Retroscena Ranieri-Juve: il rimpianto, il finale disastroso e la verità

Non vogliamo (né potremmo) spoilerare il libro sul quale ha promesso di scriverla, però si può ambientare meglio l’appuntita allusione del tecnico giallorosso

Chissà qual è la verità di Claudio Ranieri sul suo addio alla Juventus? Non vogliamo (né potremmo) spoilerare il libro sul quale ha promesso di scriverla, però si può ambientare meglio l’appuntita allusione del tecnico giallorosso. Anno 2009, mese di maggio: è un mese che qualcosa sta scricchiolando, in aprile la Juventus ha perso due partite e ne ha pareggiate tre, e il 2-2 in casa contro il Lecce del 3 maggio fa scattare in società l’allarme qualificazione Champions. Ranieri lo percepisce e dopo l’1-1 a San Siro contro il Milan, fa le battutine allusive di chi sente puzza di bruciato. Infatti, il successivo 2-2 in casa con l’Atalanta è l’ultima partita di Ranieri sulla panchina della Juventus, il giorno dopo viene esonerato e la squadra data a Ciro Ferrara.

 

Ranieri e l'addio alla Juventus

Lo hanno deciso Jean Claude Blanc e Alessio Secco, rispettivamente amministratore delegato e direttore sportivo del club, «i due che comandavano allora» e che, come ha detto Ranieri, sanno la verità che leggeremo nei libri. Al netto delle verità di parte, i fatti di allora raccontano di una squadra che si stava sfaldando, uno spogliatoio in subbuglio con qualche senatore molto pesante che - eufemismo... - non amava così tanto il tecnico, un paio di scelte di mercato sbagliate (qualcuno ha detto Poulsen?) che venivano attribuite a Ranieri e una piazza logorata dalla mediocrità degli anni post Calciopoli (della quale Ranieri, per inciso, non aveva colpa).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mandare via Ranieri a due giornate dalla fine non fu un colpo di classe

Insomma, non fu un esonero avvolto dal mistero e neanche troppo sorprendente, considerate le circostanze (la squadra sbandava parecchio). Certo, mandare via Ranieri a due giornate dalla fine non fu un colpo di classe e, soprattutto, la sua saggezza calcistica venne assai rimpianta nella stagione successiva con l’alternanza Ferrara-Zaccheroni. Resta il cruccio di aver visto un grande come Ranieri sulla panchina della Juventus in un momento veramente difficile per la società, con una ricostruzione complessa da mettere in atto, i fasti del passato che inevitabilmente gonfiavano le aspettative e tanti errori commessi un po’ da tutti (non solo dai «due che comandavano» per intendersi). In attesa del suo libro, da leggere senza esitare e non solo per l’esonero del 2009, Ranieri rimane un capitolo minore in quello della Juventus e non necessariamente solo per colpa sua.

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Chissà qual è la verità di Claudio Ranieri sul suo addio alla Juventus? Non vogliamo (né potremmo) spoilerare il libro sul quale ha promesso di scriverla, però si può ambientare meglio l’appuntita allusione del tecnico giallorosso. Anno 2009, mese di maggio: è un mese che qualcosa sta scricchiolando, in aprile la Juventus ha perso due partite e ne ha pareggiate tre, e il 2-2 in casa contro il Lecce del 3 maggio fa scattare in società l’allarme qualificazione Champions. Ranieri lo percepisce e dopo l’1-1 a San Siro contro il Milan, fa le battutine allusive di chi sente puzza di bruciato. Infatti, il successivo 2-2 in casa con l’Atalanta è l’ultima partita di Ranieri sulla panchina della Juventus, il giorno dopo viene esonerato e la squadra data a Ciro Ferrara.

 

Ranieri e l'addio alla Juventus

Lo hanno deciso Jean Claude Blanc e Alessio Secco, rispettivamente amministratore delegato e direttore sportivo del club, «i due che comandavano allora» e che, come ha detto Ranieri, sanno la verità che leggeremo nei libri. Al netto delle verità di parte, i fatti di allora raccontano di una squadra che si stava sfaldando, uno spogliatoio in subbuglio con qualche senatore molto pesante che - eufemismo... - non amava così tanto il tecnico, un paio di scelte di mercato sbagliate (qualcuno ha detto Poulsen?) che venivano attribuite a Ranieri e una piazza logorata dalla mediocrità degli anni post Calciopoli (della quale Ranieri, per inciso, non aveva colpa).

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