, nella fregola di recuperare il (anche proprio) tempo perduto, abbia ecceduto nell’interpretare il proprio mandato sulle questioni tecniche entrando, magari, in rotta di collisione con Allegri. Così anche la scelta di un dirigente top come Giuntoli è stata calata in una realtà dirigenziale ancora in costruzione che lui stesso dovrà contribuire a plasmare: non è un caso che gli sia stato sottoposto un contratto di 5 anni e non è un parimenti un caso che qualche giorno fa lo stesso Elkann abbia deciso di ribadire che a lui, e soltanto a lui, competono le scelte tecniche future.

Un potente attestato di fiducia, ma anche un messaggio che plachi pruriti interni mai sopiti e che, casomai ce ne fosse bisogno, non pone veti su eventuali avvicendamenti tecnici che prevedano esborsi, come quella legata a un avvicendamento di guida tecnica. Intanto cambieranno molti dirigenti tecnici (Cherubini è a scadenza e non verrà rinnovato, il ds Manna andrà al Napoli) e lo stesso Giuntoli potrà implementare la sua squadra di lavoro. Ma che la transizione possa compiersi solo in un anno è tutt’altro che scontato. Anche tutto questo, inevitabilmente, viene “respirato” alla squadra: e così si va un poco dentro i numeri.

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Sì, certo: i numeri vanno contestualizzati perché da soli non bastano per poter raccontare in maniera esaustiva il calcio che è sport di uomini (anzi, spesso di ragazzi) , ma è innegabile che la loro conoscenza contribuisca a definire un trend. Soprattutto, come nel caso della Juventus attuale, quando il tempo di analisi è più che sufficiente per stabilire una costante che procede sempre nella stessa direzione: quella negativa. Poco importa che i numeri eguaglino altri record negativi e che dunque certifichino come non rappresenti un unicum nella storia bianconera il fatto di trovarsi invischiati nelle difficoltà, ma l’attualità ha giustamente la precedenza sulla storia.

Allegri, la Juve e Zaccheroni

Così, per cominciare, fa rumore il dato secondo cui da dopo la sconfitta contro l’Inter, il 4 febbraio, i bianconeri abbiano giocato in campionato 12 partite vincendone appena 2, contro il Frosinone e contro la Fiorentina, con il minimo scarto. Appena 12 i punti conquistati da allora, uno a gara frutto appunto di 2 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte. Prima era andata meglio, ma attenzione perché non basta a migliorare i dati di un girone di ritorno che racconta di soli 18 punti in 14 partite: si tratta del valore peggiore dal 2009-10 con Alberto Zaccheroni in panchina. La stessa stagione di cui questa Juve allegriana ha eguagliato un altro record negativo: 6 partite in trasferta senza vittorie, tre pari con Verona, Torino e Cagliari, tre sconfitte con Inter, Napoli, Lazio.

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