Bremer pilastro Juve o nuovo De Ligt. Futuro McKennie: due nodi da sciogliere

La situazione dello statunitense troverà una soluzione nella seconda metà di giugno. Il centrale brasiliano al centro del progetto però...

Non è così imminente il vertice tra la Juventus e gli agenti di Weston McKennie per verificare se esistono i margini per prolungare il rapporto in essere con il texano che attualmente dura ancora una stagione, ovvero la prossima. Intorno all’americano ci sono due nodi da sciogliere, uno legato all’ingaggio che con i nuovi parametri risulta troppo esoso, guadagna poco oltre i due milioni e mezzo di euro. Il secondo, invece, è riferibile al gradimento per l’americano da parte di Motta, futuro tecnico juventino. La situazione di McKennie, quindi, troverà una soluzione per la seconda metà di giugno, poco prima dell’inizio della Coppa America.

Bremer, quale futuro?

Al centro del progetto della Juventus: Gleison Bremer rappresenta il campione da cui ripartire, la garanzia assoluta per rilanciare la squadra bianconera in campionato e in Champions dopo la prestazione monumentale messa in mostra dal difensore nella finale di Coppa Italia. Una consacrazione, certo, senza però la certezza della permanenza. Qualora, infatti, arrivasse una proposta da 70 milioni, la Juventus si accomoderebbe a trattare. Sacrificare uno dei migliori per assicurare al dt Cristiano Giuntoli un tesoretto con il quale fare mercato: non è una novità, in casa Juventus, era accaduto proprio nell’estate di due anni fa con l’arrivo di Bremer, preso per sostituire De Ligt, ceduto al Bayern Monaco per quasi 80 milioni. Il più interessato al centrale brasiliano è il Manchester United che ha mandato un emissario a Roma per visionarlo ancora una volta dal vivo. A questo punto non resta che attendere l’affondo inglese: se ha intenzione di fare sul serio, la Juventus è pronta ad ascoltare. L’unica controindicazione è l’assenza dello United dalle Coppe europee nella prossima stagione (e per Bremer sarebbe il secondo anno consecutivo): toccherà al difensore valutare se è sufficiente giocare in Premier per intrigarlo a trasferirsi. Oppure se servirà anche un ritocco consistenza dell’ingaggio (a Torino giuadagna 5 milioni a stagione, in Inghilterra potrebbe vederlo raddoppiato) per convincerlo a lasciare l’Italia dopo sei anni.

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