TORINO - Non è un caso che nella notte bolognese di pioggia scrosciante l’ingresso in campo di Nicolò Fagioli cambi il corso della partita. Dal mortificante 3-0 i bianconeri agguantano un pareggio assolutamente insperato, e “rischiano” nel finale persino di beffare il Bologna. Non è ovviamente tutto merito del regista, al rientro a 232 giorni dall’ultima partita (il 1° ottobre nello 0-0 di Bergamo) dopo aver scontato sette mesi di squalifica per le scommesse illecite sul calcio, ma sicuramente la sua luce ha illuminato l’arrembaggio juventino. La sua rinascita, dopo un periodo difficile da superare in cui è cresciuto soprattutto come persona, ha dato il là alla rinascita della Juventus. E ha incrementato i rimpianti per non averlo avuto a disposizione perché nessuno degli altri bianconeri a centrocampo possiede la sua tecnica e la sua visione di gioco: con Fagioli forse il corso della stagione sarebbe stato diverso.
Juve non pervenuta
A Bologna la serata non è iniziata però sotto i migliori auspici. Abbuffata da Coppa Italia, Champions già raggiunta, esonero dell’allenatore: non mancano le motivazioni per l’assenza di stimoli con cui la Juventus è scesa in campo al Dall’Ara. Se ci fosse stato ancora Allegri in panchina, a fine gara avrebbe detto che nell’intervallo ne avrebbe dovuti cambiati undici, lui compreso. Invece, il suo esonero ha avuto un effetto pesante sull’approccio, come se le menti dei giocatori si fossero all’improvviso ofuscate visto che i bianconeri non sono pervenuti per la prima mezz’ora di gioco. Una Juventus spaesata, in balia degli avversari, che incappa anche in errori grossolani, con la testa già alle vacanze, per chi non ha altri impegni, o all’Europeo e alla Copa America, per quelli che continueranno a giocare anche in estate.