“Douglas Luiz imbarazzante, Vlahovic incontestabile. La diatriba su Yildiz...”

L’ex Juve Massimo Mauro elogia la squadra di Motta, ma auspica un atteggiamento meno prudente per riuscire ad accendere l’attacco: “Di Thiago apprezzo l’umiltà”

Buongiorno Massimo Mauro. Questa Juventus di Thiago Motta pare aver cominciato la stagione in bianconero nel vero senso della parola: miglior difesa con zero reti subite in campionato ma anche poche occasioni da gol create. Pensa che sarà così per il resto della stagione o essendo una squadra nuova sotto tanti punti di vista, la situazione è destinata a cambiare? «La risposta non può che essere articolata. A me il progetto piace. Anzi, piace molto. L’assunzione di responsabilità è stata trasversale. Finalmente gli uomini giusti al posto giusto. A Giuntoli è stata data carta bianca dal punto di vista del cambiamento tecnico. Un uomo di calcio che si occupa di campo, quindi Scanavino che tra virgolette controlla cosa succede dal punto di vista della gestione economica e un presidente che è un tecnico di alto profilo. Se ripenso al recente passato un cambiamento del genere in panchina è stato fatto altre due volte e non è andata bene: con Sarri, che anche se ha vinto lo scudetto non è stato poi confermato e con Pirlo che vinse la Coppa Italia e la Supercoppa e con il quale si sarebbe potuto continuare ma si preferì tornare ad Allegri. Adesso Giuntoli ha rivoltato come un calzino lo spogliatoio ed è normale che serva tempo. Cambiare il Dna non è facile ma è stato fatto in maniera intelligente. L’aspetto buono di Motta è che si sta dimostrando umile, se c’è da difendere difende, non è che ha avuto un atteggiamento di quello che vuol vincere tutte le partite 4-0. Si sono viste belle partite con Verona e Como mentre con Roma e Napoli no. Ma non c’entra col giudizio sul progetto che rimane più che positivo. Serve tempo per ottenere i risultati anche se alla Juventus ovviamente non ne hai mai abbastanza...».

Se ripensa al recente 0-0 contro il Napoli, che cosa non l’ha convinta in particolare? «Beh, un paio di scelte dell’allenatore non le ho sinceramente capite. Ma l’allenatore è lui, io sono un osservatore esterno. Se la squadra avesse creato nel primo tempo cinque o sei occasioni da gol e se Vlahovic le avesse sbagliate o si fosse mosso male allora ok, avrei capito la decisione di toglierlo per mettere un altro centravanti che in questo caso non aveva o provando quello che ha fatto, cercare di allungare il Napoli con Weah. Ma Vlahovic non puoi metterlo in discussione così dopo un tempo dove non ha avuto oggettivamente colpe specifiche».

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Il calcio di Motta e il giudizio su Cambiaso

Al di la di queste prime partite in chiaroscuro cosa le piace del calcio di Motta e sotto quale aspetto lo trova particolarmente moderno? «Intanto il fatto che va a ricercare novità all’interno della rosa. Questa è una cosa bella, che dà entusiasmo. Mette in concorrenza tutti quanti. E ci sono anche situazioni difficili da digerire, come Danilo che non ha quasi mai giocato. Però la squadra ha preso zero gol per cui Motta ha ragione. Secondo me lui vorrebbe più bravura sugli esterni, ecco perché ha messo Koopmeiners così vicino a Yildiz per agevolarlo nella sfida col Napoli. Si vede che studia situazioni alternative per avvicinare l’area avversaria. Ciò che sinora è riuscito molto bene alla Juve è il contropiede, la squadra quando ha spazio è bellissima da vedere in velocità. Azioni corali davvero interessanti, che entusiasmano».

Tra i giocatori che si stanno dimostrando universali nell’interpretare il proprio ruolo c’è Cambiaso. Cosa pensa di lui? «È un ragazzo che ha iniziativa. Con il Napoli ha fatto quell’azione magnifica con un dribbling in mezzo al campo a cui è seguita la percussione sino al limite per l’assist a Koopmeniers che poi ha tirato alto sopra la traversa. Spero di vederne sempre più spesso di queste proposte. Non mi piace quando la Juventus esagera con i passaggi indietro o quelli orizzontali. Sbagliare un passaggio verso la porta avversaria ci sta perché cerchi di far male, a forza di insistere con questi retropassaggi prima o poi sbagli e sarebbe deleterio perché non stavi rischiando per cercare di essere pericoloso. Gli allenatori di una volta vengono criticati spesso ma a chi aveva le qualità per farlo chiedevano di puntare l’uomo, saltarlo e creare la superiorità numerica. È fondamentale questo aspetto. E nel gioco di oggi avere chi dribbla è strategico: alla Juve ci sono e quindi lo facciano, da Gonzalez, Yildiz e Conceiçao. Dribblino di più! Il calcio, in generale, con questi passaggi continui in difesa sta diventando poco rispettoso per i tifosi che pagano il biglietto e vanno allo stadio non per vedere il portiere con la palla tra i piedi ma la mezzala che punta l’uomo. Non va bene così».

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La critica a Douglas Luiz

A cosa può ambire una rosa come quella della Juventus in un campionato che dopo cinque partite si sta rivelando più equilibrato che mai con in testa, a sorpresa, il Torino? «L’Inter è la squadra più forte ma non è detto che sarà quella che farà più punti perché i giocatori nerazzurri dovranno dare sempre di più. L’Inter è partita male ma c’è una verità, che chi ha giocato nella Juve conosce benissimo: quando sei la squadra da battere tutti danno molto di più per farti cadere. Se i giocatori di Inzaghi non troveranno in tutte le partite la voglia di dare il 110% allora la vedo dura. Lautaro e compagni devono dare di più dell’anno precedente. Martinez lo vedo meno brillante, non ha ancora segnato, forse è solo una questione di fortuna, vedremo. In questo campionato potrebbe esserci spazio per molti nella lotta scudetto. Non solo l’Inter che è la più forte. Vedo anche Napoli, Juventus, Milan e io penso anche l’Atalanta, che ha una rosa bellissima e mi piace tantissimo. Il Torino ora è in testa e di questa squadra apprezzo il fatto che sia umile. Non perde mai le distanze, sia che attacchi o si difenda: qualche pari brutto in casa c’è stato, vero, ma in campionato mai nessuno l’ha messo sotto. La malinconia è bellissima ma non aiuta ad avere e costruire un futuro migliore. Il Toro ha una dimensione precisa, non può competere con chi si permette budget decisamente superiori: i granata devono battersi per entrare in Europa League. Io la contestazione per la cessione di Bellanova non la comprendo: è un esterno che va dritto, bravo, ma se ti offrono una proposta da 20 milioni glielo porto in carrozza. Vedo una bella armonia tra Vanoli e la squadra».

Sinora non si è quasi mai visto Douglas Luiz. Quanto l’ha stupita questo fatto? «Per quello che abbiamo potuto vedere a Empoli è stato giusto farlo risposare, in Toscana è stato imbarazzante, camminava. Se invece dovesse anche in futuro essere usato poco allora sì che diventerebbe un problema visto che è stato pagato 51 milioni».

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La diatriba su Yildiz

C’è una diatriba su Yildiz. Meglio a sinistra dove è utilizzato o al centro come sottopunta? «Se Motta vuol far giocare la Juve con Nico Gonzalez e Koop non ci sono alternative. Io col Napoli se proprio dovevo o volevo togliere Vlahovic avrei messo l’olandese come falso nove, Yildiz dietro e Weah sulla fascia. Ma io non li vedo in settimana quando si allenano...».

Questo calcio italiano dove sta andando a livello di pazienza… De Rossi esonerato, Fonseca era pronto a far la stessa fine se non avesse vinto il derby… «È sempre stato così, ora ci sono proprietà gelide che con il calcio hanno poco a che vedere. Non è una novità assoluta, ha fatto clamore il fatto che due americani abbiano cacciato una bandiera. Non mi scandalizza anche se è una decisione che non condivido. A Marassi poteva vincere e dilagare la Roma».

E il calcio dei club in mano ai fondi quanto le piace? «Lo odio, lo odio. L’Italia è un Paese diverso, ci siamo americanizzati in tutto, perché ora anche nel gestire il calcio? Lo so che servono i soldi ma la passione con cui i tifosi seguono il calcio in Italia non è paragonabile a quella con cui gli americani seguono il basket o il baseball. Per noi è cultura, costume e storia. Per loro è solo sport. Noi cresciamo con la fede sportiva, loro con la sportività, che è bellissimo ma è un’altra cosa. Vedere qualcuno che parla solo di bilanci è positivo ma vada in America. Da questo punto di vista la Juventus è un vant o straordinario. Credo sia l’unica società che da oltre 100 anni appartiene alla stessa proprietà. Spero che non vada mai in mani straniera e resti nelle mani della stirpe Agnelli».

Dopo tre 0-0 di fila in campionato, Motta si presenta a Marassi contro un Genoa che sta faticando e in più ha perso Malinovskyi. Che partita prevede? «Al Genoa ho vissuto una delle esperienze più belle della mia vita, facendo il presidente, per questo devo sempre ringraziare il dottor Scerni e i tifosi rossoblù. Il Genoa – e torniamo agli americani – è stato ridimensionato. Gilardino è un signore, ha preferito glissare ma ne avrebbe di che lamentarsi. Il Genoa rischia, potrebbe essere un anno difficilissimo. Dalla Juve in questa partita mi aspetto gente che rischia, dribbling, dribbling e ancora dribbling. Voglio vedere 10 cross per Vlahovic nel primo tempo, altrettanti nella ripresa, passaggi per lui. Se poi non dovesse far gol allora lo critichiamo».

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Buongiorno Massimo Mauro. Questa Juventus di Thiago Motta pare aver cominciato la stagione in bianconero nel vero senso della parola: miglior difesa con zero reti subite in campionato ma anche poche occasioni da gol create. Pensa che sarà così per il resto della stagione o essendo una squadra nuova sotto tanti punti di vista, la situazione è destinata a cambiare? «La risposta non può che essere articolata. A me il progetto piace. Anzi, piace molto. L’assunzione di responsabilità è stata trasversale. Finalmente gli uomini giusti al posto giusto. A Giuntoli è stata data carta bianca dal punto di vista del cambiamento tecnico. Un uomo di calcio che si occupa di campo, quindi Scanavino che tra virgolette controlla cosa succede dal punto di vista della gestione economica e un presidente che è un tecnico di alto profilo. Se ripenso al recente passato un cambiamento del genere in panchina è stato fatto altre due volte e non è andata bene: con Sarri, che anche se ha vinto lo scudetto non è stato poi confermato e con Pirlo che vinse la Coppa Italia e la Supercoppa e con il quale si sarebbe potuto continuare ma si preferì tornare ad Allegri. Adesso Giuntoli ha rivoltato come un calzino lo spogliatoio ed è normale che serva tempo. Cambiare il Dna non è facile ma è stato fatto in maniera intelligente. L’aspetto buono di Motta è che si sta dimostrando umile, se c’è da difendere difende, non è che ha avuto un atteggiamento di quello che vuol vincere tutte le partite 4-0. Si sono viste belle partite con Verona e Como mentre con Roma e Napoli no. Ma non c’entra col giudizio sul progetto che rimane più che positivo. Serve tempo per ottenere i risultati anche se alla Juventus ovviamente non ne hai mai abbastanza...».

Se ripensa al recente 0-0 contro il Napoli, che cosa non l’ha convinta in particolare? «Beh, un paio di scelte dell’allenatore non le ho sinceramente capite. Ma l’allenatore è lui, io sono un osservatore esterno. Se la squadra avesse creato nel primo tempo cinque o sei occasioni da gol e se Vlahovic le avesse sbagliate o si fosse mosso male allora ok, avrei capito la decisione di toglierlo per mettere un altro centravanti che in questo caso non aveva o provando quello che ha fatto, cercare di allungare il Napoli con Weah. Ma Vlahovic non puoi metterlo in discussione così dopo un tempo dove non ha avuto oggettivamente colpe specifiche».

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