Juve, l'altra rifondazione che serve: Lippi, Conte e cosa insegna la storia

Nel passato del club a lunghi periodi costellati da vittorie, sono seguiti non brevi altri periodi di vacche magre: qual è la strada obbligata che Giuntoli deve seguire

C'è una grande attesa, da parte dei tifosi bianconeri, di sapere o, quantomeno, immaginare il futuro sportivo prossimo della Juventus, con l’ovvio auspicio che presto abbia inizio un nuovo ciclo vincente. Premesso che una simile aspettativa non può che essere condivisa, credo però che, al netto della passione, sia opportuno ed anzi necessario operare una analisi profonda di tutti gli elementi utili al fine di consentire valutazioni il più possibile oggettive. La storia della Juventus ci insegna che, a lunghi periodi costellati da vittorie, sono seguiti non brevi altri periodi di vacche magre. A titolo esemplificativo, al decennio trapattoniano (6 scudetti e coppe varie) che ebbe termine con il titolo nazionale 1985/86, seguì una stasi di ben 9 anni senza scudetto, interrotta nel 1994/95 dal primo titolo di campione d’Italia dell’era Lippi.

Dall’ultimo scudetto “lippiano” del 2002/03 al primo vinto da Antonio Conte (2011/12) sono trascorsi altri 9 anni, pur intervallati dai 2 titoli “espropriati” a Capello. L’insegnamento che se ne trae, dunque, è che dopo cicli lunghissimi di vittorie la creazione di nuovi periodi vincenti necessita di un non breve lasso di tempo e di notevoli cambiamenti tecnici.

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La storia della Juve è rivelatrice: i cicli vincenti di Lippi e Conte...

Un altro elemento basilare da valutare è rappresentato dalle reali dinamiche economiche del club e da quelle dell’intero movimento del calcio professionistico, posto che mentre la Juventus è passata dagli elevati ricavi degli ultimi anni del ciclo vincente di Andrea Agnelli (621 mil. nel 2018/19, 573 mil. nel 2019/20 in periodo di Covid) a quelli più modesti desumibili dall’ultima semestrale (190 mil che prefi gurano un fatturato nell’anno di circa 380 mil), i più importanti avversari europei (Real Madrid, Barcellona, Bayern, per non parlare dei clubs inglesi) vantano ricavi più che doppi. Il tutto, considerato che nel 2011 la Juventus, a titolo di esempio, ebbe la possibilità di acquistare Vidal per la somma di 10,5 mil., importo oggi non sufficiente ad acquistare un calciatore di terza fila. È evidente che, non potendo competere con chi vanta fatturati almeno doppi, la dirigenza della Juventus dovrà lavorare alla ricerca di giocatori difficilmente considerabili come top players e, a mio parere, di una guida tecnica che sappia costruire una squadra vincente partendo soprattutto dal gioco e dall’appartenenza di ogni componente (dirigenza, squadra, staff) all’identità ed al progetto bianconeri.

Anche qui, la storia del club è rivelatrice. I cicli vincenti di Lippi e Conte vennero, soprattutto all’inizio, realizzati con rose composte da calciatori non propriamente di prima fascia (Porrini, Carrera, Torricelli, Padovano, Pessotto, Di Livio, Ravanelli; Giaccherini, Matri, Quagliarella, De Ceglie, Pepe, Padoin e tanti altri) ma motivatissimi e funzionali ad un nuovo ed entusiasmante progetto tecnico. Questa credo sia la strada obbligata anche per il bravissimo Cristiano Giuntoli, che già ha dimostrato di saper creare dal nulla progetti vincenti.

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C'è una grande attesa, da parte dei tifosi bianconeri, di sapere o, quantomeno, immaginare il futuro sportivo prossimo della Juventus, con l’ovvio auspicio che presto abbia inizio un nuovo ciclo vincente. Premesso che una simile aspettativa non può che essere condivisa, credo però che, al netto della passione, sia opportuno ed anzi necessario operare una analisi profonda di tutti gli elementi utili al fine di consentire valutazioni il più possibile oggettive. La storia della Juventus ci insegna che, a lunghi periodi costellati da vittorie, sono seguiti non brevi altri periodi di vacche magre. A titolo esemplificativo, al decennio trapattoniano (6 scudetti e coppe varie) che ebbe termine con il titolo nazionale 1985/86, seguì una stasi di ben 9 anni senza scudetto, interrotta nel 1994/95 dal primo titolo di campione d’Italia dell’era Lippi.

Dall’ultimo scudetto “lippiano” del 2002/03 al primo vinto da Antonio Conte (2011/12) sono trascorsi altri 9 anni, pur intervallati dai 2 titoli “espropriati” a Capello. L’insegnamento che se ne trae, dunque, è che dopo cicli lunghissimi di vittorie la creazione di nuovi periodi vincenti necessita di un non breve lasso di tempo e di notevoli cambiamenti tecnici.

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