Juve, Salvai esclusiva: “Sì, ho pensato al ritiro. Poi il mare d’inverno..."

La campionessa bianconera è tornata in gruppo dopo un doppio stop: "Mi sono isolata, volevo smettere. Ora sono felice"
Juve, Salvai esclusiva: “Sì, ho pensato al ritiro. Poi il mare d’inverno..."© Juventus FC via Getty Images

Se il sole su Vinovo, negli ultimi giorni, è sembrato più luminoso, un motivo c’è. È il riflesso generato dagli occhi di Cecilia Salvai, tornata ad allenarsi in gruppo. Tornata «a fare esercizi con delle persone che si muovono e non con delle sagome, sembra poco, ma non lo è». Tornata da quel 25 luglio in cui si è fermata per una lesione di alto grado del retto femorale della coscia destra, «farsi male il secondo giorno di allenamento, all’inizio di un nuovo ciclo, fa girare le scatole». Tornata dopo la ricaduta del 26 ottobre, quando la lesione del tendine e la necessaria operazione l’hanno portata a dire «basta, ora smetto». Lo dice a voce alta. Poi piange. E sono lacrime così spontanee, così cariche della sua storia di questi mesi. «Lo sapevo che sarebbe finita così…». Ripercorrere quella fatica le ha fatto abbassare le difese. Proprio a lei a cui in campo succede così raramente. 

 

Festa della donna, 8 numeri da 8 marzo: la strada è lunghissima
  
È stato lì, quella ricaduta, il momento più difficile? 
«Senza dubbio. L’operazione, la prospettiva di una riabilitazione di altri quattro mesi. In quel periodo sono stata giorni in casa, non volevo più vedere nessuno. Mi pesava anche andare a Vinovo, l’idea di dover ripartire con quel tipo di lavoro, ho smesso di andare a vedere le partite. Mi sono sentita isolata perché è normale, quando sei fuori ti senti messo un po’ da parte, chi ci è passato lo capisce: nei primi mesi ci sono state anche alcune situazioni che mi hanno fatto male». 
 
Poi cosa è cambiato? 
«I dieci giorni di riposo che a Natale il club ha concesso a tutte mi sono serviti tantissimo. Il mare d’inverno mi ha fatto prima riflettere e poi capire che stavo dando troppa importanza a quelle situazioni che mi avevano disturbato, invece di incanalare le energie nei posti giusti. Mi sono accorta che mi stavo facendo del male da sola, che davo peso a cose che non lo meritavano, e ho iniziato a concentrarmi di più su me stessa, a essere più egoista nel senso sano della parola. E questo anche grazie a quelle persone che, strette intorno a me, hanno sempre pensato al mio bene come se fosse il loro». 
 
E ha funzionato. 
«A gennaio sono ripartita con un altro spirito, imparando ad apprezzare il “giorno dopo giorno”, non pensando all’obiettivo finale, ma a quello della settimana. Mi sono rimboccata le maniche e questo ha pagato. Perché dopo quattro mesi dall’operazione sono effettivamente tornata in gruppo». 
 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Quanto dovremmo ancora attendere per vederla in campo? 
«Questo lo deciderà il tecnico, ma penso che un paio di settimane di allenamento con la squadra siano necessarie, per sentirmi anche pronta e tranquilla e non arrivarci in modo affrettato». 
 
Sotto quale aspetto questa Juve è cresciuta rispetto al recente passato? 
«Ho visto una Juve cinica, umile e molto forte mentalmente. Ho notato grande disponibilità da parte di tutte ad adattarsi a un modo di giocare nuovo. I risultati rispecchiano tutto il lavoro compiuto e adesso penso sia arrivato il momento di raccogliere i frutti della stagione». 
 
Qual è stato il punto di forza del nuovo tecnico Canzi? 
«Tutte le ragazze in rosa hanno avuto tante occasioni e questo non è scontato, perché molto spesso a un certo punto si innesca un meccanismo per cui ci sono quelle che giocano e le altre. Penso che il tecnico sia stato molto bravo in questo. Poi ognuna è riuscita a sfruttarle nel modo migliore, in ultimo Emma (Godo, che ha segnato giovedì in Coppa contro la Fiorentina ndr): si è allenata con me i primi giorni e ho visto subito che aveva molta voglia di imparare. Se quella è la predisposizione mentale, dare i compiti in campo poi è un attimo». 
 
Mancano sette partite di campionato e una finale di Coppa Italia: il fatto di poter dare il suo contributo per un doppio obiettivo le dà gioia? 
«Poter giocare per due traguardi così ambiziosi aiuta anche me perché è stimolante: ci aspettano solo belle partite e quindi, se avrò la possibilità di scendere in campo per me sarà importante perché potrò confrontarmi subito con squadre di alto livello. Belle partite tra cui naturalmente la finale, anche perché quella mancata lo scorso anno ci è rimasta un po’ lì…». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA


In campo la aspetta un’altra novità: la difesa a tre. 
«Mi piace quel sistema, soprattutto dovessi fare il centrale. Sono curiosa di vedermi applicata a questo modo di giocare». 
 
C’è anche un’altra squadra che gioca a tre dietro… se le dico luglio 2025, Svizzera, Campionato Europeo, lei cosa risponde? 
«Forza Italia! (sorride). Ovviamente sarei bugiarda a dire che il pensiero non c’è, ma è un orizzonte lontano. In realtà penso che la Nazionale si debba sempre meritare, a qualsiasi età, in qualsiasi momento della carriera e a prescindere dal numero di presenze. Lascerò parlare il campo e farò il possibile per quanto dipende da me: dovessi tornare sarebbe bellissimo».   

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se il sole su Vinovo, negli ultimi giorni, è sembrato più luminoso, un motivo c’è. È il riflesso generato dagli occhi di Cecilia Salvai, tornata ad allenarsi in gruppo. Tornata «a fare esercizi con delle persone che si muovono e non con delle sagome, sembra poco, ma non lo è». Tornata da quel 25 luglio in cui si è fermata per una lesione di alto grado del retto femorale della coscia destra, «farsi male il secondo giorno di allenamento, all’inizio di un nuovo ciclo, fa girare le scatole». Tornata dopo la ricaduta del 26 ottobre, quando la lesione del tendine e la necessaria operazione l’hanno portata a dire «basta, ora smetto». Lo dice a voce alta. Poi piange. E sono lacrime così spontanee, così cariche della sua storia di questi mesi. «Lo sapevo che sarebbe finita così…». Ripercorrere quella fatica le ha fatto abbassare le difese. Proprio a lei a cui in campo succede così raramente. 

 

Festa della donna, 8 numeri da 8 marzo: la strada è lunghissima
  
È stato lì, quella ricaduta, il momento più difficile? 
«Senza dubbio. L’operazione, la prospettiva di una riabilitazione di altri quattro mesi. In quel periodo sono stata giorni in casa, non volevo più vedere nessuno. Mi pesava anche andare a Vinovo, l’idea di dover ripartire con quel tipo di lavoro, ho smesso di andare a vedere le partite. Mi sono sentita isolata perché è normale, quando sei fuori ti senti messo un po’ da parte, chi ci è passato lo capisce: nei primi mesi ci sono state anche alcune situazioni che mi hanno fatto male». 
 
Poi cosa è cambiato? 
«I dieci giorni di riposo che a Natale il club ha concesso a tutte mi sono serviti tantissimo. Il mare d’inverno mi ha fatto prima riflettere e poi capire che stavo dando troppa importanza a quelle situazioni che mi avevano disturbato, invece di incanalare le energie nei posti giusti. Mi sono accorta che mi stavo facendo del male da sola, che davo peso a cose che non lo meritavano, e ho iniziato a concentrarmi di più su me stessa, a essere più egoista nel senso sano della parola. E questo anche grazie a quelle persone che, strette intorno a me, hanno sempre pensato al mio bene come se fosse il loro». 
 
E ha funzionato. 
«A gennaio sono ripartita con un altro spirito, imparando ad apprezzare il “giorno dopo giorno”, non pensando all’obiettivo finale, ma a quello della settimana. Mi sono rimboccata le maniche e questo ha pagato. Perché dopo quattro mesi dall’operazione sono effettivamente tornata in gruppo». 
 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Juve, Salvai esclusiva: “Sì, ho pensato al ritiro. Poi il mare d’inverno..."
2
Pagina 2
3
Pagina 3

Juve, i migliori video