Pagina 2 | Juve, un incubo o quasi: ma questa squadra è ancora di Allegri?

La qualificazione alla Champions League è arrivata fischio finale di Atalanta-Roma, ma viene il dubbio che i giocatori della Juve la considerassero artimetica già prima della partita contro la Salernitana: perché se in campo una squadra ha dato l’impressione di non avere nulla da conquistare, almeno nel primo tempo, non è stata certo quella già retrocessa di Colantuono, ma quella di Allegri che invece aveva l’occasione per centrare l’obiettivo stagionale e lo stimolo di riprendersi il terzo posto dopo il sorpasso del Bologna (ora a pari punti e con lo scontro diretto lunedì 20 al Dall’Ara).

Juve, stagione già in archivio?

Ma a fine primo tempo veniva da chiedersi se sia corretto definire ancora di Allegri questa squadra, che tra errori tecnici (assortiti), distrazioni (Pierozzi solissimo a saltare di testa per lo 0-1) e atteggiamento (McKennie saltato in più occasioni da Sambia senza opporre resistenza), pare aver già archiviato sia la stagione sia il tecnico, il cui addio sembra d’altra parte ormai solo in attesa di essere ratificato. A tutto questo si è aggiunta pure la sfortuna (traversa di Vlahovic con contributo decisivo di Fiorillo, palo di Cambiaso e nel finale altra traversa di Miretti) e così la Juve non è riuscita ad andare oltre il quinto pareggio consecutivo, rischiando di perdere.

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Juve-Atalanta, Coppa da paura

La qualificazione alla Champions è arrivata via Bergamo, ma la Juventus vista nel primo tempo con la Salernitana fa temere persino di riuscire a compiere l’impresa di radere definitivamente al suolo quanto costruito in cinque mesi eccezionali e già autodemolito fin quasi alle fondamenta. E rende necessario un notevole sforzo di ottimismo per pensare non tanto che possa vincere mercoledì sera nella finale di Coppa Italia contro l’Atalanta, ma che possa giocarsela in maniera onorevole senza rischiare un tracollo storico.

Perché anche dando per buona l’ipotesi che i giocatori considerino ormai acquisita la qualificazione alla Champions e finito il loro campionato (e sarebbe grave), è difficile pensare che la squadra vista nei primi 45 minuti (ma non è che nei secondi abbia strappato applausi eh...) ritrovi in tre giorni cattiveria agonistica, concentrazione e lucidità: l’atteggiamento quasi mai si cambia con un interruttore. E l’atteggiamento e il rendimento bianconeri nel primo tempo sono stati lontanissimi dalla sufficienza, a parte poche eccezioni, tanto che Szczesny ha addirittura dovuto evitare lo 0-2 salvando su Ikwuemesi lanciato in contropiede da Tchaouna.

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Juventus, almeno mezz'ora di rabbia

Allegri ha provato a cambiarli, atteggiamento e rendimento, inserendo Iling per Kostic, Miretti per McKennie e Chiesa per Kean nell’intervallo e probabilmente facendosi sentire negli spogliatoi. E ha provato a farsi sentire anche il pubblico, incitando a gran voce al fischio d’inizio della ripresa dopo aver fischiato altrettanto sonoramente a quello di chiusura del primo tempo. Né le sostituzioni, né le parole all’intervallo, né il tifo hanno però inizialmente cambiato la Juve, incapace di mettere in difficoltà una Salernitana attenta e aggressiva, cinicamente intelligente nel cercare di spezzettare il gioco. La prima fiammata è stata una volata clamorosa di Chiesa in un contro-contropiede al quarto d’ora, ma la sua verticalizzazione per Vlahovic è stata vanificata dall’errore di mira di DV9 davanti a Fiorillo.

Fiammata che però ha finalmente acceso la squadra bianconera, da lì in avanti se non altro determinata nel cercare il gol. Gol che alla fine, dopo qualche rimpallo sfortunato, un paio di interventi di Fiorillo, qualche errore di mira e la traversa di Miretti, è riuscita alla fine meritatamente a trovare con il guizzo di Rabiot. Gol valso il quinto pareggio consecutivo in campionato e forse la qualificazione alla Champions, ma solo perché Basic allo scadere ha clamorosamente fallito l’1-2 in contropiede. Una serie, quella dei pareggi, che si interromperà di certo mercoledì, al limite ai rigori: la Juve vista con la Salernitana rende difficile immaginare che possa interrompersi con una vittoria, ma chissà.

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Juve-Atalanta, Coppa da paura

La qualificazione alla Champions è arrivata via Bergamo, ma la Juventus vista nel primo tempo con la Salernitana fa temere persino di riuscire a compiere l’impresa di radere definitivamente al suolo quanto costruito in cinque mesi eccezionali e già autodemolito fin quasi alle fondamenta. E rende necessario un notevole sforzo di ottimismo per pensare non tanto che possa vincere mercoledì sera nella finale di Coppa Italia contro l’Atalanta, ma che possa giocarsela in maniera onorevole senza rischiare un tracollo storico.

Perché anche dando per buona l’ipotesi che i giocatori considerino ormai acquisita la qualificazione alla Champions e finito il loro campionato (e sarebbe grave), è difficile pensare che la squadra vista nei primi 45 minuti (ma non è che nei secondi abbia strappato applausi eh...) ritrovi in tre giorni cattiveria agonistica, concentrazione e lucidità: l’atteggiamento quasi mai si cambia con un interruttore. E l’atteggiamento e il rendimento bianconeri nel primo tempo sono stati lontanissimi dalla sufficienza, a parte poche eccezioni, tanto che Szczesny ha addirittura dovuto evitare lo 0-2 salvando su Ikwuemesi lanciato in contropiede da Tchaouna.

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